Giovanni Battista Bidasio degli Imberti - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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Giovanni Battista Bidasio degli Imberti

GIOVANNI BATTISTA BIDASIO DEGLI IMBERTI (1937-1938)

Dopo Giovanni Piovesana, verso la fine del 1937 venne chiamato alla Presidenza il 65enne cap. Giobattista Bidasio degli Imberti. L’incarico fu però di breve durata: colpito da grave malattia, durante la quale fu sostituito dal suo vice Gerolamo Zava, morì pochi mesi dopo, il 28 giugno 1938. L’infermità e la prematura morte non gli permisero di attuare progetti di rilievo. Era nato a Conegliano nel 1872 da una nobile famiglia di ferventi patrioti risorgimentali. Il padre, Defendente (Conegliano 1833-1921), durante la dominazione austriaca fece parte di un comitato segreto cittadino che favoriva i renitenti alla leva a riparare in Piemonte. Alcuni di questi poi si arruoleranno con Garibaldi per la Campagna dei Mille: Giuseppe Cocolo, Giobatta Marin, Pietro Scarpis di Conegliano e Bonaventura Cipriani di Godega. Inoltre, dopo l’annessione del Veneto all’Italia, si adoperò con il col. Angelo Fonio affinché Conegliano fosse destinata, come effettivamente avvenne, a sede di reparti militari alpini.
Poco è rimasto di Giobatta Bidasio. Sposato con la feltrina Angelina Piccolotto (1886-1970), donna riservata e schiva, non ebbe figli. I discendenti dei rami paralleli oggi ricordano ben poco della sua figura. Era di famiglia benestante, proprietaria di alcune centinaia di ettari di campagna a Bidasio di Nervesa (da cui il nome del casato) e del palazzo signorile, ora Zoppas, al limitare della Salita Caprera, di stile liberty, ora restaurato che s’affaccia su Via Cavour e la fontana del Nettuno. Di bell’aspetto e di carattere aperto, coraggioso ed impavido in guerra quanto sensibile al fascino femminile, era noto per condurre quella che, genericamente, viene definita una bella vita. In ambito civile svolgeva l’incarico di alto funzionario del dazio, un ruolo a quei tempi molto rispettato e, per certi aspetti, temuto.
Colpito da infarto nella trattoria cittadina alla Bibi in zona Ferrera, che era solito frequentare con gli amici, nonostante il pronto ricovero nel vicino ospedale dei Battuti, morirà pochi giorni dopo.
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