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2025 Nei film di Fantozzi ai vertici della megaditta - Associazione Nazionale Alpini Sezione di Conegliano

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2025 Nei film di Fantozzi ai vertici della megaditta

Attività > Attività 2025
CINEMA
NEI FILM DI FANTOZZI, AI VERTICI DELLA MEGADITTA
NELLA VITA REALE UFFICIALI DEL REGIO ESERCITO ITALIANO, PLURIDECORATI

Fiamme Verdi Luglio 2025 di Simone Algeo

ANTONINO FAÀ DI BRUNO
I più lo ricordano per il film “Il secondo tragico Fantozzi”, e lo conoscono come il Mega Direttore Clamoroso Duca Conte Pier Carlo Ing. Semenzara ed è lo scaramantico Gran Maestro del Consiglio dei Dieci Assenti e Direttore dell'Ufficio Amministrazione. È il dirigente più anziano della Megaditta in cui lavora il Ragionier Ugo Fantozzi.
Nella realtà era Antonino Faà di Bruno ed è stato oltre ad un attore un generale pluridecorato.
Appartenente alla nobile dinastia piemontese dei Marchesi Faà di Bruno, da cui provenivano anche il beato Francesco Faà di Bruno e il capitano di vascello Emilio Faà di Bruno, eroe deceduto nella battaglia di Lissa del 1866, Antonino era figlio del marchese Alessandro Faà di Bruno (1873-1967), console generale a Londra fra il 1900 ed il 1915, e di sua moglie Fanny Costì (1881-1975), nata a Trieste. Il suo nome era derivato da un antenato omonimo, che nel Settecento era stato vescovo di Asti. Un altro suo antenato, Carlo Luigi Buronzo del Signore, era stato Arcivescovo di Torino in epoca napoleonica. Sempre per parte della famiglia di suo padre, era discendente diretto dello scrittore illuminista Pietro Verri e del nobile Giberto Borromeo, Conte di Arona. Suo fratello fu lo scrittore e giornalista Gianluigi Faà di Bruno.
Intrapresa la carriera militare, fu membro del Regio Esercito Italiano, tenente dei Granatieri di Sardegna in Africa Orientale Italiana, dove nel 1941 ad Asmara si guadagnò una decorazione. Terminata la guerra, nel 1947 prese in moglie Anna Maria Andreini, vedova di suo cugino Emilio (deceduto nel 1943), dalla quale quest'ultimo aveva avuto due figlie che Antonino adottò.
Una volta in pensione, congedato col rango di generale di brigata, intraprese per puro diletto la carriera di attore cinematografico: Carlo Lizzani lo chiamò per interpretare una piccola parte nel film La vita agra, a cui seguirono Porcile (1969), di Pier Paolo Pasolini, Lo chiameremo Andrea (1972), di Vittorio De Sica, Amarcord (1973), di Federico Fellini, Il domestico (1974), di Luigi Filippo D'Amico, La donna della domenica (1975), di Luigi Comencini e Come una rosa al naso (1976), di Franco Rossi.
Tuttavia i ruoli più ricordati furono quello del militare in pensione e golpista Ribaud in Vogliamo i Colonnelli (1973), di Mario Monicelli, e quello del Duca Conte Piercarlo ingegner Semenzara ne Il secondo tragico Fantozzi, di Luciano Salce (1976).
Nei periodi di pausa, Faà di Bruno trascorreva la maggior parte del suo tempo nella dimora di campagna di famiglia a Istia d'Ombrone, Grosseto.
Morì ad Alessandria il 5 maggio 1981, all'età di 69 anni, per complicazioni dovute a un trauma cranico, che si era procurato venendo investito da un autobus nei pressi della sua abitazione il 16 aprile precedente. La sua ultima apparizione fu nel film Il minestrone (1981) di Sergio Citti.

Onorificenze:
Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con la seguente motivazione: «Incaricato di parlamentare con gli inglesi per la resa della città di Asmara, non essendo stato possibile addivenire a precedenti intese, pur di assolvere il compito affidatogli, attraversava le linee sotto l'intenso fuoco delle artiglierie nemiche ed il tiro costante delle mitragliatrici infiltrandosi fra le truppe ancora in violenta offensiva. Col suo tempestivo e solerte ardimento evitava ulteriori bombardamenti sulla città e spargimento di sangue alla popolazione ormai esausta. Valido esempio di ufficiale intelligente ed ardito. (Scacchiere Nord (A.O.I), marzo-aprile 1941).
Altre decorazioni: Medaglia d'Argento al Valor Civile, Croce al merito di guerra, Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale (ruoli combattenti), Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-43, Medaglia al merito di lungo comando nell'esercito (20 anni), Croce d'oro per anzianità di servizio (ufficiali e sottufficiali, 25 anni).

UGO BOLOGNA
Sempre nella serie di film di Fantozzi il Direttore Conte Corrado Maria Lobbiam è l'ispettore degli ispettori, che controlla il regolare svolgimento del
lavoro da parte dei dipendenti. Svolge anche il ruolo di capo varo delle navi
aziendali.
Nella vita reale è Ugo Bologna, nato nel 1917 a Milano, figlio di un impiegato comunale e di una casalinga;
dal 1936 si dedicò all'attività di insegnante elementare. Nel 1939 frequentò il corso allievi ufficiali di Pola, all'epoca italiana, e nel corso della seconda guerra mondiale combatté come sottotenente dei Bersaglieri.
Partecipò quindi alla campagna di guerra sul fronte russo, inquadrato nel 3º Reggimento bersaglieri.
Nel novembre del 1941, prese parte ai combattimenti di Nikitovka, nel corso dei quali, il 12 novembre, si distinse per il proprio contegno, rimanendo ferito, e guadagnandosi una medaglia di bronzo al valor militare.
Fu congedato solo alla fine del conflitto.
Dopo aver abbandonato l'insegnamento nel 1950, cominciò a dedicarsi alla recitazione, collaborando con Isabella Riva, Fantasio Piccoli e Toni Barpi, grazie al quale esordì con un piccolo ruolo nel film Sul cammino dei giganti (1962) di Angio Zane.
Lavorò molto anche in televisione, dove apparve negli sceneggiati Il piccolo Lord (1960), I Buddenbrook (1971), dove fu diretto da Edmo Fenoglio, e Il balordo (1978), girato a fianco di Tino Buazzelli; ma soprattutto nel cinema, lavorò spesso con Paolo Villaggio, come ne Il secondo tragico Fantozzi (1976, in cui interpretava il direttore conte Corrado Maria Lobbiam), Rag. Arturo De Fanti, bancario precario (1980), Fracchia la belva umana (1981), Fantozzi subisce ancora (1983) e Ho vinto la lotteria di capodanno (1989).
Sposato con l'attrice Ada Ruvidotti, fu molto attivo anche nel doppiaggio come nella celebre collana Fiabe sonore della Fabbri Editori.
Pur affaticato per l'avanzare dell'età, non aveva diradato i suoi impegni. Mentre stava recitando presso il Teatro Valle di Roma in Mercadet l'affarista di Balzac, fu colto da un infarto che lo portò alla morte subito dopo il ricovero in ospedale. Aveva 80 anni. Secondo le sue volontà, le ceneri riposano nel cimitero di Bolzano, la città nella quale aveva vissuto molti dei primi anni della sua carriera, e dove aveva trovato moglie.

Onorificenze:
Medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione: «Comandante di plotone, guidava il reparto arditamente all'attacco di una munita posizione. Ferito, rifiutava ogni soccorso e, assunto il comando della compagnia rimasta priva di ufficiali, la riorganizzava prontamente, riuscendo a respingere i reiterati contrattacchi avversari.»
(Nikitowka, 12 novembre 1941).
Altre decorazioni: Croce al merito di guerra, Croce commemorativa del Corpo di Spedizione Italiano in Russia, Medaglia commemorativa della guerra 1940 – 43.
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