2025 La storia di Berto
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LA STORIA DI "BERTO"
Fiamme Verdi Dicembre 2025 di Gino Ceccherini e Sonia Carrain.
Prima di leggere questa Storia, sì con la esse maiuscola, vi devo raccontare di come sono venuto in possesso. La fotografia vincitrice del concorso fotografico ritrae una ragazza con un cappello alpino in mano che assiste al passaggio della sfilata del raduno Triveneto dello scorso giugno.
Quella stessa fotografia viene pubblicata sul nostro sito e anche sul Gazzettino, a corollario di un bell'articolo. Qualche giorno dopo la pubblicazione in sezione arriva una telefonata: “Buongiorno, sono la ragazza della foto vincitrice. Mi chiamo Sonia a chi posso raccontare la storia del cappello e dello zio?...
Gentile Gruppo Conegliano, lo dico a mia nipote Sonia che scrive per me.
Vi chiedo di non fermarvi!
Proseguite!...
Berto, da sempre mi chiamano così, da quando sono nato l'8 agosto 1917, (sì sono figlio di una licenza di mio Papà)… Berto Savio, 17 fratelli, io uno dei più piccoli.
Albino (nonno di Sonia) il mio “fratello preferito”, quasi un padre per me, il nostro un rapporto strettissimo.
Divento un gran bel ragazzo, faccio il “presentat'arm” con la bocca del cannone. Dovevo diventare Corazziere, ma una ferita procuratami giocando mi ha spinto verso un terribile destino.
Arrivano le cartoline in casa Savio… la mia la tengo tra le mani, da prima tremo, sudo, mi agito, ho paura, Albino, Albino, Albino, corro da mio Fratello con un'accetta in
mano “Ti prego tagliami una mano, un piede, ma non farmi partire”.
Le mie lacrime diventano fiumi, il mio cuore galoppa forte come quello di un cavallo arabo che vuol liberarsi dalla stalla e scappare, correre via… ci abbracciamo, piangiamo, tremiamo assieme, io e mio fratello, ma la mamma non deve sentire soffrirebbe troppo. “Non posso tagliarti un piede o una mano, non ci riesco, sono tuo fratello!” È tutto un susseguirsi di lacrime, abbracci misti a terrore … il gelo di Russia è sceso nella mia casetta alle porte di Padova.
Albino mi consola: “Sei forte, sei sano vedrai dalla Russia ritorni”, me lo dice con piglio che sembra sicuro e quasi ci credo. Albino torna a combattere in Italia, io parto per la Russia, 3°Reggimento, Artiglieria Alpina, Divisione Julia, Gruppo Conegliano.
Fa freddo in Russia, tanto freddo, troppo freddo, penso a mio fratello Albino, alla mia mamma, ho fame, tanta fame. Ivanovka, Selenyj Jar, Novo Kalitva, Komaroff … poi ancora Solowiew, Novo Postojalowka, Novo Georgievvskij, infine Valuiki. Noi, i Superstiti della Julia, giungiamo fin qua. Aveva ragione mio fratello Albino, sono tra i più forti, mentre troppi miei compagni sono morti io sono ancora vivo!!!
Valuiki, 27 gennaio 1943 sfondamento della sacca, ultima data certa.
Sono dato per disperso il 30 gennaio 1943, non ho risposto all'appello, si pensa sia stato fatto prigioniero e morto in terra di Russia ma questo mio fratello Albino non l'ha mai saputo. Albino torna dalla guerra, ed il primo pensiero è rivolto a me che lo guardo dal Paradiso di noi Alpini. Lo vedo che si agita e in tutti i modi cerca disperatamente mie informazioni, mette in mezzo la Contessa Corinaldi, alto responsabile delle Crocerossine, si mettono a cercarmi tra i dispersi, i morti, i superstiti che stanno cercando di ritornare. Guarda quella porta da cui son uscito e spera sempre che io rientri.
“Berto, Alberto, sei rimasto in Terra di Russia, mio Fratellino” è un peso che Albino si porta nel cuore per tutta la vita e si rammarica di avermi detto una bugia: “Sei forte, sei sano vedrai dalla Russia ritorni”, perché continuerà tutta la vita a ribadire che l'ha fatto solo per consolarmi, ma che sapeva bene che la mia struttura fisica era un problema per la Russia.
Se nasce un maschio si deve chiamare Alberto in onore a mio fratello … è nata una femmina, si chiama Sonia …
Berto, Alberto, Berto: continuano le ricerche. Non è Alberto il mio vero nome ma Umberto, e da lì riescono a ricostruire la mia storia.
Di te rimangono solo alcune cose: una foto, il mio vivo desiderio di ricordarti ed il grande rammarico di non esser riuscita a raccontare che fine avevi fatto a mio nonno Albino.
Questa è la nostra Storia, la Storia di un fantastico, unico, indissolubile trio, ed io, Sonia, so di avere una fortuna immensa: uno Zio e un Nonno, uno per parte, che mi camminano affianco, ed ogni volta che io per qualche motivo cado, loro mi risollevano, ogni qualvolta io pianga, loro fanno a gara per asciugarmi la lacrima, ma soprattutto ogni qualvolta io rida, loro ridono assieme a me.