2025 Cerimonia per i martiri di Cimavallona
Attività > Attività 2025
CERIMONIA PER I MARTIRI DI CIMAVALLONA
Giugno 2025
58° ANNIVERSARIO DELL’ECCIDIO DI CIMA VALLONA
di Gino Ceccherini


Come ogni anno, l’ultima domenica di giugno, siamo chiamati nel Comune di San Nicolò di Comelico, e precisamente Sega Digon, per ricordare i martiri di Cima Vallona.
Piccola ricostruzione storica: La strage avvenne in seguito a un attentato con il quale il 25 giugno 1967 i terroristi abbatterono un traliccio dell'alta tensione, con 6 cariche di esplosivo. I fatti ebbero inizio alle ore 3,40, quando una sentinella del distaccamento di Forcella Dignas, nel territorio del comune di San Pietro di Cadore (BL), avvertì una forte esplosione in direzione del passo di Cima Vallona. Dell'accaduto venne informato il comando del presidio di Santo Stefano di Cadore (BL). Allo scopo di accertare la causa della deflagrazione si dispose l'invio di una pattuglia composta da alpini, artificieri e finanzieri, che alle ore 5,30 partì dalla sede del presidio a bordo di autovetture da ricognizione. Giunti a circa 600 metri dal traliccio che appariva danneggiato, i militari, non potendo proseguire oltre con gli automezzi per la presenza di cumuli di neve, procedettero a piedi. La pattuglia era guidata dal capitano degli Alpini Alamari e dal tenente della Guardia di Finanza Marinetti seguiti dagli altri. Improvvisamente, a circa 70 metri dal manufatto, si verificò l'esplosione di un ordigno collocato sotto un mucchio di ghiaia. L'esplosione investì in pieno l'alpino radiofonista Armando Piva, effettivo al battaglione "Val Cismon". Trasportato all'Ospedale di San Candido (BZ) morì alle ore 23 dello stesso giorno, dopo agonia dovuta alle mutilazioni subite nell'esplosione. A bordo di un AB 204 del IV Reparto Elicotteri di Uso Generale dell'Aviazione dell'Esercito decollato dall'Aeroporto di San Giacomo (BZ) fu inviata a Sega Digon una squadra della Compagnia Speciale Antiterrorismo, con il compito di raccogliere indizi utili all'indagine e per identificare gli autori dell'attentato. La squadra era composta da: Francesco Gentile, del Battaglione Carabinieri paracadutisti, Mario Di Lecce, sottotenente del Battaglione sabotatori paracadutisti, Marcello Fagnani, sergente maggiore artificiere del Battaglione sabotatori paracadutisti, Olivo Dordi, sergente artificiere del Battaglione sabotatori paracadutisti Assolto il loro compito, i quattro si avviarono incolonnati sulla via del ritorno lungo lo stesso itinerario percorso all'andata e in direzione dell'elicottero rimasto in attesa, quando, inavvertitamente, uno di loro attivò una trappola esplosiva valutata intorno ai 5 kg piazzata a circa 400 metri dal luogo dell'attentato e lungo l'unico sentiero disponibile. A seguito dell'esplosione il sottotenente Di Lecce, il capitano Gentile e il sergente Dordi morirono sul colpo. Il sergente Marcello Fagnani, colpito da oltre 40 schegge, rimase gravemente ferito.
Dopo 58 anni il ricordo di questi militari, caduti nell’adempimento del loro dovere, non è scemato, e lo dimostra la folta rappresentanza di associazioni d’arma convenute presso Cappella Tamai per assistere alla cerimonia civile e religiosa. Tra i presenti vi erano il Prefetto di Belluno, i Comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, il Generale Del Favero, già comandante della Brigata Alpina Julia, il Colonnello comandante del 9° Reggimento d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" e tre picchetti armati, della compagnia Carabinieri di Cortina, del 7° Reggimento Alpini e del Col Moschin, nonché una nutrita rappresentanza di alpini, carabinieri e paracadutisti in congedo.

Il picchetto schierato

Luogo dell'esplosione della seconda mina.
Le tre croci ricordano i 3 caduti.
In alto il traliccio oggetto del primo attentato atto a richiamare le truppe italiane in loco.

Conegliano Presente

Vessilli e Gagliardetti schierati