2025 A Mestre la festa della Madonna del Don
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A MESTRE
LA FESTA DELLA MADONNA DEL DON
LA FESTA DELLA MADONNA DEL DON
Fiamme Verdi Dicembre di Gino Ceccherini
Domenica 12 ottobre la Sezione dell'ANA di Venezia e il Gruppo Alpini di Mestre hanno organizzato la tradizionale manifestazione alpina della “Festa della Madonna del Don”, la cui icona viene venerata nella chiesa dei Cappuccini di Mestre a perenne ricordo di tutti i Caduti della Campagna di Russia.
Il programma della manifestazione, giunta alla sua 59^ edizione, prevedeva alle 9, nel Palazzo Comunale di Mestre, la presentazione dei consigli direttivi delle sezioni ANA di Conegliano, di Cuneo e delle Marche, che hanno offerto l'olio per le lampade votive accese all'altare della sacra icona.
Alle 10 alzabandiera in piazza Ferretto sulle note del “Canto degli Italiani” suonato dalla Fanfara Alpina di Conegliano. Da qui, in corteo, si è raggiunto il Palazzo Comunale per la deposizione delle corone di alloro sulle lapidi ai caduti. Quindi il corteo si è spostato alla chiesa dei Cappuccini, dove ha avuto luogo la Santa Messa e la cerimonia dell'offerta dell'olio.
LA MADONNA DEL DON
STORIA E DEVOZIONE
Il “santuario della Madonna del Don” dei Frati Cappuccini a Mestre, non ha avuto origine da una apparizione della Vergine Madre o da un miracolo, ma dall'installazione di un'icona rinvenuta sulle rive del Don nel villaggio di Belogorje in Russia nel dicembre 1942. È l'immagine di Maria “madre della Chiesa, garante dei peccatori, ricercatrice dei perduti”, come la invocano i fedeli russi ortodossi.
Protagonista della vicenda è padre Policarpo da Valdagno, (tenente Narciso Crosara), cappellano degli alpini. Racconta padre Policarpo che mentre con i soldati italiani era accampato sulle sponde del fiume, giungeva talvolta frettolosa dalle retrovie e poi scompariva fra le isbe del villaggio una simpatica vecchietta. Un giorno la donna si fermò davanti al “Pope” con la penna nera sul cappello e gli disse “Là fra le macerie di un'isba c'è un'icona che mi è tanto cara. Se la ritroviamo te la dono. Nelle tue mani è al sicuro più che in qualsiasi altro luogo”. Alcuni Alpini si recarono dal cappellano dicendo “Vieni laggiù c'è una bellissima Madonna. Vieni a recuperarla”. L'isba era un cumulo di macerie ed era quella indicata dall'anziana signora. Con devozione, ma sicura, la donna sopraggiunta la raccolse e la consegnò al cappellano con le mani tremanti, ma tutta contenta. L'isba del cappellano, risparmiata dalla furia bellica, diventò così cappella improvvisata ove l'icona, che riproduceva l'immagine della Madonna Addolorata, ebbe un altare in prima linea.
Un giorno un soldato con lo zaino in spalla raggiunse frettoloso l'isba del cappellano, mise la testa dentro la porta e disse “Padre, ti saluto. Vado in Italia perché la mia mamma sta molto male, prega per lei; le porterò la tua benedizione”. Il cappellano lo fece entrare, staccò l'icona dalla parete e la consegnò dicendogli “Ti manda la provvidenza! Portala a mia madre: tu hai la fortuna di ritornare in Italia ma noi non usciremo da quest'inferno. Dille che la custodisca, per tutte quelle povere mamme che non vedranno il nostro ritorno; così sarà loro di conforto, poiché dinanzi ad essa hanno pregato i loro figli”. Questo accadeva verso la metà del mese di dicembre 1942.
Da quel militare bergamasco in licenza l'icona fu recapitata alla madre di padre Policarpo, in quella casa rimase in clandestinità per un decennio, cimelio e testimonianza della fede di tanta gente, di vicende belliche, di tanti caduti, dispersi e reduci dalla sterminata Russia.
Padre Policarpo, dopo la ritirata del Don, fu rinchiuso in un campo di concentramento in Germania e rientrò in patria alla fine della guerra.
Nel settembre del 54, in occasione della festa della Madonna Addolorata, fece uscire l'icona dalla casa materna e la trasportò a Pasian di Prato, dando così inizio ad un itinerario di devote manifestazioni mariane. Di seguito, per sei anni, l'immagine della Madonna del Don fu pellegrina per oltre 80 città e paesi nel Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia, Marche, ovunque la Madonna del Don peregrinò ricevette un caldo omaggio e devozione. Nel novembre del '60, Padre Policarpo fu trasferito a Venezia, cappellano dell'antica casa di riposo di San Lorenzo. L'icona della Madonna, dopo sei anni di peregrinazione, nel 1960 fu collocata fino al ‘66 nella chiesa dei Cappuccini di Udine. In seguito si pensò alla sua definitiva sede presso la chiesa dei Cappuccini di Mestre. L'arrivo fu organizzato, oltre che da Padre Policarpo, dall'ANA di Venezia. Nel maggio ‘66 arrivò a Mestre dal cielo, in elicottero militare, accolta dagli Alpini in armi e in congedo, dalle autorità civili, sacerdoti, religiosi e tanta gente. I frati Cappuccini ricevettero ufficialmente l'icona perché ne fossero custodi devoti e amorosi. L'avvenimento si concluse con l'intronizzazione dell'altare a lei dedicato.

padre Policarpo (tenente Narciso Crosara)
(Valdagno
14 gennaio 1907 - Conegliano
5 ottobre 1989)

La Madonna del Don
IL DIPINTO DELL’ICONA
Si tratta di un dipinto di buona mano a olio su tavola che pare risalire alla fine del ‘500 o all'inizio del ‘600. In Italia giunse senza cornice. Fino al 1958 fu posto dentro una modesta cornice di legno. L'attuale preziosa cornice d'argento cesellato massiccio è fattura dell'artista Angelindo Modesto di Majano (UD). Tutto l'oro e l'argento impiegato per la fusione della cornice è stato offerto dalle famiglie dei reduci e caduti nella campagna di Russia.
Due lampade di grande dimensioni in argento sbalzato, sostenute da terra da un piedistallo in rame brunito cesellato, stanno ai lati dell'altare e ardono perennemente, alimentate dall'olio offerto annualmente dagli alpini delle varie regioni d'Italia. Altre 13 lampade appese in alto dinanzi all'altare, alimentate elettricamente, portano inciso il nome di un reparto, di un battaglione, di un reggimento e delle divisioni alpine che hanno combattuto e sofferto eroicamente una a fianco l'altra nelle steppe russe.