Storie dei nostri veci

Tenente MOLINARI

Maggio 1999

TENENTE MOLINARI: PRESENTE


Incontro annuale dei veci del "Cadore".
La rappresentanza Sezione di Conegliano.
Il secondo da sinistra Alfredo Molinari

Così un tempo, eravamo soliti porgere l'ultimo saluto ad un nostro commilitone quando il suo corpo veni-va deposto in seno alla madre terra. Anche il ten. Alfredo Molinari, classe di leva 1915, è andato avanti. Non c'è alpino che sia appartenuto al Btg. CADORE durante l'ultima guerra, che non lo abbia conosciuto. Si è spento nella sua Carpi, in provincia di Modena, i primi giorni di gennaio di quest'anno. Era conosciuto anche da molti alpini che nel CADORE prestarono servizio dopo la sua ricostituzione, av-venuta l'uno di settembre del 1953. Il ten. Molinari, così lo abbiamo sempre chiamato, era lieto che così noi veci continuassimo a chiamarlo, nonostante l'avanzamento ai gradi superiori che mai ha messo sul suo vecchio cappello alpino. Amava il Btg. Cadore come fosse una sua creatura. Ufficiale di complemento, aveva trascorso il lungo periodo di vita militare, sempre nelle fila del CADORE. Al comando del ten.col. Renato Perico, aveva partecipato alle operazioni militari nel '40 sul fronte occidentale, nel '41 - '42 in Albania ed in Montenegro, nel '43 in Provenza. Era stato mio comandante di compagnia, la 68 - la Manèra - quando il CADORE dopo essere stato dislocato in zona di operazioni da giugno a fine agosto 1944 sul fronte italiano lungo l'Appennino, a ridosso della linea Gotica, fu trasferito sempre in zona operazioni, in Piemonte - Liguria e sulle Alpi Marittime al confine francese. Quando nel 1953 il Btg CADORE fu ricostituito nell'organico del 7° Reggimento, nella Brigata Cadore, il ten. Molinari promosse una meravigliosa iniziativa. Chiese ed ottenne presso il Ministero della Difesa - caso unico - che tale vento potesse essere annualmente ricordato, riunendo nella vecchia caserma Calvi di Tai, ritornata sede di Battaglione, coloro che avevano appartenuto al CADORE, e questo, in comunione con i BOCE del reparto in armi. I VECI, per manifestargli la loro gratitudine, lo nominarono FURIERE ONORARIO del Battaglione, Infatti così continuò a firmarsi, quando puntualmente ogni anno, ci faceva pervenire gli inviti. Si era assunto il compito organizzativo. Le vecchie scuderie della caserma di Tai, ristrutturate a nuovo per altri servizi, in tali occasioni, per tanti anni, ospitarono molti alpini e familiari, per consumare il tradizionale rancio della naja - pastasciutta e spezzatino con patate - in serena compagnia piena di "tiricordi". Fino ad alcuni anni fa, Conegliano culla del 7° Reggimento, per sua iniziativa, fu scelta a ricordare ogni cinque anni, con la partecipazione dei reduci, il combattimento di Galina di Ciafa, durato diciotto ore, l'otto dicembre 1941, in cui il CADORE in Albania si guadagnò sul campo la medaglia d'argento al valor militare ed al colonnello Psaro, allora comandante il 7° Alpini, caduto, fu assegnata la medaglia d'oro alla memoria. In quel fatto d'armi, il sergente Orubola che fu socio del gruppo Città, si guadagnò la medaglia d'argento al valor militare. Sempre per iniziativa del ten. Molinari, lo scorso anno, durante il tradizionale incontro a Tai, fu annunciata la costituzione della "Associazione i Veci del Cadore", con sede presso la Sezione ANA CADORE a Pieve, che si impegna anche di continuare a Tai, la tradizione dell'annuale incontro.

Era stato nominato presidente. Veniva di frequente a Conegliano, che molto amava, per recarsi poi a Pieve di Cadore, dove ci aveva lasciato il cuore, come era solito dire a tanti amici. Nella nostra città aveva amici e commilitoni che avevano fatto la guerra con lui. In particolare il comm. Giovanni Daccò, il prof. Giacomo Vallomy, l'avv. Francesco Travaini, il comm. Piero Pancera, che erano stai ufficiali con lui al CADORE. Le volte che veniva a casa mia, ricordavamo il lungo periodo trascorso in zona di operazioni. "Agli ordini sior tenente" ero solito salutarlo quando ci incontravamo. "Ripposo" sorridente lui mi rispondeva con voce pacata come allora. Gli rammentavo quante volte avevo pronunciato quelle parole, quando di corsa e con un colpo di tacchi mi presentavo a lui per ricevere un ordine. "Caporale Piaia, devi uscire di pattuglia, prepara gli uomini, sii prudente mi raccomando, quando rientri vieni subito a rapporto". "Signor si" gli rispondevo, magari qualche volta mugugnando. Comandavo la 2a quadra fucilieri del 1° plotone della compagnia. La sua risposta, a quel lontano ma vivo ricordo, era una botta compiacente sulla mia spalla, Ricordavamo quando nell'aprile del ' 45, usciti dalla Valle di Lanzo in Piemonte, raggiunta a piedi la periferia di Torino, il Battaglione ridotto negli organici di due compagnie, la 68 e la 75, si sciolse sulla sera del 26, in località Venaria Reale. Ognuno di noi dovette arrangiarsi sulla via perigliosa del ritorno a casa. Il tenente Molinari, fortunosamente, riuscì a salvare il vecchio Gagliardetto che era stato del CADORE fin dal 1941, donato dalle donne cadorine. Con in concorso di una crocerossina nostra ausiliaria, lo portò a casa. Quando il Battaglione fu ricostituito nel 1953, il tenente Molinari lo consegnò al comandante per venire conservato nella vecchia caserma Calvi a Tai. Con la costituzione della "Associazione i Veci del Cadore", il glorioso gagliardetto è stato affidato, dalle Autorità Militari Alpine, alla Sezione ANA Cadore. Per un gruppo di noi alpini reduci del CADORE '43  '45 ha sempre dimostrato un fraterno ricordo da noi affettuosamente ricambiato. Partecipava al nostro annuale incontro, ormai quasi trentennale, a Vittorio Veneto, per ricordare ed onorare, con i familiari, i Caduti, e rinnovare la vecchia amicizia. Ed ancora, coltivava personali rapporti di amicizia con gli Ufficiali del Comando Superiore della Brigata CADORE e del Battaglione, con Ufficiali superiori del Comando 4° Corpo d'Armata Alpino e con dirigenti nazionali dell'ANA. Molto apprezzato per la sua obiettività con sui si documentava, veniva considerato la Memoria Storica del Battaglione. Con il tenente Molinari, scompare una figura di alpino ed un ufficiale al quale chi è appartenuto al CADORE e lo ha conosciuto, deve profonda riconoscenza per la sua schietta fraterna amicizia, e per l'opera svolta a tenere vivo il ricordo, l'amore e l'onore del Battaglione. Anche la sua penna si è spezzata, come quelle di coloro che lo hanno preceduto nel Paradiso di Cantore. Ma non si spezzerà mai, negli Annali della Storia delle Truppe Alpine, la Penna Nera fissata sulla "NAPPINA ROSSA" del Battaglione CADORE, nel lontano 1886.

"Per l'onor del Batajon", queste parole gridate per la prima volta per incitare gli alpini del CADORE al combattimento, sul Monte Cristallo nell'autunno del 1915 a difesa della Patria, divenute poi il motto del CADORE, per stimolare le nuove generazioni a compiere il loro dovere di soldati, rimangono ora nel cuore di chi di noi conserva l'orgoglio e si sente onorato, di essere appartenuto a questo glorioso Battaglione Una leggenda racconta: quando sulla terra muore un Alpino, in cielo si accende una nuova stella; questa gli viene incontro, gli prende la mano e lo conduce lungo i sentieri del Paradiso, mentre tutte le altre stelle con la luna, pregano per lui.

Ciao ! Tenente Molinari.

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