7° ALPINI


Agosto 1964

STORIA DEL 7° ALPINI

I Battaglioni «Valle» nel '18

inizio
(13a puntata)

Dopo le vicende che, agli inizi di novembre dei 1917, portarono il «Val Cismon» dalla Val Vanoi ai Grappa (combattendo sanguinosamente sui Tomatico ove venne ferito anche il comandante Cap. Angelo Eusebio), il battaglione contribuì alla riconquista del Solarolo accampandosi poi a Cason Boccaor ove venne reintegrato con quattrocento bocie dei ‘99.
Poco tempo dopo artiglierie ed aerei nemici bombardarono il battaglione alpino provocando la perdita di cento uomini tra morti e feriti, mentre il 14 dicembre alcuni reparti dello stesso «Val Cismon» riconquistarono — in due giorni di combattimenti — la cima del Valderoa.
I nostri dovettero poi abbandonare la vetta a causa dell’intenso fuoco dell’artiglieria durato su tutto il fronte fino al mattino del 17 dicembre, ma i superstiti 230 alpini del «Val Cismon» non arretrarono ulteriormente.
In pochi mesi il comando era passato dal capitano Luigi Masini (1-12-17 16-2-1918) al capitano Bernardo Cabassi fino al 3 marzo e infine al Ten. Col. Ferruccio Pisoni. Dopo un periodo di a Paderno d’Asolo, il 26 gennaio 1918 il battaglione «Val Cismon» era ritornato in linea fino a metà febbraio, a quota 1671, risalendo poi i Solaroli con una nuova compagnia mitragliatrici e passando infine sulla destra dell’Adige a far parte della 26° divisione.
Dopo aver presidiato le pendici sud-est del monte Vignola e monte Cornale e mantenuto lo sbarramento del Chiesurone, il «Val Cismon» fu a Doss Spirano il 14 maggio dando poi il cambio all’«Arvenis» al Doss Remit nel versante nord dell’Altissimo. Il 3 agosto appoggiò il 29° reparto d’assalto «Fiamme Verdi» nella conquista di Dosso Alto di Zures, presidiando la quota occupata e partendo poi per Magré di Schio.
La marcia dei «Val Cismon » riprese da Schio raggiungendo Fietta il 22 ottobre, Forcella Boccaor due giorni dopo, ed ammassandosi nei pressi di Cima Casonet e infine raggiunse Malga Solarolo attaccando con sensibili perdite la selletta dei Solaroli tra le quote 1672 e 1676.
L’attacco venne ripetuto il 26 ottobre con gravi perdite per il «Val Cismon» e per i difensori austriaci i quali il giorno successivo tentarono inutilmente di contrattaccare alcune posizioni.
Il giorno 28 il dimezzato «Val Cismon» si ammassò in Vallone delle Mure, nella zona del Boccaor, e nei due giorni successivi venne reintegrato con i complementi.
Avvenne poi il crollo della resistenza nemica su tutti i fronti.
Il battaglione «Val Cismon» superò Val Calcino raggiungendo il Solarolo e Fontanasecca; l’1 novembre attraversò la Val Schievenin e, per la valle di Seren, raggiunse la conca di Feltre nell’apoteosi della vittoria.
Il battaglione rimase mobilitato in Alto Adige e il 28 agosto 1919 venne sciolto a Bolzano.
***
Già si disse che le avverse vicende sul fronte dell’Isonzo sorpresero il Battaglione «Val Piave» nella zona Boite Cristallo, ove si trovava agli ordini della 2° Divisione. Nel 1917 il battaglione ebbe sei comandanti: al Magg. Alberto Neri che lo dirigeva dal 3 agosto 1916 seguì dal 6 febbraio il Ten. Col. Dante Celoria, per tre giorni (4-6 sett. 1917) il comando passò al Cap. Leonida Rossignoli e per i successivi dieci giorni al Cap. Aldo Gabutti; seguirono poi il Cap. Bernardo Nodari che resse il comando fino all’assorbimento del battaglione in altra unità come si vedrà più avanti.
Ciò fa immaginare le traversie subite da questa unità alpina nel tragico 1917 e culminate col trasferimento fino a Vodo e a Fadalto agli inizi di novembre; qui rimase a presidio la 268à compagnia insieme al 7à Bersaglieri ed altri reparti alpini, mentre il resto del battaglione si portò a difesa del Pian del Cansiglio.
La 268à respinse un primo attacco a Case Calloniche il 9 novembre, portandosi il successivo giorno a Casere Prese e successivamente, su ordine del Comando della sinistra Tagliamento, a Ponte nelle Alpi.
Mentre le disposizioni superiori, dettate dalla dirompente supremazia avversaria, fecero ripiegare la 268à compagnia e la 28à sezione mitragliatrici fino a Bassano, il resto del «Val Piave», attestato nel Bosco del Cansiglio, venne accerchiato e, dopo eroica resistenza, catturato dal nemico tra Fadalto
e Cansiglio.
Da Bassano la superstite 268° proseguì per Montebelluna ove venne posta, con altri resti di battaglioni alpini agli ordini del Magg. Francesco Colognati, e infine alle dipendenze del 12° Gruppo del Col. Baduino.
Il 14 dicembre il «Val Piave» — parzialmente reintegrato negli effettivi — venne inviato in Val Poise e quattro giorni più tardi in Val Damoro per opere di rafforzamento della linea sulla quale il nemico continuava a premere. All’azione per la riconquista di q. 1520 dell’Asolone parteciparono anche alcuni reparti del battaglione il quale passò dalla destra alla sinistra di Val Damoro.
Altri complementi raggiunsero il battaglione «Val Piave» alla fine di dicembre 1917; dopo spostamenti diversi all’Osteria Poise e Casera dei Lebbi, il reparto passò alle dipendenze tattiche del battaglione «M. Granero» con assegnazione di un tratto di seconda linea di circa quattrocento metri e infine in prima linea per alcuni giorni fino al ritorno a Casa Piovega di Liedolo
Il 30 gennaio il «Val Piave» raggiunse Cittadella e quindi Darfo dove tra il 10 e l’11 febbraio giunse notizia della prevista reintegrazione totale del battaglione mentre il 13 febbraio il Comando supremo ne dispose lo scioglimento ed incorporazione nei battaglione «Val Cordevole».
Nel pomeriggio del 15 febbraio, in un prato ad est di Artogne, l’eroico battaglione «Val Piave» concluse i suoi tre anni di sacrificio sciogliendo la superstite compagnia e la sezione mitragliatrici che entrarono a far parte del battaglione fratello.
***
Dal settore Marmolada-Costabella in cui si trovava fin dall’ottobre 1916, il Battaglione «Val Cordevole» iniziò il 4 novembre 1917 il ripiegamento verso sud: passò per Serraj, Palue, Caprile, Alleghe, Cencenighe e Mas di Belluno; poi per Anzù e Fener, il battaglione giunse a Casere Guizza e infine a Crespignaga ove venne inquadrato nel 6° Raggruppamento alpini.
Al comando del Magg. Emerico Porta che era succeduto al Cap. Nuvoloni fin dal 4 maggio, il battaglione si trasferì il 17 novembre alle falde dei monte Tomba dando poi il cambio alla brigata «Basilicata», nella linea Monfenera - La Castella e fronteggiando vittoriosamente tre sanguinosi assalti nemici tra l’alba e la notte del 25 dicembre.
Avuto il cambio dagli «Chasseurs des Alpes» francesi, il «Val Cordevole» si portò a Borso del Grappa per trasferirsi — con tutto il raggruppamento — a nord di Liedolo; fu poi in Val Poise, a Casone di Coston e Col Raniero, partecipando anche al non riuscito attacco al Col Caprile subendo 30 morti, 160 feriti e quasi cinquanta dispersi.
Con altri reparti, il riordinato «Cordevole» occupò il 15 gennaio la cima dell’Asolone perduta poche ore dopo per un contrattacco nemico di truppe fresche. Tornato a Liedolo e, per la Val Camonica, trasferitosi a Niardo di Brescia, il battaglione ricevette il 15 febbraio — come si disse — i resti eroici del «Val Piave».
Senza partecipare ad altri fatti d’arme notevoli, il battaglione «Val Cordevole» svolse fino alla fine del conflitto un duro lavoro di presidio e di combattimento in moltissime località e ciò è comprensibile considerando i seguenti spostamenti avuti dal battaglione (spesso frazionato in più presidi) in meno di nove mesi: Artogne, Incudine, Cima Bleis (267° Comp.), Lago Negro nei pressi del Passo Gavia, Poja, conca Valbione, Sozzine, linea Passo di Presena-Cresta Maroccaro - q. 3052 - Rifugio dei Mandrone-Marocche Alte e Basse, ritorno a Valbione, Rifugio Garibaldi, Castellaccio, trincee di Punta e di Passo di Lagoscuro, Incudine, zona Fumo-Listino, Laghetti (tra Casera Campellio e Passo di Campo), Incudine ancora prima di passare in linea ai passi Garibaldi, Fargorida e della Lobbia, Val d’Avio, C. Talasso, Val di Plezzo e rientro a Valbione; poi ancora nella zona Fumo-Listino, difesa di Val Paghera con posti avanzati in Val di Leno, ai Passi della Rossola, della Monoccola e del Listino nord, a Colle del Pallone, a Malga Monoccola, a Case Paghera, e Costone di M. Somale di Braone.
A fine ottobre 1918 il «Val Cordevole» fu in trincea a Passo di Campo ad altitudini variabili tra m. 2200 e m. 2750, fino al trasferimento a Cevo per riunirsi ad altri reparti e dove giunse notizia dell’avvenuto armistizio.
Dopo aver svolto diversi servizi di presidio, il battaglione «Val Cordevole» concluse la propria eroica attività il 16 marzo 1919 cambiando la propria denominazione in quella di Battaglione «Belluno».

(continua)