7° ALPINI


Settembre 1963

STORIA DEL 7° ALPINI

Il 7° Alpini nel terribile anno 1917

inizio (10a puntata)

L’inizio del 1917 vide, come accennato nelle precedenti puntate, il Settimo Reggimento Alpini impegnato su larghissima fronte: i battaglioni «Feltre» e «Val Cismon» al Cauriol, il btg. «Cadore» sulla terza Tofana, il «Belluno» in Va1 Travenanzes, il btg. «Val Piave» in zona Boite-Cristallo e Tre Croci, il btg. «Val Cordevole» nel settore Marmolada-Costabella, il «Monte Pavione» alla linea del Cengello, a Cima Falzarego il btg. «Monte Antelao» e il btg. «Monte Pelmo» a Col di Bois.
Questi nomi riassumevano eroismi e sacrifici immensi che il catastrofico andamento delle operazioni sul fronte dell’Isonzo annullò in pochi giorni.
Il reggimento rimase senza il comandante titolare dal 23 marzo 1917 (fino a tutto l’anno seguente) e i suoi battaglioni calarono nel tragico autunno fino alle Prealpi per non rimanere isolati a seguito dello sfondamento operato a sud dal nemico: il btg. « Feltre » abbandonò il Cauriol per raggiungere il Grappa, il «Cadore» si portò dal Piccolo Lagazuoi all’Altissimo, il btg. «Belluno» si attestò sul Cansiglio dopo il Calvario dalla Bainsizza e dei monti Rosso e Stol, pure il «Val Cismon» lasciò il Cauriol per il Solarolo, il «Val Piave» arretrò a Vodo, Fadalto e infine al Pian del Cansiglio, il «Val Cordevole» scese tra i colli d’Asolo, il btg. «MontePavione» si fece annientare a Cima Campo per salvaguardare la manovra delle altre unità; dopo il S. Gabriele il «Monte Antelao» si portò alla destra dell’Adige, il btg. «Monte Pelmo» passò per la Bainsizza, Mante Raune, l’altopiano di Mesnjak per consolidarsi poi nella zona Zugna.
Il 1917 vide anche la nascita del nuovo battaglione «Monte Marmolada» che, dopo l’Ortigara, combatté sino all’annientamento a Castelgoberto.
L’avversa fortuna non piegò il coraggio nemmeno agli alpini dei 7° e prova ne sia l’eroismo, adeguato alla tragica circostanza, espresso dai singoli e dai reparti.
Nel mese di dicembre il comportamento dei battaglioni «Monte Pavione» e «Monte Marmolada» meritò le seguenti ricompense al reggimento, che si aggiunsero alla medaglia d’argento conferita per le imprese della guerra libica:
MEDAGLIA D’ARGENTO AL V.M. al reggimento: «Il battaglione M. Pavione, con ferrea tenacia e con superbo valore, per tre giorni consecutivi, resisteva all’impeto di un’intera divisione nemica, salda mente tenendo, con l’eroico sacrificio dei suoi alpini, le tormentate trincee che gli erano state affidate. Contrattaccando ogni sera con manipoli di prodi, riusciva ad inchiodare l’invasore sulla linea che la Patria aveva additato per l’estrema resistenza (Val Calcino, 11-13 dicembre 1917)».
MEDAGLIA D’ARGENTO AL V.M. al reggimento: «Il Battaglione «Marmolada» respingeva, disperdeva con tenacia sanguinosa, per ben sette volte, ingenti masse di baldanzosi nemici andanti a traboccare in pianura. (M. Tonderecar, 15 e 22 novembre 1917).
Nella disperata difesa di una posizione attaccata da ogni parte, avvelenata di gas e sconvolta da implacabili bombardamenti, si imponeva all’ammirazione dello stesso avversario. (Castelgoberto, 4-5 dicembre 1917)».
Due MEDAGLIE DL BRONZO AL V.M. vennero conferite per me-rito dei battaglioni «Val Cismon» e «Feltre» con le seguenti motivazioni: «Per il valore, la tenacia, e la saldezza di cui dette prova il battaglione «Val Cismon» opponendosi fieramente, sul massiccio del Grappa, all’avanzata di soverchianti forze nemiche (Monte Tomatico, Monte Solarolo, Monte Valderoa. 14 novembre 1-18 dicembre 1917». Ed ecco la seconda motivazione: «Per l’esemplare ardimento e la salda tenacia con cui il battaglione «Feltre», facendo olocausto del fiore dei suoi alpini, si oppose, sul Grappa, all’avanzata di soverchianti forze nemiche. (Val Calcino, Monte Valderoa, novembre - dicembre 1917)».
Il valore dei singoli si centuplicò, e se il 1916 vide esprimersi l’eroismo del Ten. Col. Carlo Buffa di Perrero, del Ten. Francesco Barbieri, del Col. Antonio Gioppi e dell’Asp. Uff. Italo. Lunelli, rifulsero nel triste 1917 le coraggiose imprese del trevigiano Capitano Manlio Feruglio, del Ten. Marco Sasso, del Capitano Guido Corsi, del Ten. Giuseppe Caimi e infine del Ten. Arduino Polla di Venezia.
Iniziava proprio nel 1917 la leggendaria vita eroica di Vittorio Montiglio, medaglia d’oro come i precedenti, giunto dal Cile per combattere in nome dell’italianità della sua famiglia, ufficiale comandante gli arditi del battaglione «Feltre» a soli 15 anni e tenente a 16 anni in Albania dopo la conclusione del conflitto europeo.
Questi eroismi prepararono anche quelli delle medaglie d’oro dell’ultimo anno di guerra: del ten. Angelo Tognali, dei sottotenenti Angelo parrilla e Franco Michelini Tocci, del capitano Ettore Viola e infine del tenente Alessandro Tandura di Vittorio Veneto.
Sono quindici medaglie d’oro balzate dal piccolo pugno d’uomini che costituiva il 7°, oltre a 320 medaglie d’argento individuali e 464 medaglie di bronzo pure individuali che segnano l’eroismo del Reggimento durante la guerra 1915-18; sono soprattutto i 3743 morti che la stessa unità reggimentale diede alla Patria.
Il terribile anno 1917 preannunciava quindi, attraverso il valore dei combattenti d’Italia, il diritto alla finale apoteosi di Vittorio Veneto.
Anche Conegliano conobbe l’umiliazione dell’occupazione fino al 29 ottobre 1918 subendo danni gravissimi che la vittoria finale e l’insostituibile laboriosità dei suoi figli valsero a cancellare senza ombra di vergogna.

(continua)