ANTONIO FONDA SAVIO


Dicembre 2018

Testamento morale

Pubblichiamo come editoriale la testimonianza del socio, artigliere da montagna Marco Anelli: piccolo vademecum di alpinità…

Mio padre, Francesco Anelli, abruzzese, classe 1898, nell’anno 1917, a 19 anni, dopo un tifo e postumi che lo avevano ridotto in fin di vita, volle essere soldato e fu caporale scrivano addetto alla riserva di una batteria di bombarde (46.ma Batteria) postate sull’avanzato fronte goriziano.

Dopo Caporetto, fu mandato presso un Comando di Raggruppamento Bombardieri, il V, a Marostica. A Marostica conobbe ed ebbe superiore diretto l’irredento giovanissimo - “ma di quanta serena saggezza splendente nel serio viso” - Capitano ANTONIO FONDA SAVIO (1895-1973) che, nella immediata controffensiva del giugno 1918, avrebbe preso il comando di un Gruppo e avrebbe ricondotto gli uomini alla riconquista della posizione e dei pezzi in Valbella.

Egli sarebbe divenuto Presidente del Comitato Liberazione Nazionale di Trieste. Sua sposa Letizia Svevo, figlia di Italo Svevo. I tre figli della coppia tutti combattenti e tutti caduti nella Seconda Guerra (Ai quattro è dedicato il noto Rifugio Alpino nel gruppo dei Cadini, sopra Misurina) Mio padre coltivò quell’amicizia, tanto che nel luglio 1971, divenuto io allievo Ufficiale di complemento alla SAUSA di Foligno (63.mo Corso AUC) specialità Art. Mont. , ricevetti dal Col. Antonio Fonda Savio la lettera di cui trascrivo qualche passo: Caro Marco, /…/Sei capitato, o forse, ancor meglio, hai scelto tu stesso una specialità veramente… speciale, nella quale c’è tanto da imparare. Ho avuto anch’io il privilegio di militarvi nella prima guerra mondiale, prima di passare ai bombardieri, dove mi sono incontrato con tuo padre.

Ne ho tratto impagabili esperienze. Capitano (di complemento) a ventun anni, mi son trovato fra colleghi e soldati quasi tutti più anziani di me, di ogni ceto e provenienza, in quell’ambiente che è veramente ammirevole, delle truppe alpine.

Dove la disciplina non è imposta ma nasce spontanea con vero affratellamento tra compagni e compagni e tra superiori ed inferiori. Aggiungi quel senso di sicurezza e dinamismo che nasce dalla prestanza fisica, ed eccoti il quadro di un congegno quasi perfetto.

/…/ Penso che per divenire uomini, veramente uomini, i giovani dovrebbero tutti imparare prima a servire (nel senso di rendersi utili alla comunità, in tutta modestia) e poi a pretendere, ma sempre con modi democratici, ossia di persone educate che conoscono sì i propri diritti ma anche i modi urbani di esigerli, ed il rispetto dei diritti degli altri.

Voglia il cielo che /…/ tanti altri bravi giovani la pensino come te e si preparino ad operare a vantaggio della Patria. Tanti auguri ed un pensiero affettuoso a te ed a tutti i tuoi compagni da un vecchio commilitone “artigliere da montagna” tuo A. Fonda Savio.

Quasi un testamento morale di un grande Alpino e Patriota che dopo qualche mese sarebbe “andato avanti” e che, grazie a mio padre, mi aveva, di questo testamento, eletto depositario, me indegno.