GRUPPO CONEGLIANO


Dicembre 2017

8° Raduno del Gruppo Conegliano e dei Montagnini del 3° Artiglieria

Da 8 anni artiglieri e alpini partecipano al raduno annuale del Gruppo Conegliano 3° Artiglieria da Montagna per rinsaldare il senso di appartenenza che accomuna tutti. Il 28 e 29 ottobre Conegliano ha ospitato il raduno con vari appuntamenti e una significativa cerimonia in piazza IV Novembre

Davant al Coneàn o si sciampe o si mùr” ha urlato Nicola Stefani, speaker ufficiale del raduno del Gruppo Conegliano 3° Artiglieria da Montagna, nel dare il “sciogliete le righe” all’appuntamento dei Montagnini tenutosi in città il 28 e 29 ottobre.

“Davanti al Conegliano o si scappa o si muore” è il motto del Gruppo Conegliano, costituito nella Città del Cima il 1 ottobre 1909, nell'ambito del 2° Rgt. Artiglieria da montagna. È il motto che racchiude una storia fatta di orgoglio e appartenenza a una delle più antiche unità di artiglieria dell’esercito italiano. Ed è con questo spirito che un comitato presieduto dal generale Franco Chiesa, già comandante del Gruppo Conegliano, da otto anni, chiama a rapporto gli artiglieri del Conegliano e quanti si sentono vicini a questa unità e alla sua storia, per un raduno che quest’anno ha visto la presenza in città anche di una rappresentanza giunta dal Sud Africa.

Una due giorni alpina iniziata con le visite guidate al Museo degli Alpini e alla città di Conegliano e con la riunione del Comitato “Gruppo Conegliano”, nella sede sezionale di via Beccaruzzi, per porre le basi organizzative in vista dei futuri raduni.

In serata la proiezione del filmato, fresco di restauro, “Maciste l’Alpino” presso il Teatro Toniolo.

La domenica inizia con la cerimonia dell’alzabandiera in piazza IV Novembre e si conclude con il rancio alpino nella sede del Gruppo Maset e, la sera, con l’ammainabandiera. In mezzo una manifestazione semplice e molto sentita, fatta di abbracci e pacche sulle spalle tra vecchi commilitoni che ormai da 8 anni si ritrovano per testimoniare il loro sentirsi artiglieri del Conegliano. Una cerimonia scandita dalle note della Fanfara Alpina di Conegliano e dall’oratoria di Nicola Stefani, che ha tenuto viva l’attenzione con annotazioni e sottolineature alpine a beneficio dei presenti. Quello del 28 e 29 ottobre è stato un raduno da incorniciare dal punto di vista delle autorità presenti, a cominciare dal Consigliere Nazionale ANA Lino Rizzi, Montagnino del 3°, che ha portato i saluti del presidente Sebastiano Favero. C’erano anche il Tenente Colonnello Pio Sabetta, attuale Comandante del Distaccamento di Remanzacco (Il Conegliano attualmente è tutto in missione in Kossovo), il Tenente Colonnello Cariglia (Aiutante Maggiore 3° Rgt. Art. Mont.), il Capitano Tamborino comandante la 15^ Batteria del Conegliano, il Luogotenente Sferragatta, Sottufficiale di Corpo, il Luogotenente Nocera, decano dei sottufficiali. Inoltre, erano presenti il Generale Silvio Mazzaroli e il Generale Maurizio Paissan, già comandante del 3° Reggimento Artiglieria da Montagna.

Davanti ai 30 gagliardetti dei Gruppi della Sezione ANA di Conegliano e ai tanti vessilli delle associazioni d’arma sono sfilati anche l’artigliere alpino Bruno Plucani, già Presidente della Sezione di Piacenza e componente del comitato organizzatore dell’Adunata Nazionale n.86 del 2013; Michael Drewitt membro dell’Honourable Artillery Company (uno dei più antichi Reggimenti al mondo sulle cui insegne spicca la decorazione al merito per aver vittoriosamente partecipato alla Battaglia di Vittorio Veneto), il Vessillo della Sezione Sud Africa, il Vessillo della Sezione Carnica, a testimoniare gli indissolubili legami del Reparto con la Città di Tolmezzo e il Vessillo della Sezione di Gemona, recentemente colpita dal lutto per la perdita del proprio Presidente Ivano Benvenuti, la cui popolazione ha vissuto con i Montagnini del Conegliano le pagine dolorose del terremoto ed esaltanti della ricostruzione e dei cantieri di lavoro ANA.

Degna di nota la presenza di due Vessilli dell'Associazione Nazionale Arma Artiglieria orgogliosamente portati dagli artiglieri alpini delle circoscrizioni della Pedemontana del Grappa. Da sottolineare anche il servizio della Fanfara Alpina di Conegliano che ha ben accompagnato tutti i momenti della giornata. Il corteo, partito dall’ammassamento di via Kennedy, ha attraversato Borgo Madonna per percorrere via XI Febbraio fino in piazza IV Novembre, dove la voce di Nicola Stefani illustrava storia e leggenda del Gruppo Conegliano e delle penne nere. La deposizione di una corona al monumento di caduti, sottolineata dal suono del “silenzio” intonato dal maestro Ugo Granzotto, tromba della Fanfara Alpina di Conegliano, ha regalato momenti di intensa commozione e vera partecipazione alla tragica sorte dei militari caduti in guerra.

Per primo ha preso la parola il Generale Franco Chiesa, presidente del Comitato organizzatore del Raduno. “È ormai tradizione consolidata ritrovarci qui, - ha affermato il Generale Chiesa - e questo è l’ottavo raduno, per tenere alto e vivo lo spirito che ci accomuna e passare una giornata insieme. C’è una bella rappresentanza del 3° e del Gruppo Conegliano e la nostra speranza è che ci possa essere in futuro anche una rappresentanza di giovani artiglieri in armi. In questi anni ricorre il centenario della prima guerra mondiale e mi viene spontanea una riflessione. Cento anni fa in questi giorni di fine ottobre, la nebbia e la pioggia imperversavano in Friuli, mentre qui la città inquieta sentiva voci di invasione e la popolazione si preparava a lasciare le proprie case nella disperazione più totale, arrivavano migliaia e miglia di soldati, e tra questi anche artiglieri del Conegliano, che allora erano schierati in Carnia, esausti dopo anni di trincea in una guerra di cui capivano poco le ragioni e non sapevano bene cosa spettava loro. Siamo vicini a un monumento che quando ci passo davanti mi si stringe sempre il cuore. Ho contato oltre 400 nomi di caduti e in una città piccola come era allora Conegliano credo sia giusto rivolgere loro, al di là di questa cerimonia, della corona, degli onori, rivolgere loro un ricordo commosso e ringraziarli perché anche grazie a loro e al loro sacrificio è possibile a noi, oggi, essere qui in pace, libertà e amicizia”. Il generale Chiesa ha fatto poi un appello ai presenti affinché convincano artiglieri e alpini dormienti a non dimenticare di aver fatto la naja con la penna nera sul cappello e ad entrare a far parte della famiglia alpina.

Il sindaco di Conegliano Fabio Chies ha sottolineato la vicinanza della città al corpo degli alpini e ha assicurato attenzione e collaborazione con un’associazione che promuove valori importanti per la società. Il Consigliere nazionale Lino Rizzi ha portato i saluti del presidente Sebastiano Favero, ha voluto poi salutare pubblicamente il già vice presidente nazionale ANA Nino Geronazzo e il “suo” comandante Generale Silvio Mazzaroli, che ha guidato la 14^ e la 15 Btr, che era tra le autorità intervenute al raduno. Poi, con grande foga oratoria, ha voluto smentire le voci e le insinuazioni che vorrebbero l’associazione nazionale degli alpini già in via di estinzione. “Ma chi ma ha detto questo? No non è vero! – ha tuonato Rizzi – La nostra associazione è viva, è sempre presente e attiva, sta vivendo il presente, ma avrà certamente un futuro. Siamo presenti e attivi nelle zone del terremoto in Centro Italia e in tante altre parti del nostro Paese. Noi alpini sappiamo diventare enormi, veramente grandi, quando viene richiesto il nostro supporto, il nostro aiuto. Vorrei però che questo gonfiarsi il petto per le cose grandi fosse riversato anche nelle piccole cose. L’alpino diventa grande nelle grandi cose però, a volte, diventa piccolo nelle piccole cose. Quando succedono delle diatribe all’interno dei Gruppi o delle Sezioni, dobbiamo essere maturi, perché la coesione che riversiamo nella società civile è preziosa, ma la società ci sta guardando e conta su di noi. Siamo un valore aggiunto per la nostra Italia e l’Italia ha bisogno di noi; ecco che il senso di appartenenza che respiriamo qui a Conegliano lo dobbiamo portare domani, sempre, in ogni momento e in ogni dove perché facciamo parte di questa importante e orgogliosa associazione nazionale alpini”.

Il Tenente colonnello Pio Sabetta, attuale Comandante del Distaccamento di Remanzacco, ha posto l’accento sulla responsabilità che gli alpini hanno di tramandare i valori su cui si fonda il corpo. “Abbiamo l’onore, il piacere, ma anche la responsabilità di continuare ciò che hanno fatto gli uomini i cui nomi vediamo impressi in questo monumento - ha detto il Tenente colonnello Sabetta - e lo facciamo con tutto l’impegno in ogni parte del mondo, lo facciamo nel presente, tanto è vero che il nostro Reggimento è in Kossovo con una importante operazione. Lo facciamo con l’operazione strade sicure sul territorio italiano. È un continuare nel presente ciò che è stato fatto nel passato, ma questo legame non può essere mai perso, perché perdere la memoria per un popolo, significa perdere la storia, significa rifare gli errori fatti nel passato. Nel vedere tanti alpini qui davanti, sento ancora di più il peso e la responsabilità di avere queste mostrine sul collo e di far parte del 3° artiglieria da montagna. Lo facciamo col massimo impegno; vi assicuro che cerchiamo di tramandare questi valori anche alle giovani generazioni, perché la memoria non sia mai persa, perché gli errori non siamo mai più commessi e soprattutto perché queste persone i cui nomi leggiamo su questo monumento non abbiano perso la vita invano”. “Si coglieva l’entusiasmo tra i numerosi convenuti al raduno del “Conegliano” ,- afferma il vicepresidente del comitato organizzatore Silvano Armellin - ma vien da chiedersi perché tanta gente ha sentito il bisogno di testimoniare la loro appartenenza al glorioso reparto nato a Conegliano nel 1909? Perché il Gruppo è ancora vivo e vive nella sua trasformazione da reparto in guerra sui fronti dell’Albania e della Russia a reparto di pace in Afganistan e in Kosovo. Presente per garantire una pace ancora molto difficile, che ha bisogno dei nostri militari, dei nostri ufficiali, popolazioni che hanno bisogno di protezione, questo è il ruolo attuale del Conegliano. Noi alpini in congedo che viviamo da decenni in territori dove la guerra è un triste ma lontano ricordo, vorremo che in ogni angolo della terra vinca, nella pace, il buonsenso dei popoli”.

Antonio Menegon

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