ARARAT


Settembre 2014

DUE ARTIGLIERI ALPINI SULL’ARARAT

Padre (simbolicamente) e figlio sulla Montagna di Dio.
L'esperienza alpinistica di Pierluigi Donadon del Gruppo S. Lucia di Piave

5 Luglio 2014. Dopo mesi di attesa e intensi giorni di organizzazione si parte. C’è qualcosa che ho messo per prima nello zaino, all’interno, in luogo protetto. E’ importante. Mi servirà.
Non andremo alla ricerca dell’Arca, ma salire l’Ararat significa di sicuro fare un salto nel passato, andare con la mente all’inizio, cercare le radici di un passato lontano, ma ancora presente in una terra antica, ancorata alle sue millenarie tradizioni.
L’incontro con Istanbul è un tripudio di colori, profumi, prorompente gioventù e usanze millenarie.
Il viaggio è anche questo: trovare e ritrovarsi, nella comune memoria degli esseri umani, negli sguardi ormai vecchi di donne ancora giovani, negli occhi di bambini che hanno già vissuto tanta vita.
Alle pendici della grande montagna, inerpicati su una terra dura, brulla ci accolgono i pastori nomadi curdi: poi, solo la grande montagna, la quota che sale, i campi di sosta e acclimatamento.
9 luglio, Campo 2: stanotte partiremo per la vetta e domattina, speriamo, raggiungeremo i fatidici 5176 metri.
Chiuso nel sacco a pelo, mentre fuori nevica e grandina, penso al significato profondo dell’Ararat, Agri Dagi per i Turchi, Agiri per i Curdi. Montagna del dolore o creazione di Dio, questa cima è un simbolo, grande e severo.
Penso agli inizi, ed al mio: oggi mio padre compirebbe 84 anni, sarebbe felice di sapermi quassù, sorriderebbe sornione alle preoccupazioni di mia madre, pensoso ma fiducioso, severo ma buono come pochi altri, di sicuro silenziosamente orgoglioso.
Tocco lo zaino: tutto a posto.
10 luglio: alle 2 del mattino ha smesso da poco di nevicare. Dopo 5 ore di ascesa arriviamo in vetta, io, il mio grande amico Gianfranco e i nostri accompagnatori.
Finalmente estraggo dallo zaino quella cosa e la indosso: il cappello alpino di mio padre. Anche lui è qui con me.
Artigliere alpino Donadon Mario: Presente!

Pierluigi Donadon