BRIGATA CADORE


Dicembre 2013

BRIGATA CADORE
TRA RICORDI E RAMMARICO

Per la quarta volta ci apprestiamo a lasciare alle spalle il percorso proposto dai bravi organizzatori bellunesi. Noi, da inguaribili tifosi della Brigata Cadore, abbiamo risposto al richiamo quinquennale (stavolta quadriennale) accorrendo numerosi a Belluno come fossimo plagiati da sirene di montagna.

Oggi ci siamo quasi tutti, uniche defezioni (giustificate) riguardano gli alpini che han già fatto il viaggio di sola andata e che ora ci vedono sfilare da un osservatorio di altissima quota. Con l’intento di assolvere un impegno morale verso la nostra Brigata ci disponiamo, allineati e coperti, nella illusoria idea di imitare le nostre impeccabili marce di cinquant’anni fa. Notiamo pure che nel nostro esibirci offriamo alla vista prominenze addominali sempre più accentuate che, se fanno comunque tanta simpatia, non contribuiscono però a farci apparire inappuntabili.

Cavarzano - stazione ferroviaria, una lunga sequenza di penne con nappina che seguono i ritmi cadenzati proposti da valide bande alpine. Il passaggio dall’ex piazza Campedel ci rimanda agli anni ‘61-’62 quando per noi costituiva un passatempo (o perditempo?) collezionare il maggior numero possibile di “vasche” in attesa della sempre inopportuna ora della ritirata. Un’occhiatina verso sud riporta d’attualità una faticosissima camminata effettuata indossando il grigioverde. A quel tempo era tradizione che ogni anno il rifugio sul Visentin venisse rifornito di legna portata in groppa (due sacchi per animale) dai muli della caserma D’Angelo.

Partenza col buio alle quattro del mattino toccando Belluno, Castion, Nevegal, pista Coca, Bristot fino alla destinazione prevista di quota 1763. Il rientro in caserma degli stanchini artiglieri avveniva verso le 22, totale 18 ore. Un consistente riconoscimento arrivava però col pagamento della prima “deca”: indennità di marcia £ 5 (cinque). Per capire l’entità della somma ricordiamo che mangiare in trattoria costava allora 750-800 lire.

E torniamo al presente. Il momento clou della sfilata è l’attraversamento di piazza dei Martiri, luogo di prestigio che, grazie alla complicità di un pubblico entusiasta, presenta il tutto esaurito.

Accoglie inoltre, al centro, le tribune d’onore allestite per ospitare penne bianche e fasce tricolori. Ad accompagnare il nostro incedere solitamente spuntava, bene accolta, la voce amplificata del re degli speaker: Stefani; senza nulla togliere al suo valido e volonteroso sostituto riteniamo che senza l’apporto del nostro Nicola ne risenta il livello stesso del raduno.

Il fine cerimonia o il rompete le righe vale anche per i nostri ex commilitoni che da lassù lasciano il punto di osservazione dopo aver presenziato a distanza alla sfilata, hanno tutti il magone e le guance rigate. L’incappucciato Monte Serva, in perfetta sintonia con lo Schiara, se ne sta sulle sue, abbottonato, non gli va di esporsi, di mettersi in mostra e nel suo cocciuto estraniarsi sembra voler esprimere tutto il rammarico per la dissennata decisione di sopprimere, nel ’97, la nostra Brigata Cadore.

A.B.