PASSO DELLA SENTINELLA


Maggio 2013

96° PELLEGRINAGGIO AL PASSO DELLA SENTINELLA

96mo Pellegrinaggio al Passo della Sentinella

Passo della Sentinella, solo per il nome lo prendi sul serio. Allora in una sera durante un consiglio direttivo, alla carrellata dei prossimi appuntamenti, quando senti che il 9 settembre, di lì a poco, ci sarebbe stato il suo 96mo anniversario, la prima cosa che pensi è, solo il nome fa pensare alla fatica, ma sarebbe bello salirci.
Volantino alla mano, decidiamo la sera stessa, di andarci. Il dislivello, 1.100 metri consigliava di trovare pernottamento durante il tragitto, ma per la fortuna dei rifugi contattati, con tutti i posti esauriti per le tante prenotazioni, non ci ha desistito dal salire. L’idea però di passare una notte in rifugio, con le emozioni che, chi ama la montagna può comprendere, ci ha fatto prenotare al Lunelli, purtroppo il posto più a valle. A gestione familiare, come orgogliosamente ci hanno spiegato, da più di 40 anni dalla stessa famiglia, è collocato ai piedi di Cima Undici, della Croda Rossa, del Sasso Fuoco, ed è l’inizio del nostro pellegrinaggio.
Di buon mattino, quando il sole compie la sua incantevole ascesa delle creste che ci circondano, siamo pronti per partire. La salita, che ci accompagnerà con poche tregue, inizia da subito. Raggiungiamo il rifugio Berti a quota 1950. Dopo una breve sosta, panoramica, la posizione del rifugio la merita, riprendiamo il percorso. Per chi non è proprio allenato, non è una semplice passeggiata, e su questo durante la marcia si scherza, e chi se la ride di più, è chi al Sentinella è già salito e ci ripete, praticamente da dopo il Lunelli, siamo quasi arrivati. Magari, il bello deve ancora arrivare. Ce ne accorgiamo quando siamo sul tratto detto “schena del mul”, che come essa è sconnesso e stretto, e per di più ripido, molto ripido. Ma da lì si inizia davvero ad intravedere quella parte di roccia, del Sentinella, che è anche l’altare naturale, sul quale si svolgerà la cerimonia.
A cima guadagnata, è davvero una grande soddisfazione. Dal Sentinella è facile controllare con una visuale a perdita d’occhio, da una parte sino a Padola, Santo Stefano e oltre, dall’altra sul Trentino e sulla valle di Sesto. Inizia una cerimonia che da subito si imposta molto semplice. E così con grande buon senso, tutti si sistemano al loro posto. Due Vessilli, quello di Conegliano e della Sezione Cadore, scortati da 6 Gagliardetti, di cui 3 dei nostri, sono ordinati davanti all’altare di roccia, opera degli Alpini durante la Grande Guerra, come postazione da vedetta e da tiro. La Santa Messa è una di quelle che non si dimenticano, vuoi per la cattedrale, ma anche per il prete. Nella sua omelia, si complimenta con tutti per la fatica fatta per commemorare tanti ragazzi strappati alla giovane vita 96 anni prima. Bello anche il suo invito, a pensare ognuno a delle care intenzioni, visto che come disse, ci troviamo così vicini a Dio, possono arrivare con più facilità a buon fine.
E’ stato un intenso silenzioso momento.
A cerimonia terminata, rimane il tempo per incontrare i tanti amici di Conegliano e non, ed insieme perdersi senza trovare le giuste parole, a descrivere ciò che ci circonda. Molti fanno ritorno in fretta, per non perdersi il concerto del Coro Comelico che alle 14 è organizzato all'aperto al Vallon Popera. Noi, in pochi, rimaniamo per pranzare. Il panorama è davvero straordinario, e il tempo di tornare senza accorgercene è arrivato anche per noi. Salutiamo una bella compagnia del Cai di Malo (VI) che passa per il Sentinella arrivando dalle Tre Cime per la strada degli Alpini. Vederli arrivare, tanti, composti, e attrezzati di tutto punto, ci lascia un bel ricordo di Amici d'ogni età che condividono la stessa passione per la Montagna. Nella strada del rientro c'è il tempo per accorgersi di ciò che è sfuggito all'andata.
Come il mazzo di fiori lasciato dove furono ritrovati i resti di un Alpino purtroppo Ignoto, che al retrarsi del ghiacciaio, di cui vi è ancora poca traccia, ha fatto emergere i propri resti, tutti, tranne il piastrino. Vedere la conca di roccia, e pensarla colma di ghiaccio e neve, fa impressione, a vedere ciò che ne è rimasto. Una breve sosta al Berti, sarebbe cosa buona e giusta fermarsi lì per la notte, ma sappiamo che resterà un sogno. Arriviamo presto al parcheggio. La nostra giornata dedicata alla commemorazione al Passo della Sentinella volge al termine. Stanchi ma soddisfatti, torniamo convinti che quanti vorranno riaprire la strada all'appuntamento annuale con il ricordo del sacrificio tragico ed eroico di tuti coloro che, con forza e determinazione, hanno saputo spendersi con gratuità affinché il diritto alla Pace potesse proteggere e garantire la vita di ogni uomo, aiuterà a comprende, ringraziare e emulare. Perché', qualunque età si abbia o da qualunque posto si venga, questa storia è stata scritta anche per ognuno di noi.

Manuele Cadorin


La concomitanza con altre manifestazioni alpine non ha dato giusto risalto al 2° Pellegrinaggio al passo della Sentinella che si è svolto domenica 9 settembre in Comelico.
Organizzato dal gruppo di Comelico Maggiore in uno dei posti più suggestivi delle nostre dolomiti, teatro di aspri combattimenti durante la 1a Guerra mondiale, ha visto la partecipazione di 2 Vessilli Sezionali (Cadore e Conegliano ) e 7 gagliardetti (di cui 3 della nostra sezione, Parè, San Vendemiano, e Santa Lucia).
Partiti alle prime luci dell’alba da rifugio Lunelli a 1568m abbiamo iniziato la lunga salita che ci portava prima al rifugio Berti a 1950m, al laghetto del Vallon Poppera 2141m e risalire il ripido ghiaione che porta dalla forcella del passo della Sentinella a 2717m.
La salita è stata un continuo cambiamento di scenari e colori man mano che il sole si alzava ed illuminava le rocce dolomitiche, passando da un freddo grigio, ad un rosso fuoco fino ad un lucente bianco, sempre accompagnati da una magnifica luna che ci ha seguito tutta la giornata.
Numerose le testimonianze della guerra che abbiamo incontrato durante il cammino, con resti di baraccamenti, trincee e cunicoli scavati sulla roccia.
Come già preannunciato la presenza alla cerimonia non è stata delle più numerose, ma forse proprio per questo la resa più intima e sentita dai partecipanti.
A celebrare la Santa messa un giovane prete cadorino che, con spiccate doti alpinistiche ci ha raggiunto dalla ferrata che sale dalla valle di Sesto.
Pur ammettendo di non essere alpino ma di aver sempre ammirato il nostro spirito, ha saputo sintetizzare molto bene durante l’ omelia il sentimento e i principi che ci hanno portato li quel giorno con l’intento di ricordare il passato per migliorare il futuro.
Terminata la cerimonia non è mancato come di consueto un brindisi a base di prosecco a suggello di una splendida giornata.

Simone Sanson