VITA DI CASERMA


Settembre 2009

Pontebba (UD) maggio 1984
Caserma Egidio Fantina - Battaglione Val Tagliamento - 308^ compagnia

Questi lunghi pomeriggi di primavera fanno sembrare il giorno quasi eterno. Sta giungendo il tramonto e lo sfondo con le montagne, consueto scenario che gravita attorno alla caserma, s’abbellisce di quel colore rossastro velatamente suggestivo. La fine delle nostre operazioni è stata già scandita da un breve e ritmato strombettio annunciante l’ammainabandiera.  Dalle camerate cominciano a farsi sentire suoni e rumori di radioline accese, voci e brusii di gente che si prepara ad uscire in paese in contrasto con chi tranquillamente, dopo aver consumato la cena s’addormenta in branda oppure rimane  a scrivere una lettera alla fidanzata lontana o all’amico del cuore, confidando a loro storie e pazzie di questa naja. Dopo cena la sala tv si riempie di gente e anche lo spaccio si apre a noi per le nostre necessità più banali e comuni.  Interminabili partite a calcetto e a ping-pong costituiscono l’essenza dei nostri divertimenti conditi dall’incalzante e nervosa musica dello stereo dello spaccio.  Ma questa sera è diversa dalle altre. E’ lunedì e come ogni lunedì sera molti nostri compagni ritornano dalla licenza. Uno squillo di tromba avverte più tardi che la libera uscita è finita, è l’ora della ritirata.  Più tardi ancora un altro segnale scandirà il silenzio ed ufficialmente la fine della nostra giornata.  Ma questo solo ufficialmente, perché noi aspetteremo l’ultimo treno, quello che ci riporta i nostri compagni. La stazione è a non molta distanza dalla caserma, per questo, quando sentiremo un fischio prolungato dopo un rumoroso rallentamento di un treno sarà facile intuire che loro sono arrivati. Fra non molto sbirciando fuori delle finestre delle camerate, li vedremo arrivare ai cancelli della caserma con i bagagli e le borse. Le loro brande sono già state riordinate e vicino alle testiere sono stati preparati i ceri per dar modo ad essi di poter illuminare gli armadietti ove riporre le loro cose. Noi sotto le lenzuola fingeremo di dormire sino a quando ci “sveglieranno” a turno invitandoci a consumare quello che tireranno fuori dalle loro borse; vino, panini e dolci con prodigiosa e spontanea generosità. Sarà festa per tutti, veci e bocia, congedanti e reclute che mangiando e bevendo assieme, passeranno un momento molto bello sorridendo con sincerità. Con una punta di malinconia i nostri compagni ci racconteranno cosa hanno fatto in licenza, mentre noi con una punta di felicità penseremo a quando  toccherà a noi ad andare a casa. A quel punto sarà già tardi e domani puntualmente alle sei e trenta dovremo alzarci.  Questa sera resterà un ricordo come la puntata di un piccolo romanzo di storie felici, che dovremo conservare in questo scorcio, talvolta desolante e assurdo, della nostra vita.

Renzo Sossai

Pubblicato nel numero di giugno/luglio 1984 del “3Acque” Periodico santalucese