LUOGHI DI TESTIMONIANZA E PRESIDI DI CIVILTA'


Dicembre 2006

Ancora con l’eco delle parole da poco pronunciate dal reduce Francesco Giacuz in occasione dell’inaugurazione del Museo degli Alpini che mi risuonava nella mente, ho ascoltato la notizia dal telegiornale di due efferati omicidi commessi da giovani e di una altrettanto drammatica sequela di incidenti stradali con vittime in età giovanile e ho preso subito carta e penna.
Domenica 29 ottobre scorso, guardando il telegiornale delle 13,30, mi son venute alla mente, lucide più che mai, le parole di Francesco Giacuz, scandite solo poche ore prima, che individuavano nel nostro Museo un luogo di valori da trasmettere, non di celebrazione di un evento drammatico com’è stata la guerra.
Di quali valori possono essere in possesso quel giovane che sferra sei coltellate mortali al rivale in amore, oppure quello che fatto il pieno di alcol pigia sull’acceleratore, uccide se stesso e chi gli sta affianco? E di quali valori possono essere in possesso quei quattro sciagurati, che ad una manifestazione hanno incendiato il Tricolore ed offeso i nostri soldati caduti?
Tutte le nostre Sedi e il nostro Museo degli Alpini sono dei presidi di civiltà nei paesi e nella città di Conegliano, ma non lasciamoli testimoni chiusi e muti perché hanno tanto da dire.
Il Museo, luogo di testimonianza del sacrificio di tanti giovani, del comportamento eroico di altri, della fedeltà ai valori di Patria e Bandiera, può fare la sua parte nella necessaria educazione, non solo delle giovani generazioni, all’impegno sociale, al rispetto reciproco, al rispetto incondizionato delle Istituzioni, a far sì che cresca la convivenza e non l’intolleranza, a far sì che cresca la civiltà.
Le nostre Sedi, come il Museo, mostrano alle comunità l’impegno continuo degli Alpini, la loro storia, la loro dedizione alla salvaguardia delle tradizioni, la dedizione alla protezione del territorio e dei suoi abitanti.
Promuoviamo iniziative di cultura nelle nostre Sedi e portiamo i nostri figli e i nostri nipoti il sabato o la domenica a visitare il Museo degli Alpini di Conegliano. Diciamo ai maestri e alle maestre, agli insegnanti di scuola media inferiore e superiore, che possono portare le loro classi e che ad accoglierle ci sarà sempre un uomo con il cappello alpino in testa e lo sguardo fiero.
L’impegno assunto dagli alpini chiamati alla gestione del Museo non è meno gravoso di quello di chi ha benemeritamente lavorato per la ristrutturazione dell’edificio e per la costruzione della passerella lungo il Monticano. Chi si è preso a cuore questo impegno è animato da grande passione e desiderio di testimonianza, ma non va lasciato solo. A volte basta poco, una parola di incoraggiamento, mettersi a disposizione per qualche servizio, rispondere sì, senza esitare, ad una eventuale richiesta di aiuto per fare in modo che questo nostro servizio cresca, venga conosciuto ed apprezzato, assolvendo così alla funzione per cui è stato concepito.
Con l’impegno di tutti, questo nostro Museo può diventare rapidamente parte integrante della cultura di Conegliano e del suo territorio, ma sappiamolo: non è cosa già fatta, servono costanza ed impegno, servono perseveranza e progettualità, ma soprattutto serve divulgare il più possibile l’esistenza di questo luogo di storia, di memoria e di testimonianza alpina. E se ancora un giorno un bambino dovesse chiedere alla maestra se quel signore con la penna nera sul cappello è un uomo vestito da indiano, andiamo ancora avanti, vuol dire che c’è ancora da lavorare.

Antonio Menegon