LETTERE AL DIRETTORE


Ottobre 2006

I vecchi soldati non muoiono mai
Caro Brunello, ti scrivo in un momento molto triste della mia vita. Come tu ben sai, in pochi mesi ho perso tutta la mia diletta famiglia. Mi corre l’obbligo, in questo momento, di ringraziarti per aver voluto partecipare sia come amico, sia come direttore del periodico “FIAMME VERDI” al mio dolore. Ringrazio te e tutta la redazione, per aver inviato per lungo tempo a mio padre copia della rivista. Mio padre la leggeva con vivo interesse , perché diceva ben fatta e soprattutto perché per un lungo periodo della sua vita militare portò il cappello alpino. Nella campagna greco-albanese del 1941, apparteneva infatti al 3° gruppo d’artiglieria someggiata del 15° reggimento artiglieria.
Amava raccontare tanti episodi vissuti durante quel periodo di guerra, ricordava il fango dell’Albania, i sacrifici e gli eroismi di tanti, tantissimi soldati italiani.
Ricordava con nostalgia gli amati muli che furono per i soldati dei veri fedeli compagni di vita; l’attaccamento quasi morboso del conducente con il suo inseparabile mulo.
Finita la guerra fu congedato, intraprese la professione d’avvocato,ottenendo successi e riconoscimenti, ma ricordava con nostalgia quella indimenticabile parentesi della sua vita, che fu la vita militare.
Ricordo, quando venne promosso ufficiale superiore, l’orgoglio di poter fregiare il cappello alpino con la penna bianca.
Ora, mio padre non c’è più, voi alpini dite che è andato avanti; Lui amava ripetere la frase del generale MAC ARTHUR, che riprendeva una vecchia canzoncina dei cadetti dell’accademia militare americana di West Point; « I vecchi soldati non muoiono mai».
Ti ringrazio ancora e ti abbraccio.

Maurizio Bianchi


Fratelli nella notte