LEVA SOSPESA o ABOLITA?


2006

La LEVA è solo sospesa e non abolita!

Dopo circa un anno dalla partenza dell’ultimo contingente di leva, volevo proporre una nuova riflessione sul tema della sospensione del servizio militare obbligatorio in Italia. Qualcuno obietterà che è l’ennesima, che ormai ne abbiamo sentite fin troppe, ma ritengo sia necessario trattare questo tema tanto caro alla nostra associazione: per non dimenticare e, semmai, rinnovare!

Naja: paura, meglio, terrore derivante dal fatto di staccarsi dalla famiglia, dalla mamma; da chi fino a questo momento ti ha coperto facendosi ombrello contro le problematicità della vita comune
Naja è anche il mezzo che ti permette di voltare pagina, di dare un altro tono alla tua vita, nel bene o nel male.
Naja alpina ti offre (o meglio, offriva) la possibilità di crescere come individuo, diventando autonomo, ma nel rispetto di te stesso e degli altri; mettendoti sulle spalle il compito di condividere e tramandare valori quali la solidarietà, la fraternità, assieme alla tenacia, il rispetto per i propri simili e per la natura che ci circonda.

Purtroppo, la naja alpina è pur sempre un sottoinsieme della naja, quella demonizzata dalla stragrande maggioranza degli italiani. Almeno questo è quello che emerge ascoltando i nostri rappresentanti politici da più di trent’anni. E’ anche, però, un dovere sancito dalla costituzione tuttora vigente nel nostro “sacro” territorio nazionale.
Per questo motivo, prima di arrivare alla sua cancellazione, c’è stato un processo di avvicinamento cauto e ponderato da parte delle istituzioni preposte, condito da una strisciante propaganda che si avvaleva della, più o meno, ignara complicità delle persone più vicine ai coscritti.
Come al solito, è stato messo in evidenza solamente il contesto ripugnante della situazione. Mai è stata data voce pubblicamente a chi il servizio militare lo ha svolto adempiendo sì ad un dovere costituzionale, ma anche trascorrendo un periodo unico della propria vita, arricchendo il proprio bagaglio culturale e morale di esperienze difficilmente ripetibili.

Finalmente la nostra classe politica si è levata dell’ennesimo peso che la opprimeva, dell’ennesimo freno che le bloccava l’avanzata all’eterno potere sulla massa.
Per i nostri governanti, trasformare l’esercito del popolo in un esercito di professionisti, equivale a “stare al passo con i tempi”, tradotto: ancora una volta hanno trovato la scappatoia per lavarsi le mani di fronte alle loro responsabilità nei confronti della Nazione. Non avere più l’impiccio del najone equivale per il politico a non dover più assumersi nessuna responsabilità per l’operato del sistema esercito: non ci sono più da correggere gli atti di nonnismo, non serve più tranquillizzare le mamme, non serve più preoccuparsi della distanza da casa, non serve più trovare le parole giuste quando ci scappa il morto: tutti eroi! Tutti liberi di scegliere come farselo mettere in …quel posto.
I nostri governanti sono sempre molto lesti e precisi quando si tratta di fare i conti in tasca al cittadino e pretendere tasse. Abolire, tagliare e sospendere sono i loro verbi più gettonati a discapito di servizi necessari per la collettività di una Nazione che ha l’onore, e l’onere, di ritenersi di “cultura superiore” e “culla di democrazia”. La dinamicità dei nostri rappresentanti politici, inoltre, raggiunge i picchi di efficienza quando si tratta di “togliere” per “intascare”.
Essi hanno una visione europea, mondiale, spaziale dei propri interessi personali e delle lobbies che hanno loro affidato ingenti patrimoni da tutelare e accrescere. Peccato che molto spesso si dimentichino dell’Italia e degli italiani delegando ad associazioni di volontari, o al singolo cittadino, il compito di risolvere i contenziosi, di tappare la falla, di aiutare, di soccorrere, di proteggere...

Proprio in questo contesto trova la sua enorme utilità il servizio di leva: rappresenta quel trait d’union tra lo Stato e la possente forza dell’altruismo e del volontariato che si manifesta anche tramite associazioni come la nostra.
I nostri governanti hanno sospeso la leva per loro tornaconto, non per fare un piacere alla collettività. Anche se tutti sappiamo che chi non doveva fare la leva non la faceva comunque grazie alla provvidenziale intercessione di “santi” e “madonne”, e si sa anche che i “miracoli” vengono ricordati con generosi ex-voto!
Per i nostri governanti del 1900 la leva era un obbligo sacrosanto, un dovere per la patria, la via più semplice e legale per togliere migliaia di giovani dalle proprie famiglie e mandarli a combattere contro il nemico, minaccioso ai bordi del confine!
Per i governanti del 2000 la leva è scomoda, è un impiccio, quindi meglio avere un soldato “volontario” che volontariamente firma solo una liberatoria, per il resto ci pensano i politici a mandarlo di qua e di la, con l’illusione di quattro soldini in più nella busta paga e la magra realtà di essere utilizzato come strumento di pace per il portafogli dei petrolieri e non solo…
Quindi, il cittadino si trova a dover pagare più tasse per assicurare lo stipendio ai volontari, professionisti della guerra, pardon, delle missioni di mantenimento della pace…e nel contempo vedere i propri figli parcheggiati in aule universitarie, in centri sociali “okkupati”, negli uffici di collocamento, poiché la maggior parte di essi non riesce a trovare lavoro, o lo trova solo saltuariamente rimanendo precari e a carico dei genitori fino alla veneranda età di quarant’anni!

In Italia, dove siamo in possesso di una cultura immensa (ma come viene gestita??), dove ci battiamo per difendere i diritti di (quasi) tutta l’umanità (e la nostra, di italiani, dove va a finire?) e raccogliamo firme e prepariamo referendum per tutti (vivi, morti e ancora da concepire...) siamo un paese di 56 milioni di arlecchini!
Forse è tempo che anche un’associazione come la nostra dica di “NO! non siamo d’accordo”, basta subire gli ordini che arrivano dall’alto e “tira e tasi”!
E’ da tempo che si parla, che ci si riunisce per trovare un’alternativa alla soppressione della leva, di come fare per alimentare i reparti militari alpini superstiti e come avvicinare i giovani alla nostra associazione. Penso sia ora di maturare una proposta concreta e portarla avanti come siamo in grado di fare, come caratteristica dei nostri 2 colori (il grigio e il verde), tipico della penna nera che ci pregiamo di portare sul nostro cappello, in memoria dei nostri “veci” che hanno sacrificato la propria vita per lasciare a noi, e a quelli che verranno, una nazione migliore.
La forza dell’ANA sta anche nel numero! Sicuramente siamo abbastanza per raccogliere le firme necessarie per indire un referendum, in maniera tale da consultare direttamente la nazione sul tema leva: abolirla definitivamente (e con essa anche gli Alpini), o riformarla.

Ovviamente io mi esprimerei a favore di un reintegro del servizio di leva, ma veramente al passo con i tempi e a servizio della comunità.
A mio avviso, la vera riforma sarebbe di mantenere obbligatorio per i coscritti l’anno di patria servitù, come sancito costituzionalmente; di allargarlo ad ambo i sessi e di aumentare il ventaglio di possibilità di crescita da offrire al giovane: non solo un’esperienza di vita militare, ma anche di volontariato presso altri enti ed istituzioni a livello comunale, provinciale, regionale, nazionale. Così da dare a tutti la possibilità, il diritto/dovere di sporcarsi le mani veramente per un anno: chi tra la merda sbalzando su un campo di addestramento in Val d’Aosta; chi raccogliendo la merda di un vecchietto malandato in una casa di cura; chi prendendo merda da un dirigente didattico che da quarant’anni vive nella bambagia e non vede più in là del proprio naso.

In questa maniera le istituzioni prenderebbero i proverbiali “due piccioni con una fava”:
- avere del personale “vergine” da formare per impieghi base;
- farsi una specie di pubblicità per invogliare i giovani ad inserirsi in quel tipo di ambiente lavorativo, nel futuro prossimo.

Per quanto riguarda la comunità, i vantaggi di una simile situazione sarebbero molteplici (sulla carta):
- togliere i giovani dalla strada, dal frequentare ambienti malavitosi e dai vizi;
- impegnare i giovani nel sociale, quindi abituandoli al servizio, al volontariato e sviluppando in loro un senso di altruismo, o di alpinità;
- aiutare i giovani a scegliere per il proprio futuro;
- aiutare i giovani a capire come gira il mondo;
- responsabilizzare i giovani sia da un punto di vista umano personale, sia sociale;
capovolgendo quello che è l’attuale pensiero dominante secondo il quale il soddisfacimento dei propri bisogni è intangibilmente al di sopra di qualsiasi altra categoria mentale.

Ricordiamoci che un insieme d’individui legati da ideali comuni (leggi ANA) fa “paura” e ha potere contrattuale: Nobis incedentibus rupes ruunt, mentre un insieme di individualisti, privi di collante, può essere manovrato tranquillamente come il cane pastore fa con le sue pecore.

Anin…varin fortune!

Gabriele DAL BIANCO
gruppo “M.O. Maset”