…Co ò finì qua, dove vae mi dopo?


Aprile 2006

Sezione nel cantiere di Pinzano, a 30 anni dal devastante terremoto del Friuli

Sono trascorsi trent’anni da quel tremendo 6 maggio 1976, da quella scossa tellurica tanto forte da provocare una catastrofe immane nell’amato Friuli.
Intere famiglie distrutte tra morti e feriti, danni irreparabili economicamente e psicologicamente, paesi cancellati dalla violenza della forza distruttrice scatenatasi nel sottosuolo, come ogni tanto succede, ma senza preavviso o cadenza programmata o prevedibile.
Morte e distruzione: ecco cosa si sono trovati i superstiti e i soccorritori all’alba del 7 maggio 1976. Non più strade, case, scuole, chiese, municipi, acquedotti, fognature, corrente elettrica e quant’altro è necessario all’uomo per vivere dignitosamente e che l’uomo stesso si è creato per le sue necessità quotidiane. Non più pane, né fresco né vecchio, non più acqua, non più tetto con sotto le vettovaglie dell’uso quotidiano, non più un letto per le stanche membra.
Disperazione, maledizioni, allarmismi di ogni tipo, funerali poveri e zitti per i più fortunati tra i morti; gli altri sono sotto le macerie: vivi, feriti, inconsci, urlanti, morti. Così sono finiti i forti friulani, così sono state cancellate 1000 persone e così si sono trovati a sopravvivere coloro che il terremoto non aveva ucciso, non si sa bene con quale criterio e motivo.
Il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Franco Bertagnolli decide un intervento immediato dei suoi soci a titolo di mero volontariato, per alleviare il più possibile le sofferenze ai friulani duramente colpito dal sisma. Eseguita una ricognizione dispone con l’aiuto di qualche suo fido le modalità ed i tempi. Quindi con la fermezza, il carisma e la personalità di un vero comandante riunisce i presidenti di sezione e annuncia loro le decisioni, peraltro non discutibili, e quindi solo attuabili a brevissima scadenza.
Undici i cantieri in apertura immediata, ogni cantiere avrà un capo con pieni poteri e facoltà decisionali, sarà consigliato dai presidenti delle sezioni facenti parte del cantiere.
A noi, sezione di Conegliano, è stato assegnato assieme alle sezioni di Treviso, Vittorio Veneto, Savona, Imperia, Valdagno e Pordenone il cantiere n° 10 in Pinzano, con sede presso una casermetta dimessa.
Direttore del cantiere è l’alpino geometra Raimondo Alberto di San Remo e capocampo Mario Barbieri di Pordenone.
La nostra sezione, sempre pronta, disponibile, volonterosa, spontanea e con un’alpinità invidiabile, ha espresso, attraverso i suoi migliori volontari azioni di solidarietà encomiabili, superando difficoltà con sacrifici personali non codificati. Ognuno ha dato il meglio di se stesso senza nulla chiedere se non “co ò finì qua dove vae mi dopo?”
Questo era lo spirito che regnava tra i volontari più o meno improvvisati: muratori, carpentieri, falegnami, idraulici, elettricisti, imbianchini, manovali ma anche inservienti polivalenti sempre ed a qualsiasi ora disponibili a ogni richiesta di aiuto o intervento diretto o su segnalazione di “radio scarpa” (i me à dita che là i à bisogno).
Umiltà soprattutto e volontà quotidiana espressa per il solo piacere di poter donare le proprie forze e talvolta anche una parola di conforto in quelle famiglie semidistrutte, le cui case molto spesso avevano addobbi alpini, segni tangibili di una naja trascorsa quasi sempre nella gloriosa Julia.
Ci siamo prodigati in tanti, 128 nel cantiere, per un totale di 2940 ore lavorative e uno in fureria a Conegliano, non meno prezioso e fruttifero degli altri. Abbiamo dato quello che era nelle nostre possibilità umane e nelle nostre capacità. Nessuno ha nicchiato o scantonato. Tutti hanno fatto il possibile ed anche l’impossibile ma ci siamo anche arricchiti di una esperienza unica e, speriamo, irripetibile.
La lezione di umiltà ricevuta da Gigi Pollastri e dal fratello Mario (generici) e da Dugone, per un mese re delle marmitte, non la potremo mai dimenticare.
Agli alpini volontari chiedo venia per non poterli elencare tutti come vorrebbe il mio cuore ma l’elenco diventerebbe troppo lungo. Gradita mi è comunque l’occasione che mi è stata data di potermi esternare e dire a tutti voi il più affettuoso grazie per quel che avete fatto e per avermi anche sopportato durante questo periodo di sconcerto e preoccupazione.
Alpini non scordatevi: a Pinzano abbiamo dato i natali alla protezione civile. Che bello!

Lino Chies