COL DI LANA


Dicembre 2005

L'ottantesimo sul Col di Lana

I Gruppi del Solighese realizzano un grande striscione che rende omaggio a tutti i caduti del Col di Lana. Una iniziativa bella e significativa del nostro Ottantesimo


La Messa sul Col di Lana

Concretizzare una iniziativa che prende spunto da un appello di Fiamme Verdi, questo è stato l’impegno assunto da Pieve di Soligo, Solighetto e Barbisano.
L’idea di portare a spalla sull’Ortigara e sul Col di Lana uno striscione che ricorda l’80° della Sezione di Conegliano ha avuto subito l’avvallo di Bepi Collodet, Giovanni Mazzero e Luigi Donadel entusiasti trascinatori degli iscritti all’ A.N.A. delle rispettive Associazioni.
I tre capigruppo coinvolti hanno risolto al meglio anche la voce “costo” facendo scucire ad amici, simpatizzanti e Alpini stessi un euro ciascuno.
Coperta la spesa dello striscione, la somma restante (€ 176) è stata fatta pervenire al nostro quadrimestrale Fiamme Verdi, come riportato nell’ultimo numero del giornale. Questo l’antefatto di una piccola sfida mirante ad aggiungere un altro tassello al consistente programma stilato dalla nostra Sezione per 1’80° compleanno.
Oggi, prima domenica di agosto, è la volta del Col di Lana; l’approccio alla salita ha luogo imboccando in località Palla una ex strada militare. A Pian da Lasta uno spiraglio nella sequenza di larici, betulle ed abeti ci fa ammirare la splendida nord del Civetta, forse la più bella parete dolomitica, che da questo osservatorio privilegiato diventa addirittura una visione mozzafiato.
Entriamo nel vivo della spedizione avvolgendo lo striscione alle paline di supporto formando così un carico trasportabile a spalla. Durante la salita il dottor Villanova (“vecio” ad honorem del nostro Gruppo) ci scruta
uno per uno pronto a captare ogni minimo segno di cedimento nei portatori di turno, a riprova che il nostro medico non si considera mai fuori servizio.
Tra nigritelle ed arnica, lo striscione guadagna quota, i quattro cippi (Panettone, Cappello, Galleria e Chiesetta) lo vedono sfilare sorretto da “sherpa” motivati e fermamente convinti di doverlo depositare ai piedi della croce di vetta.
Spiegato ed esposto come da programma lo striscione fa bella mostra di sé, suscita ammirazione e curiosità anche nel picchetto militare austriaco i cui componenti hanno certamente capito, pure se l’idioma non è quello Viennese, che la scritta TUTTI I CADUTI rende onore anche al loro bisnonni.
La sommità del Col di Lana è tutto un brulicare di coloratissimi escursionisti in netto contrasto con gli occupanti in grigioverde del 1915-1916 quando incombeva ossessivo il timore che dall’alto potesse arrivare qualche “oggetto” in grado di mutilare, dilaniare o, se tutto andava bene, lasciare dentro un qualcosa che avrebbe segnato negativamente tutti i restanti giorni.
Torniamo però al presente accostandoci a un posto sacro che non ha navate o arredi preziosi, un luogo di culto senza stili architettonici ma che forse nella sua semplice linearità li racchiude un po’ tutti.
Don Gianpaolo, intanto, ci ricorda i nostri doveri, i dettami evangelici, il nostro fine ultimo.
Passiamo dal sacro al profano: a quota 2462 un languorino ci ricorda che spirito e stomaco hanno le stesse esigenze; noi abbiamo il dovere di alimentarli entrambi.
Espletata l’operazione e apprezzato il fuori programma offerto dalla Natura, che ha mandato in scena un turbinio di nevischio, si avvicina velocemente l’ora di puntare al fondovalle; ci apprestiamo a rifare il percorso inverso con lo stesso carico ripiegato.
Nella discesa avremo dalla nostra la forza di gravità e comunque, come ripetono saggiamente Marsilio e Narciso, de riva in do tut iuta. Ci scopriamo euforici, avvertiamo questa sensazione nel riandare mentalmente ai momenti più belli di questa giornata che ci ha riservato emozioni e appagamenti, unitamente alla soddisfazione di avere svolto bene il nostro compito. All’imbrunire, ripassando da Pian da Lasta, scopriamo un Civetta arrossato, stessa tonalità delle nostre facce, lo interpretiamo come un segno di assenso condiviso.

Renato Grumier


L’altra faccia del Col di Lana

Sappiamo bene come finiscono tutti i salmi e non poteva certo far eccezione il finale della giornata dedicata al Col di Lana. Provocati da una invitante proposta buttata là dal presidente Toni Daminato, ci siamo trasferiti dalla Val Cordevole alla Val Fiorentina dove una accogliente mansarda e la cordialità della signora Francesca ci hanno messo nelle condizioni di sentirci come fossimo in famiglia.
E qui Toni, con maestria, ha provveduto a ridurre in sottili discoidi il frutto del sacrificio di un maiale abbinandoli successivamente, in un riuscito accostamento, a un impasto cotto al forno di una diffusissima sostanza derivata dal frumento.
Ha ritenuto poi che quell’accoppiata andasse inumidita da un elemento moderatamente alcolico alleggerendo il recipiente dal collo lungo e gravandone altri dalle dimensioni più ridotte che ricordavano nelle linee la forma elegante del calice.
A completare l’opera arriva in tavola una cagliata con stagionatura da prova di palloncino e dal sapore decisamente caseario.
Indubbiamente un bel finire in gloria. Il clima creatosi ha confermato, se ce n’era bisogno, l’elevato grado di ospitalità posseduto dal perfetto padrone di casa.
Un grazie dovuto e ...alla prossima.

R. G.