GLI ITALIANI MUOIONO DA EROI


Aprile 2005

Scrivo queste righe sull’onda d’emozione che ha appena pervaso l’Italia contribuendo a creare quella silenziosa crescente autocoscienza individuale e sociale che per anni abbiamo, forse, dimenticato o nascosto a noi stessi.
L’ennesimo “anonimo” Uomo comune Italiano è appena morto nell’atto di proteggere e salvare un’altra persona:
si chiama Nicola Calipari.
Si scopre ora una maggioranza silenziosa di italiani e non, che, fieri del loro Uomo, lo onorano, pazienti per ore in coda, in uno dei simboli della nostra storia, della nostra unità, del nostro essere Cittadini di una Patria culla di cultura e di filosofia, di tolleranza e di solidarietà, esportate ovunque sul nostro pianeta.
Sì, perché i nostri Eroi sono unici, sono diversi da quelli delle altre civiltà o culture. Lo avete mai notato? La nostra figura di Eroe si immola, si sacrifica per salvare altre vite, per consentire ad altri di continuare a vivere. È la generosità dei nostro essere “comuni”. È il nostro modo di valorizzare il sacrificio che si va compiendo.
Altre culture, altre civiltà, pur evolute e progredite, considerano Eroe colui che annienta il maggior numero di nemici e, nel farlo, finisce con il sacrificare se stesso.
C’è una fondamentale differenza!
Ma c’è di più. Gli ultimi esempi di Eroi nazionali, con il loro estremo sacrificio, hanno gettato il seme per quel sentimento latente, ma troppo spesso sopito o vergognosamente dimenticato, di amore e di rispetto per le nostre Istituzioni, per la nostra Patria, per il nostro prossimo. Di orgoglio di essere Italiani. Con o senza il nostro Cappello Alpino in testa! Di senso del dovere.
Ed ecco che il Tricolore torna orgoglioso a sventolare, gonfio d’aria, come una vela sulle piazze più importanti della nostra Nazione. Sulle terrazze e sui giardini delle case di noi semplici cittadini.
E non perché ha vinto la nostra Nazionale di calcio o la Ferrari è arrivata prima in un Gran Premio!
No, perché finalmente prendiamo coscienza del valore dei nostri Eroi. Gente comune, schiva, a volte, come tanti di noi, con una vita pressocché anonima, normale. immensi nel momento estremo.
Immensi ancor di più, quando con il loro sacrificio, si accendono coscienze, si da orgoglio e senso di Patria, si induce la gente a pensare e riscoprire che “Italiano” è bello; che la nostra Nazione è una e unica, da Capo Murro di Porco, in Sicilia, fino alla Vetta d’Italia in Alto Adige; che la nostra cultura è la base, il fondamento di numerose altre, più giovani ed ancora, in parte, più orientate alla guerra della nostra.
Ovunque ed in ogni tempo in cui i nostri soldati sono stati impegnati in missioni, in guerre, in attività addestrative, hanno sempre portato, da bravi ambasciatori, alto il nome della nostra Patria, alto il senso d’umanità, prima ancora di quello di attitudine militare, riuscendo a risolvere, sempre, situazioni complesse, con la mediazione, con la parola, raramente con le armi.
Grazie Eroi, grazie per il vostro triste sacrificio: la Nazione, con Voi, ha riscoperto il proprio orgoglio, la propria fierezza.
Siamo depositari di una civiltà millenaria, complessa ed evoluta. Siamo forse ora testimoni del nostro tempo, delle culture a noi parallele. Non più succubi ricettori da destra o da sinistra, dall’alto o dai basso, di modelli, stili di vita odi eroi da importare.
Grazie, abbiamo i nostri e, con tutto rispetto, sono i migliori. Viva l’Italia, viva Chi l’ha fatta riscoprire a tutti noi.

Francesco Tuan