LETTERE AL DIRETTORE


Dicembre 2004

A proposito di trabiccoli…

Egregio Direttore, ho letto con interesse l’editoriale del Presidente Daminato nel numero di ottobre di Fiamme Verdi e mi congratulo per la sua ferma presa di posizione a riguardo dei cosiddetti “trabiccoli” alle Adunate Nazionali.
Sono anni che mi rodo il fegato nel vedere certe stupidaggini, certi atteggiamenti, certi comportamenti
alle Adunate Nazionali, da parte di persone che non oso definire Alpini, ma gente che offende quello che veramente sono gli Alpini, l’amore degli Alpini per la gente in difficoltà, l’umiltà nel presentarsi e nel dare senza domandare, l’aiutarsi, il ritrovarsi e il far festa in allegria.
Il far festa in un certo modo di alcuni vuol dire rovinare la festa ad altri? L’ignoranza di alcuni che pensano di rovinare le canzoni di un coro improvvisato, di interrompere il suono di una fanfara o di qualsiasi altro strumento musicale, non fa parte del vero spirito alpino.
Ogni anno partecipo all’Adunata Nazionale, ogni anno parto con lo il desiderio di passare dei giorni in armonia, in allegria con gli amici di sempre e ogni anno dico: “il prossimo anno rimango a casa ...non lì sopporto più! “.
Però poi ritorno sempre perchè lo spirito alpino deve essere al di sopra di certa gente per rispetto degli Alpini che hanno dato e di quelli che stanno dando moltissimo a tutta l’Italia.
Comunque darò il mio contributo affinché tutto questo bordello cessi. A Parma fotograferò tutto quello che non ha niente a che fare con l’Adunata Nazionale e lo invierò a chi di dovere, cercando di sensibilizzare più gente possibile, per raggiungere l’obbiettivo, eliminare i motocoltivatori, le vasche da bagno con la bandiera italiana, gli ubriachi volgari che disturbano le persone del posto ecc. ecc.
Se così faranno anche altri Alpini, la nostra Sezione potrà presentarsi a Parma senza trabiccoli.
Se tutte le Sezioni d’Italia eliminassero
per davvero le stonature avremmo raggiunto l’obiettivo di far vedere all’Italia chi sono veramente gli Alpini e noi potremo partecipare ad una Adunata Nazionale vera.

Battista Gallo


Rossoch e volontari

Cade quest’anno il decimo anniversario dell’inaugurazione dell’asilo di Rossoch costruito, come molti lettori sapranno, grazie all’aiuto degli alpini che, volontariamente e a discapito dei propri interessi personali, hanno deciso di partire per portare in Russia un aiuto importante e un po’ di alpinità.
Per ricordare quell’evento e per ringraziare quegli alpini, le varie Sezioni hanno deciso, di comune accordo, di concedere una medaglia in segno di riconoscimento e di ricordo.
In tutte le Sezioni, così come in quella di Conegliano, ci sono stati quei volenterosi alpini che 10 anni fa hanno partecipato alla “Missione di Rossosch”, ma mentre le altre Sezioni hanno dato la dovuta evidenza alla circostanza, quella di Conegliano non lo ha fatto, nonostante le molteplici occasioni presentatesi.
Si è verificato che nella maggior parte dei casi le medaglie sono state consegnate da interposte persone, spesso dello stesso gruppo, dopo essere magari passate per diverse tasche prima di arrivare a destinazione, e così quello che doveva essere un simbolo della riconoscenza da parte della Sezione, è stato spogliato del significato proprio del gesto, riducendo la riconoscenza stessa (la medaglia) ad un nudo e freddo pezzo di metallo.
Non vogliamo dire che fosse assolutamente necessario dar luogo ad una cerimonia apposita per la consegna delle medaglie, ma di certo, come è già stato detto, non sono certamente mancate le occasioni per ringraziare quegli alpini, magari posticipando la consegna ad un momento più adatto per darne il giusto risalto.
L’intento con cui è stata scritta questa lettera non è di criticare l’operato e di certo non quello di insegnare, ma solo di far sapere ai nostri alpini che hanno lavorato a Rossosch, che anche senza cerimonie noi saremo sempre fieri di loro, come lo sono i bambini di quell’asilo e le loro famiglie, gli saranno grati per sempre, ma di far sapere alla Sezione che gli alpini del gruppo di Pieve di Soligo avrebbero agito diversamente.

Andrea Cesca