I REDUCI DEL VAL PIAVE


Dicembre 1989

I Reduci del Battaglione “Val Piave” del 7° Alpini si sono ritrovati dopo 50 anni

Sono un vecchio ufficiale degli Alpini, classe 1908, porto la penna nera dal 1930; sono quindi un “vecio” veramente “vecio”, sono il cap. Emilio Romanini dei 5°, 7°, 11° Reggimento Alpini.
L’11 Giugno 1989 ho vissuto la più commovente e più memorabile giornata della mia vita militare. Ho avuto la fortuna e la gioia di riuscire a riunire e rivedere una parte degli alpini, sottufficiali ed ufficiali, che con me hanno partecipato nel 1939 alla ricostituzione del Battaglione Vai Piave e Tai di Cadore.
Insieme all’alpino Giovanni Daccò di Conegliano, al quale va tutto il merito dell’organizzazione, avevo indetto mesi prima il Raduno dei superstiti del Vai Piave per ritrovarci e celebrare insieme il cinquantenario della ricostituzione.
La risposta al nostro appello è stata superiore ad ogni aspettativa: 64 alpini, 7 sottoufficiali, 4 ufficiali si sono trovati a Tai. Un riuscitissimo raduno di settantenni ed oltre!
stata per me una gioia ed un’emozione profonda ricevere tante testimonianze di ricordo, di stima e persino di gratitudine. Ho constatato ancora una volta come fra tutti gli alpini, indipendentemente dal grado, si possa costituire un vincolo saldo e fraterno che dura tutta la vita. Ma soprattutto ho constato ancora una volta, quanto noi alpini abbiamo diritto di sentirci fieri di essere tali.
Proprio allora, nell’estate del 1939, nei giorni turbinosi e difficili della mobilitazione e della ricostituzione del Battaglione, quando milletrecento borghesi, strappati dalle famiglie e dal lavoro, dovevano ritornare soldati in pochi giorni, e riimparare i mille doveri della disciplina militare, ebbene proprio in quei giorni mi sono reso conto delle meravigliose qualità degli alpini. Tutti richiamati dopo anni di congedo, li ho visti fare tutti il loro dovere con disciplina, impegno, spirito di sacrificio ammirevoli; rarissimi gli scansafatiche, i marca visita, i lavativi.
Tutti, dal comandante del Battaglione Ten. Col. Calvi all’ultimo soldato abbiamo fatto il nostro dovere in modo totale e, oso affermare, con entusiasmo. Così in quindici giorni, il battaglione è nato ed è partito da Tai per la Val d’Aosta, perfettamente inquadrato ed efficiente. Mille tre cento “borghesi” erano ritornati “alpini”. Per tutta la sua breve e fortunata vita, dall’agosto 1939 al novembre 1940, il Vai Piave, in pace ed in guerra al Fronte Occidentale, ha dato a tutti i suoi componenti la soddisfazione di vivere in un reparto dove esisteva un’atmosfera di solidarietà, di cameratismo, di fiducia reciproca. Non per niente l’abbiamo chiamato “il più bel battaglione”!
Merito del comandante, ma merito anche e soprattutto di tutti gli alpini. Per questo abbiamo conservato un gran bel ricodo di quel periodo della nostra vita, e l’ho potuto accertare l’li giugno scorso.
Mi sono domandato più volte perchè noi alpini ci sentiamo migliori degli altri e siamo così uniti fra noi; la risposta è forse questa: la gente di montagna ha un’educazione di famiglia e di ambiente, che comporta un
atavico senso del dovere, dovere inteso nel modo più ampio, cioè osservanza di quei principi morali che devono regolare i rapporti fra gli uomini. Noi ci impegniamo sempre nel fare quello che riteniamo doveroso fare. E siamo poi gratificati e fieri di aver adempiuto insieme a tali doveri; ci siamo conosciuti, ci siamo apprezzati, abbiamo fraternamente diviso fatiche, disagi, rischi; ci sentiamo legati e solidali. Ed è per questo che manteniamo negli anni il vincolo che ci unisce, fondato su stima e amicizia reciproche. e per questo sentiamo la gioia di ritrovarci.
A Tai nella festa del cinquantenario ho ritrovato gli stessi uomini del 1939, felici di rivederci vivi e di rievocare insieme ricordi di un tempo. La vecchiaia di tutti noi è apparsa per un giorno illuminata di giovinezza. Sotto un sole radioso, il Raduno è incominciato nella Piazza Tiziano a Pieve, con la festa degli incontri e degli abbracci. Poi incolonnati, con in testa bandiere e gagliardetti e ci siamo trasferiti a Tai, nella “nostra caserma”, accolti nel gran cortile dei reparti in armi del Battaglione Cadore.
La cerimonia si è iniziata con la celebrazione della Messa, fatta dal Cappellano militare che ha pronunciato un toccante sermone sulle virtù che gli alpini
devono praticare (e direi anche tutti gli uomini). Ha poi parlato il Col. Rolando, comandante del Cadore, al quale dobbiamo perenne gratitudine per averci accolti e festeggiati con una cerimonia militare perfetta e con una ospitalità fraterna e cordiale. Le sue parole di lode e apprezzamento per il nostro spirito di corpo e di attaccamento alla “penna”, ci hanno commosso ed entusiasmato; egli ci ha addirittura additati ai “bocia” come esempio da seguire.
Ho dovuto poi prendere la parola io, ed ispirato dal mio stato d’animo esultante e felice per la meravigliosa esperienza che stavo vivendo, ho improvvisato un discorso, che, per mia fortuna, è stato ascoltato ed applaudito con convinzione da tutti (almeno così mi hanno detto in molti e spero sia vero). La cerimonia militare si è chiusa con il saluto alla bandiera del Battaglione Cadore.
seguito un signorile ricevimento al Circolo Ufficiali e poi noi “veci” ci siamo trasferiti alla Caserma Buffa, dove abbiamo avuto un Rancio Speciale, che più speciale e squisito di così non poteva essere. E poi nel cortile ancora due ore di chiacchiere, di rievocazioni, di racconti “veri” fatti da ufficiali e da soldati.
Il momento del “rompete le righe”, è arrivato inesorabile e ciascuno, lieto e soddisfatto della indimenticabile giornata, ma con una punta di tristezza, è ripartito per la sua casa.
Finché potremo cercheremo di ritrovarci ancora in occasione della Festa Annuale del Battaglione Cadore o dell’Adunata Nazionale. E sarà sempre una gioia di rivederci.
Grazie Alpini del Vai Piave, Vi voglio bene!

Emilio Romanini
Ottobre 1989