ALLA POLVERIERA


Maggio 1985

ALLA POLVERIERA NELLA «STAGIONE DEI NIDI»

La primavera ha strappato le redini alla stagione e nessuno può più trattenerla. Alla polveriera di S. Maria di Sclaunicco, duemila metri di campi piatti di orzo nuovo prima di una casa, ci sono venuto oggi per la quarta volta. Ci dovrò trascorrere, per la quarta volta, una settimana che ieri mi oscurava ogni pensiero.
Qui ho vissuto nella stagione fredda tre avventure settimanali su terra ghiacciata, unico stormire quello mosso dai fagiani intanati nel folto della macchia, famiglia timorosa di una morte sola e invernale, che nulla sa di polemiche umane e di spari precettati a referendum. Ci comanda un sottotenente con la barba staccata, proprio come noi, un fratello che accetta l’abbraccio delle parole amiche e chiede solo di non essere tradito nel rispetto di un dovere che dicono sacro, a cui egli è preposto in questa settimana tra i campi friulani.
Vivo per la quarta volta con ventotto alpini comandati e sono Aiutante di Sanità: ora che il sole è caldo spreco dovizie di un farmaco solo che non entra in boccette e confezioni: cerco nel loro sconforto l’attimo per una pacca sulla spalla, una risata o due parole che non sappiano di garand o di fal.
Ho ventotto amici alpini e una gioia sola: esser riuscito a spiegare loro che nessun luogo in cui trionfi la stagione dei nidi può essere una gabbia, che la nostra settimana non è gettata al vento perché nessuno di questi fiori, come anche la nostra amicizia, si schiude senza motivo e senza entrare nella nostra storia, perché non concede repliche di voli la farfalla bianchissima che ci dà spunto e coraggio di scrivere parole disusate su una cartolina, a una bambina del paese nostro, due occhietti che ... chissà !?
E vorrei suggerirlo a tante caserme e a tante polveriere; guardatevi attorno: le potenzialità sono forti, esplosive se le affiancate ai vostri vent'anni. Troppo facile e inutile bruciare in partenza e a suon di preconcetti questa esperienza che ci è data.
E quello che potremo trarne insieme non sarà fatto di fiori o di farfalle, sarà forse la forza di chi ha voluto provare e attraversare i’ esperienza di un anno così scomodo senza stare a imprecare, senza lasciarsi andare alla rabbia che infuoca anche i minuti e non risolve mai.
Renzo