ITALO DE CANDIDO


Dicembre 1977


Italo De Candido in un vittorioso arrivo in una fase regionale
del Campionato A.N.A. di slalom gigante.

Incontro con ITALO DE CANDIDO

Italo De Candido di professione insegnante elementare, che nella carriera militare, dopo diversi richiami per corsi di aggiornamento (1960-1963-1973), ha raggiunto il grado di Ten. Colonnello degli alpini, è stato da noi intervistato.
- Ci risulta che la passione per la montagna lo tenga impegnato d’estate e d’inverno, per quanto riguarda tale attività che da moltissimi anni lo vede sulle cime, ci risulta che abbia pubblicato già tre guide, edite da Tamari - Bologna il noto editore del C.A.I. e dei più importanti alpinisti europei, e che un’altra stia per vedere la luce. Vuol dirci qualcosa in proposito?
- Nelle tre guide già uscite «L’Anello del Comelico», «L’anello di Sappada» e «Anello Bianco», descrivo dettagliatamente, nelle prime due, due «Alte Vie» da me ideate, percorse, lavorate e talora ferrate sui confini del Comelico e Sappada. La terza spiega un percorso sci-alpinistico che comprende entrambe le zone. Era il 1971 e volevo fare qualcosa per il centenario degli alpini ... così percorsi un’ottantina di chilometri sulle creste che videro il sacrificio delle «Penne Mozze» nel 1915-18, per render Loro onore, per unirli ad «anello» tutti assieme e noi con Loro nello spirito alpino che va oltre la morte ! «Anello» sta quindi a significare oltre che «circolare», anche questa comunione di anime e ... più «anelli» una catena della fratellanza e della vera comunità, come quella che risalta sullo stemma del Cadore unente due castelli con l’abete; per questo ho dedicato la mia prima alle «Penne Mozze». Nel testo sono descritte non solo le tappe dell’itinerario, ma tutte le leggendarie imprese degli Alpini su quei monti ed un esauriente cenno geografico ambientale e storico della zona, oltre a capitoli sulla economia, sul folklore, sulle leggende, sulle curiosità e sulle origini della lingua ladina in Comelico.
- A proposito della lingua ladina in Comelico, abbiamo letto sul Gazzettino che Lei ha vinto il concorso triveneto di poesia ladina.
- Era la prima volta che partecipavo ad un concorso di poesia. Ho vinto inviando tre mie composizioni dal titolo «Tauta de peç (zocca d’abete), «Dolfo» (Rodolfo) e «Majada» (nevicata) nella lingua del mio paese d’origine, S. Stefano di Cadore.
- Ha qualche altro programma in merito?
- Ho poco tempo disponibile preso come sono a curare l’edizione di un Vocabolario ladino, lasciato incompleto dal defunto Cap. degli Alpini Germano De Zolt, cui si intitola il gruppo di Campolongo di Cadore, in calce all’opera vi sarà anche una raccolta delle mie poesie ladine.
- Ritornando alle sue guide, risulta che parecchi alpinisti abbiano già percorso gli itinerari; sono essi difficili?
- Sono alla portata di alpinisti anche di media levatura purché allenati a camminare; i tratti ferrati possono essere evitati con varianti facili, tutte descritte sulle guide.
Inoltre essendo circolari, le «Alte Vie» possono essere interrotte a piacimento e riprese al ritorno delle condizioni ottimali. Nel testo ho descritto tutti i sentieri che permettono un rientro rapido al fondo valle-luogo di partenza, appunto per facilitare gli alpinisti che intendono percorrere gli «Anelli» in periodi staccati. Le guide, penso, siano esaurienti. Ho fatto omaggio delle mie guide alla sezione di Conegliano per iniziare una biblioteca di opere alpine, che possono essere consultate dai soci.
Concludendo il discorso sulle mie «Alte Vie», esse ci portano in alto, nel cielo, nell’aria pura non inquinata e ci deliziano con paesaggi selvaggi ed incontaminati e ci fanno scendere a valle più buoni forse capaci di migliorare questa nostra società corrotta. In particolare «Anello bianco» è una guida completa allo sci-alpinismo che ci toglie dalla città fumosa e televisiva per portarci sulle vergini nevi e farci sentire la parte migliore di noi stessi in comunione con i nostri compagni così come eravamo al campo alpino ove fiorì quel legame sano e sincero che caratterizza le nostre adunate, da stupire il mondo intero.
- Abbiamo sentito che l’estate scorso doveva uscire «L’Anello del Cadore»; vuol riassumere in breve?
- La nuova guida doveva uscire appunto in giugno. Invece il grave incidente che ho subito mi ha impedito di lavorare per completare l’opera.
- Non sapevamo nulla, che cosa è successo?
- Nel percorrere un nuovo itinerario invernale, nell’attraversata cogli sci da Monte Elmo (S. Candido) al Passo Monte Croce  Comelico, una crosta ventata ha ceduto per cui sono scivolato luogo una parete gelata per circa trecento metri ... fratturandomi ed incrinandomi una decina di costole e la scapola destra… potevo morire; ho camminato fino a valle per un’ora e mezza in quelle condizioni con l’aiuto dell’amico Michele Happacher: era il 17 aprile e solo ora ho ripreso l’uso del braccio, lentamente, dopo trazione e gesso.
- Conosciamo la sua grande passione per la montagna sia estiva che invernale, le sue varie attività extra professionali: quale fondatore e Presidente dello SCI Penna Bianca cui Lei si dedica con passione e competenza non trascurando la sua professione di insegnante che anzi lo trova attivamente impegnato. Pertanto La ringrazio e Le porgiamo i migliori auguri per una pronta guarigione e soddisfazione in tutte le sue attività.
Grazie a Voi... e Vi avverto che la Azienda di Soggiorno Valcomelico a Sappada danno in ricordo una medaglia in bronzo a chi terminagli «Anelli», mentre un bicchiere di vino buono lo trovate a casa mia.
RE - BRU