COROCASTEL


Dicembre 1977

IL COROCASTEL

Quasi dodici anni fa il Corocastel nasceva dal solito gruppo di amanti della montagna che, nel cantarne le melodie, rivivevano i momenti belli passati tra i boschi o sulle rocce e la neve. Qualche accordo ben eseguito riusciva a riportarmi idealmente verso quei luoghi così suggestivi, oppure un focoso e vivace canto degli alpini mi faceva rivivere le gesta di quei giovani soldati.
 Mi sono chiesto perché questo genere musicale riscuotesse tanto successo tra persone di varie età e condizioni sociali e la sola risposta che ho trovato è questa: tutto quanto il Corocastel canta è una rappresentazione di attimi di vita vissuta, di vita dura, reale, di morte anche, di amori dolci e malinconici, di lavoro in miniera e di assalti alla baionetta, e il tutto è sempre immerso nel meraviglioso scenario delle nostre vallate e montagne. Sono, evidentemente, i valori assoluti della natura umana che non scadono mai, anche se ora la nostra società sembra volerli distruggere.
Questi valori, antichi quanto l’uomo, sono il legame che unisce ed affratella gli alpini e sono gli stessi che il Corocastel cerca di ridestare anche negli ascoltatori più distratti.
Arrivo a dire che da un lato gli alpini, con la loro storia fatta di sacrifici e battaglie combattute con animo sereno, dall’altro i canti tradizionali, con quell’enorme testimonianza che ci danno dei tempi passati, servono da esempio per un modo di vivere, che può anche parere anacronistico se lo si paragona al tipico «habitus» della grande città, ma che subito fa presa anche nel petto del più «incallito cittadino», qualora si ritrovi tra le nostre colline o ammiri le nostre montagne.
La storia degli alpini è stata fatta da gente seria che sapeva ridere ed essere allegra, da gente timida e riservata che sapeva trovare entro di sé il coraggio, fino a raggiungere lo eroismo, da gente semplice che voleva vivere in semplicità e che è diventata famosa suo malgrado.
Il Corocastel nel proporre i suoi canti cerca proprio di essere pulito e semplice, anche ingenuo se si vuole, essendo così sicuro di non tradire i valori più profondi, quelli antichi, della gente veneta.
Quasi dimenticavo di far notare che oltre la metà dei coristi ha fatto la naja col cappello d’alpino in testa.
GIANPIERO