L'ANELLO DEL COMELICO


Giugno 1973

L’«Anello del Comelico»

raid alpinistico di Italo De Candido

Nel numero precedente abbiamo dato l’annuncio dell’effettuazione, da parte del nostro socio Italo De Candido, di un raid alpinistico compiuto in Comelico nell’ambito delle iniziative per il Centenario degli Alpini, e dedicato alle Penne Mozze.
Siamo ora lieti di pubblicare la relazione che il nostro bravo socio ha indirizzato alla Sede nazionale del CAI, alla Sezione Val Comelico del CAI, e alla A.A.S.T. Val Comelico. Una copia - destinata al Presidente della Repubblica - è stata consegnata il 10 luglio dello scorso anno, in occasione della cerimonia svoltasi alla chiesetta sorta a ricordo dei Caduti di Cima Vallona, alla Pattuglia alpina partecipante al Raid del Centenario.
Ci felicitiamo vivamente con Italo De Candido, e passiamo a riportare il testo dell’esauriente suo rapporto, dolenti di non poter riprodurre - per mancanza di spazio - la corredante carta geografica con l’accurata indicazione del percorso.

Itinerario
S. Stefano di Cadore (908) - Danta (1400) - Lago di S. Anna - Casera Aiarnola - Spalla di Cima Padola - Bivacco Piovan - Rifugio Berti - Passo Monte Croce Comelico - Malga Coltrondo - Passo Silvella - Cresta Confine - Forcella Cavallino - Forcella di Cima Vallona - Cima Palombino - Malga Campobon - Malga Manzon - Malga Chiastellin - Malga Angola - Passo Oregone - Peralba - Rifugio Calvi - Forcella Col Caneva - Testata Val Popera - Forcella e Val Rinaldo - Rio Furi - Forcella Terza Piccola - Passo Digola - Spalla Cornon - Forcella Valgrande - Forcelline - Val Pupera - S. Stefano.

Da S. Stefano a Casera Aiarnola per comode mulattiere (n. 164 dal Lago S. Anna e Casera Aiarnola); qui si lascia a destra il n. 164 per risalire il ghiaione fino alla spalla erbosa di Cima Padola; si supera la spalla per la più alta delle forcellette e si scende nel vallone sottostante (sempre nel versante comelicese) opposto a Cadin d’Ambata per risalirlo verso la forcelletta erbosa sulla destra, superata la quale per un altro più breve vallone si raggiunge il bivacco Piovan al Cadin dei Bagni (2070) (da Casera Aiarnola solo nell’ultimo valloncello c’è sentiero); ore 6 da S. Stefano - dal Piovan al Rifugio Retti per ottimo sentiero (non segnato però) per forcella Camosci (ore 1.30) dal Berti al vecchio e abbandonato Rifugio Sala al Passo di Monte Croce Comelico ove si imbocca la mulattiera per Malga Coltrando (mulattiera buona ma abbandonata) dalla Malga alla base del Quaternà ed al Passo Silvella (2325); dal passo si sale verso nord fino alla cresta del confine (appena al di là si vede
Rifugio Obstanderseenhutte) si percorre tutta la cresta fino alla Forcella Cavallino (il sentiero di cresta è doppio, uno in Italia e uno in Austria; quello austriaco è molto ben segnato ed è a pochi metri dal nostro, in prossimità del Cavallino il sentiero austriaco e continua su quello italiano col solo segno rosso (mentre era bianco e rosso); fino alla Forcella Cavallino continua in Austria col n. 6.
Alla Forcella Cavallino si abbandona il sentiero segnato e si scende in territorio italiano per tracce di sentiero sotto la Pitturina (lunga cresta dentellata) fino ad aggirare una dorsale erbosa e risalire un ripido pendio fino a un poggio a sud di Cima Vallona dove un sentiero porta alla Forcella di Cima Vallona: (dal Berti al Cavallino ore 7, dal Cavallino alla Forcella di Cima Vallona ore 1.30). Da Forcella Vallona a Cima Palombino discesa leggera sotto le rocce e si risale per una cresta ovest lungo ghiaie fino ad imboccate un profondo canale fino ad un forcellino che porta a una cresta ovest che si segue fino in vetta (2589) (ore 1 da Forcella Vallona) dal Palombino si scende per un rapido costone erboso alla fine del quale una buona mulattiera porta al bivio Forcella Dignas - Malga Campobon (si prosegue per la strada delle malghe fino alla Malga Manzon) (ore 2 dal Palombino) si prosegue poi su una buona mulattiera sempre alla stessa quota (2000 m. circa) fino a Malga Chiastellin e Malga Antola: al ponte dopo la malga si abbandona la strada che prosegue per la Malga Chivion e si supera il verde Col di Vara in senso perpendicolare al suo asse.
Per discendere in vista del Peralba (a 100 m. le sorgenti del Piave di Val Visdende) e prendere la buona mulattiera non segnata però che salendo da Malga Chivion porta al Passo Oregone (2280); poi aggirato il Peralba per Passo Sesis (2312) si scende al Rifugio Calvi (2160) (ore 4 da Manzon): si consiglia la salita al Peralba (2693) punto più alto dell’Anello, per la normale (I) da passo Oregone e discesa diretta al Calvi per via ferrata. Dal Calvi si scende fino a Forcella Col Caneva (1800) per poi risalire per costoni erbosi fino ai ghiaioni di M. Lastroni, indi a mezza costa tra roccia, ghiaia fino a testata Val Popera (senza sentiero da Forcella Col Caneva); da qui per un buon sentiero (non segnato) fino a Forcella Rinaldo e giù per la Val R. fino alla Baita ed alla Statale n. 355 (ore 2,50 da Col Caneva).
Si risale la statale per circa 200 m. fino ad un cartello stradale indicante doppia curva, si scende al Piave di Sappada per comoda stradetta (una fontanella del Genio presso due consecutivi ponticelli di fortuna, superati i quali per una ripida franetta si raggiunge un pianoro boscoso: un sentiero raggiunge a destra un ripido Rio che scende dalla Terza Piccola; il Rio presenta due cascate nella parte mediana impossibili da superare per cui si risale la sua fiancata sinistra orografica dopo averlo superato; un sentiero ci porta su per un boschetto e poi si perde in un vallone erboso molto ripido senza più visuale del Rio.
Ho perso molte ore per cercare un passaggio nel fitto faggeto fra rocce scoscese in un luogo selvaggio bellissimo; dopo rari «affacciamenti» sul Rio e «ritorni» in bosco roccia, ho trovato la soluzione ed il passaggio col quale si superano le due cascate e si raggiunge il Rio quasi alla sua sorgente; dopo una guadagnata bevuta ho preferito attraversare il Rio (anziché risalirlo ancora) e sulla destra orografica senza alberi ho raggiunto la vecchia mulattiera di guerra che proviene dalla C. delle Giasene e tagliai il costone nord della Terza Piccola fino al M. Panpodele: la mulattiera ancora in ottimo stato, si abbandona in vista della Forcella Terza Piccola che si raggiunge direttamente su per una valloncella erbosa rapidissima, perpendicolare alla mulattiera, e tutta circondata da una serie di Guglie belle e originali (dalla statale alla mulattiera ho segnato la via con l’accetta e ometti e, dopo tanta gioiosa fatica, poiché il Rio non porta nome, mi sono permesso di battezzarlo Rio Furio).
Dalla Forcella Terza Piccola (m. 2000) si scende al passo Digola (1686), da qui alla Baita Tabià sulla mulattiera per Campolongo, raggiunta la quale si devia di 90° a sinistra fino a raggiungere un sentiero che scende direttamente in Val Frison lungo il Rio Aiale (ore 4 dalla Statale). Si risale la strada della Val Frison fino al ponte «in cima alle strade Nuove»; abbandonata la strada si risale il rio Cornon sulla destra orografica, si lascia il sentiero per forcella Cornon, si raggiunge invece (molto sopra Casone Cornon) il Ricovero Alpino G. Caimi al Cornon (può funzionare da bivacco) in muratura, ancora buono in parte ed attrezzato dai cacciatori.
Da qui al aggira il Cornon sul NE su e giù su cengioni con vista stupenda sulle Terze, Mimoias Olap e Monti di Razzo, fino ad un ardito sentiero alquanto rovinato dove si superano due canali rocciosi su ponti di legno ormai marci (molto pericolosi) e si esce in forcella Val Grande (Brentoni) m. 2037 (ore 3.30) dalla Val Frison). Ci si tiene alti sui ghiaioni sotto i Brentoni (in basso la Baita Malga Val Grande) e si raggiungono le forcelline di Malpasso (m. 2051) si scende in Val Popera (splendida visione dei Gruppo Popera - Crissin) fino alla baita Malga Federa Mauria. Da qui in discesa per comoda mulattiera, prima fra baranci poi in bosco, attraverso il Giaio Ciodrate, indi nel bosco dell’Impero e Bus de Val si giunge a Santo Stefano; (ore 3 da Forcella Valgrande).
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Da S. Stefano, in senso orario e con bivacco a Forcella Cavallino, a Forcella Col Caneva, col Signor Silvano Fontana, ho impiegato ore 27.
Da Col Canova col Signor Erio De Candido, alla Statale ore 2,30. Da statale a Forcella Terza Piccola, da solo; ore 2 (effettive). Dalla Terza Piccola col Signor Piergiorgio Cesco Frare, fino a Santo Stefano oro 8,30.
Totale oro di marcia: oro 40.
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Lavori urgentissimi: n. 2 scale di m. 5 e di m. 3 nei due canali rocciosi di Forcella Valgrande in sostituzione dei ponti in travi marce. Segnare i tratti senza sentiero: da Casera Aiarnola al Berti, da Monte Croce a Passo Silvella e Cresta Confine - Palombino Malga Campobon. Sopra Col de Vara, da Forcella Col Caneva a Forcella Rinaldo; da Statale a Forcella Terza Piccola Val Frison e Forcella Val Grande.
Si auspica il ripristino del Tabià Digole, del Ricovero a Spalla Corno, e la posta di un bivacco a Federa Mauria (intitolato al portatore G. Pellizzaroli che scalò il Crissin nel 1903).
Ideato dal sottoscritto per dare agli alpinisti una splendida visione generale del Comelico con le suo ardite Cime dolomitiche, i suoi verdi alti pascoli, i suoi generosi boschi nelle infinito suggestive piccole valli ridenti per rii scintillanti ed azzurri laghetti quasi gelosi dei bei boschi che lambiscono…
Auspico che la stessa valente sezione provveda quanto prima alla segnaletica dell’intero anello col seguente segno e lettere: (A.C.) segno circolare rosso con lettere A.C.
Prego inoltre il signor Presidente del GAI Val Comelico, signor Martini Giuseppe, Guida Alpina, di prendere accordi con il Cav. Dino Bressan, Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo «Val Comelico», affinché a tutti i percorritori dell’Anello del Comelico venga rilasciata, alla partenza, una scheda ove possano apporre i timbri: Bivacco Piovan - Rifugio Berti - Rifugio Calvi - Azienda di Soggiorno Val Comelico - Bivacco al Cornon e venga agli stessi conferita una Grolla del Comelico a ricordo della loro impresa (Un libro coi nomi in Azienda).
Si consigliano i turisti alpinisti di effettuare il percorso in quattro - cinque giorni con pernottamento al Bivacco Piovan o Rifugio Berti o Rifugio Calvi oppure all’Obstanderseehutte oltre Passo Silvella. Ottimi punti di appoggio logistico, telefono al Rifugio Berti, al Passo Monte Croce di Comelico e Rifugio Calvi, assistenza presso tutte le malghe.
Trascrivo le opinioni delle Guide e Gestori Rifugi sull’Anello del Comelico.
Guida Livio Topran - Rifugio Berti: Ottimo
Guida Bepi Martini - Rifugio Lunelli: Splendido
Guida Bepi Martini - Presidente Sezione C.A.I. Val Comelico: Il sottoscritto apprezza in modo particolare l’iniziativa degli amici che hanno indetto l’Anello del Comelico (gli anelli formano le catene, le catene uniscono tutto). Al Comelico, ai Comelicesi ed agli amici del Comelico, grazie a Italo De Candido.
Cav. Dino Bressan - Presidente Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo «Val Comelico»: Ritengo turisticamente molto interessante «L’Anello del Comelico» ideato e per la prima volta percorso dal maestro Italo De Candido. E’ senza dubbio una gita a portata dei più, paesaggisticamente ineguagliabile e che mette inoltre in risalto le grandi possibilità del Comelico nello sviluppo futuro degli sport invernali che appunto nelle zone toccate dall’Anello pone le maggiori speranze nell’avvenire. Vivissime congratulazioni - Dino Bressan.
Guida Galier Giulio - Rifugio Calvi: l’Anello del Comelico sarà ben contento di ospitare i suoi percorritori.
Gestore Locanda Alpina Pramarin: Siamo contenti dell’iniziativa che porta i turisti a visitare i più bei posti del Comelico... ricambieremo con la nostra ospitalità. - Sandrino Buzzo.
Aggiungo che l’Anello del Comelico sia di buon auspicio per l’Unione completa di tutti i Comelicesi, al di sopra di ogni campanilismo, sola base di partenza per una sempre maggior fortune estiva ed ancor più invernale dell’intera vallata.
Auspico che sulla testata della Scheda Precorritori e sul Libro che conterrà i nomi dei percorritori appaia la seguente scritta:
«Più lungo il sentiero che ci accompagna più torte la nostra amicizia... ».
Dedico l’Anello - che io stesso ho segnato di rosso: km 85, dist. m. 11,500 - alle Penne Mozze nel 1° Centenario degli Alpini.

Santo Stefano di Cadore, luglio 1972
Italo De Candido