Il raid del Comelico


Febbraio 1973

In questo Centenario, abbiamo visto ogni Sezione, ogni Gruppo alla ricerca di una attività, di una manifestazione, di una cerimonia, di un qualche cosa insomma che desse la soddisfazione e l’intima gioia di avere partecipato attivamente e modestamente a questo Centenario e una occasione per esaltare il valore degli alpini, il ricordo dei Caduti, il nostro spirito di corpo e il nostro amore per la Patria.
E in ogni Gruppo è sorto questo impegno e si è concretizzato. E’ stata una necessità, un bisogno, uno sfogo di fare e di esternare questa sua passione. Se non l’avesse fatto avrebbe sentito un vuoto nel cuore, nella coscienza, e il Centenario sarebbe passato lasciandogli la bocca amara di tristezza e di malcontento, perchè qualche cosa da parte sua era mancato.
Ed ecco quindi il meraviglioso sorgere di iniziative, il meraviglioso svilupparsi di attività che a volte ti lasciavano col flato sospeso e con l’imbarazzo della scelta.
Ed anche Conegliano si è inserita in questo vortice di attività con i suoi Gruppi e la Sezione avviava quella imponente cerimonia della durata di due giorni per festeggiare l’inaugurazione della sede sociale e per fare una cosa nuova: «La festa delle Madrine».
Ma in sordina - e questa è la parte più apprezzabile e profondamente significativa - un nostro amico, un commilitone, un alpino, il Capitano Italo De Candido, compiva zitto zitto, senza pubblicità, senza reclame, senza volantini, con lo stesso silenzio che aleggia sulle tombe dei Caduti che voleva onorare, un raid alpinistico tutto da solo, per dedicarlo a tutte le «PENNE MOZZE» d’Italia.
Opera bella - questo Raid del Comelico - maestosa, meritoria che può fare solo un alpino animato dall’entusiasmo per la sua penna, dalla fede nel suo sforzo, dalla passione per le sue montagne e dal profondo sentito dovere di dedicare ai commilitoni che per questi cento anni di arduo dovere hanno creato sulla nostra Associazione un alone di gloria e di leggenda.
Il raid che parte da S. Stefano di Cadore, raggiunge tutte le cime del Comelico e per un lungo tratto il confine austriaco, ritorna dopo aver toccato Cima Vallona, a S. Stefano di Cadore.
Rivolgiamo all’amico alpino Capitano De Candido, il più sincero ringraziamento per quanto ha fatto per la Sezione, ma più ancora per avere dedicato la sua dura fatica al ricordo intramontabile delle nostre «PENNE MOZZE».
AL. PI.
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Il dettagliato itinerario e la relazione illustrativa del « raid» verranno pubblicati nel prossimo numero.