Il Cappellano della Sezione


Settembre 1971


Il Sac. Cav. Giuseppe Tonon
nuovo Cappellano
della nostra Sezione

E’ terminato anche per la Sezione di Conegliano il periodo di Sede Vacante, per il posto di Cappellano.
Infatti, dopo la dolorosa diparti/a dell’amato Mons. Sartor, eravamo rimasti senza assistente spirituale e si andava - ad ogni cerimonia - alla ricerca di un Sacerdote che celebrasse per noi funzioni e benedizioni. A dire il vero però non abbiamo fatto tanta fatica, perchè con gli alpini tutti si trovano bene e vanno d’accordo.
Ora esultate Alpini! L’abbiamo trovato il Cappellano; un Cappellano tutto per noi e solo per noi, un cappellano che ti assolve se scappa qualche... racchetta, un cappellano che ascolta comprensivo le tue barzellette, un cappellano che sà bere con te nello stesso gavettino perchè ha vissuto vita, vicende, tragedie e glorie degli alpini.
Chi è costui? Ve lo presento:
Don Giuseppe Tonon, nato a Conegliano classe 1895 - Capitano Alpino e dopo Cappellano. E’ una presentazione semplice, ma che ci dice tutto se a questa nota aggiungiamo la sua cordialità, la sua bontà, il suo spirito e il suo sorriso paterno e benevolo.
Egli ha accolto con piacere la proposta del Consiglio Sezionale, l’ha accettata con entusiasmo, senza chiedere permessi a nessuno perchè è un Sacerdote.., disoccupato e senza Parrocchia.
Arruolato nell’autunno del 1914 come soldato semplice, fu assegnato al 7° Reggimento Alpini, Battaglione Cadore - 68a Compagnia, seguendo il Reparto nei suoi vari spostamenti: Belluno, Padola, Col Quaternà.
Dopo aver frequentato un regolare corso è stato promosso Tenente, partecipando alla guerra 1915-18 nelle azioni di Monte Cavallino,
della Sentinella, Ortigara, Altissimo, Monte Grappa (località Solarolo), tutti nomi cari e nostalgici dei nostri vecchi combattenti.
Ed ora sull’attenti amici! da Tenente, per merito di Guerra gli è stato conferito il Grado di Capitano. Un bel fegataccio e non poteva essere che così, se ora è diventato cappellano della nostra Sezione.
E’ stato congedato nel 1918, nel 1930 ha sentito la vocazione per il sacerdozio, ed il resto a noi poco interessa. L’essenziale è che egli è un alpino come noi, un cuore aperto e generoso come noi, un sacerdote nel vero senso della parola, che alla Fede unisce l’amore per la Patria il Tricolore e alla Penna nera.
Salutiamo con fraterna amicizia e schiettezza e nel contempo con rispetto e formuliamo da questo giornale, al nostro caro Cappellano Alpino, gli auguri più affettuosi e più sinceri con la certezza che troverà in noi il ricordo dei suoi « Veci ».
AL. PI.

Il Cappellano degli Alpini


Dicembre 1971

Miei carissimi Alpini,
su «Fiamme Verdi» fu scritto un po’ del mio « curriculum vitae» (corso della mia vita militare) contro la mia volontà, ma penso che lo scrittore non abbia inteso di fare una esaltazione sulla mia povera persona, piuttosto per meglio far conoscere la dignità e la funzione del Sacerdote come tale e per compatire le sue deficienze. Il mio cordiale saluto e ringraziamento vada, innanzitutto, al carissimo Presidente della nostra sezione Comm. Curto, grande Veterano che da tanti anni dirige la nostra Associazione, al consigliere nazionale, Ten. Col. Piasenti e a tutti voi cari Alpini che mi avete accettato quale vostro Cappellano. Consideratemi quale io sono; avrete, però un caro amico che vi vuole tanto bene, dichiarandomi, vostro e tutto vostro!
Riporto un pensiero di San Paolo: essendo libero da tutto, mi sono fatto servo di tutti per la salvezza di molti; dunque, io sono con voi, per voi partecipando alle vostre gioie, ma anche alle vostre sofferenze, al vostro dolore, perchè è chiaro che la nostra vita è così intralciata.
L’Alpino, di tutto questo è a conoscenza e ha una sua storia, come tutti gli uomini, una storia, però, con la propria libertà e responsabilità, con il proprio compito, con il suo fine. Non una storia solo di dimensione individuale, ma, essendo legato ad altri Alpini, ognuno porta la storia dell’intera famiglia, perciò ogni valore individuale, va ad accumulare il grande tesoro depositato nella storia della Famiglia Alpina. Alpini, difendiamo con coraggio, tenacia e perseveranza questi valori che sono accettati e graditi dalla nostra cara Patria l’Italia! Nelle nostre adunate di Gruppo, Sezione e Nazionali, noi vogliamo che il Tricolore garrisca al vento accanto alla selva dei nostri Gagliardetti sui quali fu aspersa l’acqua benedetta, perchè vengano baciati e difesi da qualunque profanazione. Continuiamo con le nostre aperte e schiette dimostrazioni di fraterna amicizia, frutto di un amore che ci unisce e porta quella nota allegra che rende lieti gli animi a quanti ci stimano.
Colgo l’occasione per porgere, a tutti voi, il mio cordiale saluto con i migliori auguri di ogni bene per il vicino S. Natale e il nuovo Anno.
Aff.mo
Sac. GIUSEPPE TONON