INDIMENTICABILE RICORDO


Febbraio 1969

Un gradito e indimenticabile ricordo

Sollecitato da diversi amici della Sezione, un nostro alpino (classe 1924) che fece parte del battaglione « Cadore» e che nel corso della guerra venne internato nel lager di Malckrof, ci ha scritto la seguente lettera con il titolo che noi stessi poniamo in apertura dell’articolo:

Presentare se stessi non è mai una cosa piacevole, sia per l’interessato che lo deve fare, sia per chi è diretta la conoscenza di se stessi, e ciò per la semplice ragione che a fare una barbina figura è chiamata in causa proprio la modestia, una virtù che, come sapete, è eminentemente esemplare e assai reticente nel mettersi in mostra.
Ma poiché sono chiamato a presentarmi, anche a costo di offendere un tantino questa simpatica, ma anche austera virtù, svelerò il mio volto, per tanti anni tenuto involontariamente nascosto, almeno alla maggior parte di coloro a cui è diretta la mia rivelazione.
Non meravigliatevi, cari ex internati (e alpini), anche se il sottoscritto si è appunto più volte meravigliato di aver deposto il grigioverde per indossare una tonaca nera. Eh si, proprio una tonaca nera così invisa a molti uomini, ma, ne sono certo, non così invisa a voi, cari «Ex», che del Sacerdote, almeno tacitamente, avete sempre avuto stima e rispetto.
Del resto, in confidenza, chi si sarebbe aspettato una cosa simile? Nemmeno il sottoscritto che di fantasia è discretamente fornito. Ma la Provvidenza sa giocare così bene, così che non è possibile sottrarvisi con tanta facilità.
La Provvidenza dunque ha saputo disporre in tal maniera le cose, tanto che ho avuto buon gioco ad ubbidirLe. Ed allora eccomi qua, vestito da prete, e quel che più conta, con un formidabile e terribile potere che, a ben pensarci, fa venir le vertigini, perchè il prete per essere tale dev’essere santo, e io santo ancora non lo sono, capite? Ma che cosa volete farci? Posso forse rimproverare il Signore perchè mi ha voluto tanto bene? E’ assurdo, sarebbe assurdo, non vi pare. E allora ringraziamola la Provvidenza per essersi degnata di suscitare, dal dolore e dalla sofferenza, un suo Ministro, che ha fra l’altro il compito di ricordarsi spiritualmente anche di voi, cari amici, e dei vostri cari.
E poi, non è forse vero che chi ha sofferto è nelle condizioni migliori per capire e aiutare chi soffre?
Ora taluno impazientemente vorrà domandarmi: «Ma qual’è il suo nome?».
Abbiate pazienza per il momento, ve lo svelerò in calce, al termine di questo mio primo incontro epistolare con voi.
Nel frattempo permettetemi di sintetizzare il mio incontro estivo con alcuni dei nostri «Ex». Volete subito conoscere almeno alcuni nomi di costoro?
Uh, come siete curiosi! E poi chissà se ve li ricordate! Be’, visto che proprio non ve le sentite di attendere oltre, ve li farò conoscere subito, almeno alcuni. Li conoscete: Piccin Ernesto, Donadel Giuseppe, Bernardi Antonio, Bianco Dino, Pilat Ernesto, ecc.? Spero di sì. Orbene proprio per merito di due di questi amici, nel mese di luglio di quest’anno, ho avuto la bella sorpresa di rivedere diversi altri, da lungo tempo rimasti misteriosamente nell’oblio. Potete ben immaginare la festa! Non vi dico la meraviglia, lo stupore, la «suspense»! Pensate: ritrovarsi dopo ventitre anni? Fu una comune esplosione di gioia. Fu un rivivere a pieno, in condizioni felicemente cambiate, i ricordi di quel tempo lontano e burrascoso, quando cioè la libertà era uno squallido sogno, la fisica sazietà un inutile e tormentoso desiderio, la patria un amore, prima deluso e poi perduto, la famiglia una dolce realtà inafferrabile.
Cari amici, ve li ricordate quei giorni funesti e tragici? Ebbene, non dimenticateli mai, sia a vostro e nostro ammaestramento, sia come lezione storica da impartire saggiamente agli altri, ai giovani specialmente.
Avrei ancora tante cose da dirvi, ma per questa volta penso possa bastare, perchè i «brodi lunghi» piacciono poco, e noi che ne abbiamo fatto l’esperienza, possiamo dire qualche cosa in proposito.
Sono davvero contento d’avervi potuto inviare il mio primo pensiero, d’aver rotto, per così dire, il ghiaccio. Ci rivediamo senz’altro in seguito, con ulteriori e, speriamo, interessanti articoli. Chi desiderasse scrivermi direttamente potrà reperire il mio indirizzo presso il Sig. Piccin Ernesto - Via G. Matteotti, 122 - 31015 Conegliano - Treviso.
Un saluto cordiale a voi tutti, cari amici. Il Signore vi benedica.
Don OVIDIO FESTINI