LA MADONNINA DEL GRAPPA


Dicembre 1967

Cinquant’anni or sono — il 14 gennaio 1918 — durante un furioso combattimento sulla cima del Grappa venne colpita e resa mutilata la statua della Madonna che si ergeva su un sacello edificato sui luogo dell’attuale Monumento-ossario.
Da una recente pubblicazione del prof. Antonio F. Celotto («Monte Grappa », edita nel 1966 dalla Tipografia Minchio di Bassano) abbiamo potuto apprendere altre interessanti notizie che riteniamo di riportare per i nostri lettori pur essendo a tutti nota la vicenda della cara Madonnina.
Va premesso che, alla fine dello scorso secolo, l’Episcopato italiano propose di consacrare a Cristo Redentore le cime delle più alte montagne; per il Veneto fu scelto il Grappa, e il Patriarca Giuseppe Sarto (divenuto Papa Pio X e poi proclamato Santo) propose che in luogo della croce — come per le altre montagne — venisse elevato sul Grappa un sacello con la statua della Vergine.
La Cappella venne costruita in pietra rossa del Grappa (in quanto la mancanza di strade non consentiva il trasporto di materiali dal piano) ma la roccia del monte non si prestava a realizzare anche la statua.
Fu Don Sebastiano Favero a trovare a Lione una statua della Madonna col Bambino benedicente — in ghisa bronzata, vuota e costituita da tre separabili elementi che potevano venire trasportati a dorso di mulo — e l’Immagine giunse a Borso dalla Francia nel novembre del 1900 restandovi custodita in canonica fino al successivo luglio.
Il Sacello e l’ Immagine vennero benedetti il 4 agosto 1901 dal Patriarca Giuseppe Sarto (salito a dorso di una muletta bianca dopo aver pernottato, a circa metà della salita, in una umile casera da montanari); erano presenti alla cerimonia circa seimila persone.
Quando la statua rimase mutilata i nostri soldati la trasportarono nella chiesa di Borso del Grappa e poi a Crespano nella cui parrocchiale rimase esposta alla venerazione dei soldati e della popolazione. Concluso il conflitto, la statua fu presente alle mostre di guerra realizzate a Bologna, Genova, Padova e Bassano, e infine a Venezia ove i danni vennero riparati ad opera del Munaretti — in modo da lasciare evidenziati i segni delle ferite ricevute.
La sacra Immagine — tanto cara ai combattenti del Grappa e alle popolazioni della zona — venne ricollocata sul Monte, tra i Caduti di ogni bandiera, il 4 agosto 1921. Per tale circostanza, il poeta Renato Simoni — indimenticabile autore anche de «La Madonnina blu» — ha dedicato alla Madonna del Grappa i seguenti bei versi:

Sul Grappa la Madonna è ritornata,
sul Grappa che l’estate infiora e ammanta
e le bandiere l’hanno salutata,
l’ha salutata la montagna santa;
l’han salutata con sommesse voci,
i cimiteri ove son tante croci.

Quando la Patria vacillò e dal monte
s’udiva un lungo gemito d’oppressi,
i giovanetti sono corsi al fronte
e la Madonna stava in mezzo ad essi.
Albe ridenti, vespri di fiamma...
la Madonna parea la loro mamma.

Parea la loro mamma; una dolente
mamma che i figli si vedea morire e,
per salvarli, non potea far niente,
ma solo lacrimare e benedire.
Divider volle allor la loro sorte
e la Madonna fu ferita a morte.

E l’han portata giù squarciata e infranta,
e i giovinetti le han gridato allora:
Tu tornerai quassù, Madonna santa,
Madonna bella, tornerai qui ancora.
Per te conserveremo questa cima
libera ed italiana come prima.

Quanti son morti? Sol le madri il sanno
e del Grappa lo sa la terra pia.
Ma invan l’Austriaco, il Turco e l’Alemanno
attaccaron la cima di Maria.
La vittoria vi fè la prima tappa,
poi varcò il Piave e irruppe giù dal Grappa

Or non più le tue rocce il sangue bagna,
o Grappa nostro. Gli invasor son vinti,
e la Madonna torna alla montagna,
torna la mamma presso i figli estinti.
Bronzo novello le ferite serra
della Madonna invalida di guerra,

Oh! la Madonna è bella, ed i pittori
l’han dipinta vestita di turchino,
cinta di stelle tra i più vaghi fiori;
chinato il volto sul divin Bambino.
Della bellezza tu la palma porti,
o Madonna che guardi i nostri morti.

O Madonna che udisti nelle meste
sere, salir dal basso una canzone
di bimbi, che vincea fin le tempeste
formidabili e cupe del cannone;
una canzon che ai piedi tuoi morìa:

«Monte Grappa, tu sei la patria mia»