Evidenza per l'On. Saragat


Febbraio 1965

In questo momento solenne desidero rivolgere il mio grato pensiero alle nostre Forze armate, sicuro presidio dell’indipendenza nazionale. Ben conosco tutti i sacrifici e tutte le glorie del nostro Esercito, della nostra Marina e della nostra Aviazione e sarà mio impegno particolare quello di seguirli da vicina nella loro quotidiana azione. Le Forze armate raccolgono nelle loro file i nostri figli e pertanto rappresentano il meglio di noi stessi.
G. SARAGAT


Evidenza per l’On. Saragat
Nella cartella «evidenza» lasciata dall’On. Segni sul tavolo presidenziale, il successore On. Saragat troverà l’Appello che sedici Associazioni d’Arma inviarono al Capo dello Stato parecchi mesi or sono, e io mi permetto di ricordare il «sospeso» al nuovo Destinatario. Sembrerà un’impertinenza la mia ma già ne combinai una ancor più grave quando, qualche anno fa, scrissi una lettera aperta al Padreterno fortunatamente sfuggita alla lettura di qualche giornalista di nostra conoscenza che ebbe recentemente a rimproverare i firmatari dell’Appello perchè — disse lui — il Presidente non ha alcuna «competenza» nel difendere l’onore (la sostanza è questa) del Soldato italiano.
11 articoli della Costituzione riguardano il Capo dello Stato, ma né i giuristi né i politici dicono ciò che egli deve fare mentre son tutti pronti a rimproverargli quanto non deve o dovrebbe fare.
Ciò avviene perchè si vuole che ogni atto ed ogni idea assumano in Italia una validità politica (o, per precisare, partitica) per cui diviene inaccettato anche ogni pensiero del Presidente della Repubblica il quale deve necessariamente essere al di sopra (a molti piace dire «al di fuori») dei partiti.
La figura di un Capo di Stato che funge solo da simbolo e viene usata per tagliare nastri alle mostre e per ricevere ambasciatori non piace affatto; siamo d’altronde d’accordo che il primo cittadino della Repubblica non può agire al di fuori di determinati limiti proprio per evitare incresciose polemiche tanto facili a sorgere in Italia e che intorbidirebbero la stessa figura del Presidente. Riteniamo però che d Capo di una repubblica democratica può avere - se vuole e lo sa meritare – l’appoggio della pubblica opinione in modo da imprimere al Paese, secondo leggi non scritte, notevoli impulsi sulla via del progresso morale e sociale.
Col messaggio indirizzato agli Italiani in occasione della cerimonia del giuramento, il nuovo Presidente della Repubblica ha rivolto un particolare affettuoso saluto alle Forze Armate delle quali viene ad assumere - con la massima carica dello Stato - il comando supremo ; è il punto del messaggio che ci pare abbia trovato il più ampio e convinto consenso da parte di tutti i grandi elettori riuniti.
Indubbiamente ciò ha reso soddisfatti anche noi Soldati in congedo e siamo pertanto grati all’On. Saragat e a tutti coloro che ne applaudirono il citato squisito pensiero; meno deve essere piaciuto alla maggioranza dei giornali i quali han forse voluto dare un primo castigo al nuovo Presidente tralasciando di ricordare che Saragat fu volontario di guerra nel conflitto 1915-18 nel corso del quale si meritò una decorazione al valore. I periodici italiani si son preoccupati del ruolo di «first lady» che la figlia del Presidente si trova a ricoprire, di tante inezie che possono aver finito col seccare l’On. Saragat, ma la Sua generosità di Soldato è stata ignorata mentre poco mancava che ritraessero Churchill persino all’atto della visita di leva; salvo errore, un solo settimanale ha fuggevolmente accennato alla circostanza, quasi che si trattasse di una marachella giovanile del nuovo Presidente.
Richiamandoci a quanto detto all’inizio, siamo convinti che il Presidente della Repubblica ha delle «restrizioni formali» maggiori di noi per difendere l’opera del Soldato italiano e quindi per difendere anche se stesso; ma se a fronte di un film, di una trasmissione televisiva o di altra purtroppo frequente offesa al Soldato italiano il Presidente dovesse dire ai responsabili: «Avete tentato di far passare per fesso anche me e avete sputato sulla mia medaglia al valore militare», allora le cose un po’ cambierebbero in Italia senza urtare la sensibilità «costituzionale» di tanti presuntuosi nostrani.

M. ALTARUI