Alpini, cavalli e miss di bellezza


Agosto 1964

Alpini, cavalli e miss di bellezza
(colpe nostre ed altrui)

Quello di battezzare prodotti della natura o di laboratorio col nome di ALPINO è un malvezzo già lamentato dal nostro e da altri giornali alpini alcuni dei quali han sollevato discussioni anche sul fatto che sui «clichè» delle inserzioni specie in giornali nostri — apparisse spesso il cappello o altri simboli alpini per «rafforzare» la reclamizzazione di alcune merci.
A noi di «Fiamme Verdi» è capitato di accertare l’esistenza sul mercato di Arance Alpino e due anni or sono ne abbiamo fatto oggetto di un articolo.
A Torino si confeziona il Salametto Alpino e scommettiamo un fiasco di quello buono se sbagliamo a pensare che il titolare del salumificio sia un autentico alpino in congedo.
C’è pure l’Amaro Alpino (digestivo-aperitivo) ma ora vi raccontiamo qualcosa di più amaro ancora.
Qualche tempo fa abbiamo conosciuto l’esistenza del CALLIFUGO ALPINO (brevetto industriale n. 89470 di un laboratorio farmaceutico di Genova) il quale estirpa senza irritare: calli, duroni, occhi di pernice, porri.
Una tavoletta reclamistica esposta nelle farmacie presenta il portentoso prodotto, con l’immagine di un barbuto montanaro con cappello pressapoco alpino, con la penna situata al lato opposto, con zaino ed accessori vari.
Non ci siamo arrischiati a brontolare su «Fiamme Verdi» ma abbiamo tenuto «in evidenza» la tavoletta. Non abbiamo sbagliato perché, con la propaganda del prodotto recentemente iniziata sui giornali, l’aggettivo «alpino» si è maggiormente sostantivato con l’applicazione al bavero del predetto montanaro di regolari mostrine con relative stellette!
Con i problemi assai gravi che incombono non è il caso di battagliare per cose simili, ma ci sia consentito però di dire che il fatto di chiamare «Alpino» (con iniziale maiuscola) un callifugo non ci garba affatto.
Che l’Alpino col suo camminare faticoso e continuo, richiami l’idea dei calli si può anche capire. L’Alpino ha anzitutto una serie di calli quale blasone più convincente del suo permanente faticare; si potrà infatti immaginare un alpino lazzarone ma fannullone no di certo.
Dall’Alpino coi calli all’Alpino callifugo la distanza è però molta e avremmo gradito che anche il bravo farmacista che ideò il prodotto se ne fosse accorto.
Tralasciamo però la classica pagliuzza nell’occhio degli altri e badiamo alla trave che c’è nel nostro.
Un gruppo alpino piemontese ha infatti distribuito una buona quantità di manifestini-invito per domenica 2 e lunedì 3 agosto («venite numerosi... vi divertirete!!!») per una serie di manifestazioni organizzate ricorrendo l’annuale Festa della «Sezione Alpini» (e qui siamo alle solite coi Gruppi che si promuovono a «sezioni») culminanti con l’elezione di MISS ALPINA.
Che gli alpini fossero intenditori di donne è un loro merito riconosciuto, ma che dovessero mettersi in commissione per sceglierne una sola è roba da far crepare dal ridere. Non era meglio il sistema classico dell’azione individuale, più... costruttiva e riservata?
Vi preghiamo di una grazia, fratelli alpini di quel gruppo piemontese: non date a Miss Alpina la tessera dell’ANA e mettetela all’istante in congedo (non per invalidità, per carità!) o passatela a qualche corpo di ausiliarie non alpine.