RITORNANO


Maggio 1962

Son tante le Penne Mozze che ritornano a casa dai fronti dell’Albania e della Balcania, dagli innumerevoli piccoli cimiteri di guerra che i soldati italiani hanno creato ad indicare le tappe del proprio Calvario in terra straniera; e il dolore di vent’anni or sono si rinnova oggi sebbene ammorbidito da quella consolazione estremamente unica ed attesa di riavere tra noi almeno i resti mortali di tante giovinezze perdute.
I figli lasciati in fasce son cresciuti, le madri han spesso anticipato l’incontro con i figlioli caduti, le vedove sono invecchiate; i parenti, gli amici di pace e di guerra han conservato pur essi indelebile il ricordo di felici tempi lontani.
Tutti i rimasti e tanta altra genie nuova, sono accorsi attorno alle piccole Salme racchiuse nelle cassettine minuscole che un solo amico regge con poca fatica: come quelle dei bambini che presto volano in Cielo senza aver conosciuto la cattiveria degli uomini.
Voi, Soldati d’Italia divenuti bambini, troppo avete conosciuto dell’odio umano ma dimenticate ugualmente il male ricevuto affinché possiate godere Lassù la Pace eterna affratellati a milioni di altri Soldati dì tutto il mondo; coloro che vi mandarono a morire senza ideali non vi disturberanno ulteriormente: son molto più abbasso di Voi, fuori della vostra vista e della Luce di Dio.