Foto ricordo davanti a San Girolamo


Trasporto materiali... "meccanizzati a mano"

COMPLETATA L’OPERAZIONE
“SAN GIROLAMO”
NEL MONASTERO DELLE SUORE CLARISSE
IN GUBBIO

(a cura di Gianfranco Dal Mas)

 

Gli Alpini arrivano a piedi
là dove giunge soltanto 
la fede alata.
(G. Bedeschi)

& Qui ci vogliono gli Alpini

Non si poteva certamente parlare di una operazione complessa.
In fin dei conti si trattava di conficcare dei pali nel terreno e tirare una rete. Ma chi ha avuto l’occasione di vedere l’opera ha potuto concludere che forse mai i nostri alpini hanno fatto qualcosa di simile.
Mai.
Perché per portare a termine l’intervento, oltre al consueto spirito alpino, era necessario disporre di grande coraggio e di una smisurata dose di temerarietà.


Il baratro 
su cui è stata realizzata la recinzione


Uno scorcio della recinzione


La "gradinata degli Alpini"

Costruire una recinzione su un terreno con la pendenza del 60-65% è qualcosa che quasi viola le leggi fisiche di gravità.
E per capire che questa non è retorica basterebbe andare sul posto ed inerpicarsi lungo il sentiero, “arrampicati” a quella rete e chiedersi chi li teneva in equilibrio, i nostri volontari, mentre la installavano.
Mentre in un tratto si rendeva necessaria la realizzazione di un sistema artigianale di funivie, nell’altro l’inacessibilità del terreno imponeva giri lunghi e faticosissimi per arrivare al sentiero con i materiali e la rete.
Mai, perciò, come in questo caso è appropriato e d’obbligo il “vedere per credere”. 

Il primo tratto, in piano ma lunghissimo, è stato realizzato dai volontari della Sezione di Pordenone, che hanno provveduto poi ad un duro lavoro di disboscamento.
E’ toccato alla squadra guidata da Toni Speranza fissare la recinzione lungo uno dei due costoni della montagna. Vista la difficoltà a portare in altura i materiali occorrenti, dopo una breve consultazione i volontari decidevano di installare una teleferica a sei stazioni. Raggiunta dopo giorni la vetta e posizionato l’ultimo paletto, il punto più alto veniva battezzato “Quota Conegliano” durante una breve ma suggestiva cerimonia con tanto di scritta, “Signore delle Cime”, tricolore e doveroso evviva con frizzante prosecco coneglianese.
Per non essere da meno, nella ripida opposta, in un simpatica gara a distanza una settimana dopo i volontari di Vittorio Veneto, guidati da Celestino Costacurta, sistemavano una targa con la scritta “Quota Vittorio Veneto”.
Oltre alla recinzione i nostri volontari realizzavano la messa in opera di vari cancelli in ferro e la sistemazione di una lunga e ripida scalinata all’interno del monastero, che qualcuno battezzava… “la gradinata degli Alpini”.
La cosa che più colpisce è che tutto questo è stato fatto in appena tre settimane, meravigliando tutti coloro che assistevano ai lavori, gli operai dell’impresa che stava eseguendo opere di ristrutturazione nel monastero ed il direttore dei lavori, uno che di cantieri ne ha praticato parecchi e che ha confessato di non aver mai visto nulla di simile e che più di una volta si è trovato in ritardo con la fornitura dei materiali. Anche perché, di fronte alla mole e difficoltà dell’impegno, per paura di non farcela i nostri non lesinavano sulle ore e lavoravano anche di sabato e domenica.
Una quarta squadra ha contribuito a completare la recinzione e si è impegnata in lavori di pulizia e sgombero e nel trasporto di materiali nell’ambito del trasloco delle Clarisse da un monastero all’altro. Fatto più unico che raro, di questa squadra facevano parte anche due validissime “penne rosa”.
Ma San Girolamo non è stato solo questo. Come era successo a San Quirico, lo spirito di amicizia e fratellanza tra alpini e sorelle è stata la nota più bella. Spesso per ringraziare i volontari le suore li deliziavano con i loro canti, e questi rispondevano con i tradizionali brani alpini, eseguiti spesso in modo impeccabile, dal momento che erano presenti a San Girolamo anche buone ugule (vedi alcuni componenti del coro Mesulano di Cordignano). 
Gli Alpini si sono fatti apprezzare dalla gente di Gubbio, dove peraltro le Penne Nere non sembrano essere particolarmente note, oltre che per la loro laboriosità, anche per la tradizionale festosità ed allegria. E sono stati gratificati da una calorosa accoglienza della gente nei bar e nelle piazze durante le uscite serali, cui non rinunciavano nonostante le ossa rotte dal lavoro della giornata.
Ma la maggior gratificazione è venuta dall’affetto e dai ringraziamenti delle Clarisse che dopo 500 anni hanno lasciato il vecchio monastero della Santissima Trinità, in centro a Gubbio, ed hanno potuto traslocare a San Girolamo proprio grazie alla recinzione che ora ne garantisce la clausura.
Solo dopo aver visitato l’opera abbiamo capito il significato della frase “qui ci vogliono gli Alpini” pronunciata dal direttore dei lavori durante la pianificazione dell’intervento.
Su ammissione dello stesso e delle Clarisse, nessuno voleva impegnarsi a collocare una recinzione dove la pendenza impossibile rendeva problematico reggersi in equilibrio.

Ma gli Alpini…

Tutto questo si potrebbe spiegarlo con tre soli versi del poeta alpino Piero Jahier:

Uno per uno
corda alla mano
dove non si passa, passiamo…

 


Foto ricordo presso Cima Conegliano


Ambiente di lavoro


Pausa foto

Pausa merenda 

Pauso Pranzo

Ambiente di lavoro

Ambiente di lavoro

Quando ci siamo congedati le Clarisse ci hanno regalato un canto

LE SQUADRE

1^ Squadra
(Pordenone)

1   Francescutti Giovanni
      Gr. Casarsa-S.Giovanni
2   Barnava Celso
      Gr. Azzano Decimo
3   Belluz Carlo
      Gr. Azzano Decimo
4   Cristante Silvio
      Gr. Cordovado
5   Daniotti Lino
      Gr. Zoppola
6   Ghezzi Martino
      Gr. Maniago
7   Simonella Silvano
      Gr. Zoppola
8   Visintin Giovanni
      Gr. Zoppola
9   Dal Bianco Aldo
      Gr. Fiume Veneto

2^ squadra
(Conegliano)

1   Speranza Antonio
      Gr. San Vendemiano
2   Burgio Francesco
      Gr. Maset
3   Casagrande Gianni
      Gr. San Vendemiano
4   Danieli Bruno
      Gr. Susegana
5   Frare Giandomenico
      Gr. Ogliano
6   Frassinelli Niro
      Gr. Ogliano
7   Mazzero Antonio
      Gr. Solighetto
8   Pizzon Innocente
      Gr. San Vendemiano

3^ Squadra
(Vittorio Veneto)

1   Costacurta Celestino
2   Soneghet Umberto
3   Furlan Cesare
4   Ghirardo Silvio
5   Lot Egidio
6   Somera Giustino
7   Zanette Riccardo
8   Ardengo Aldo
9   Giusti Pietro
10 Tomasella Giacomino
11 Mazzero Bruno
12 Bazzo Giacomo

4^ Squadra
(Conegliano)

1   Speranza Antonio
      Gr. San Vendemiano
2   Martorel Augusto
      Gr. Ogliano
3   Casagrande Gianni
       Gr. San Vendemiano
4    Mazzero Antonio
      Gr. Solighetto
5   Fardin Ivana
      in Speranza
6   Dalla Cia Nilva
      in Casagrande




& Come nasce l'operazione

L’OPERAZIONE “SAN GIROLAMO”
HA AVUTO UNA APPENDICE…

Nel mese di agosto le “nostre” Clarisse di Gubbio hanno organizzato nel Monastero di San Girolamo una settimana di “lavoro e di preghiera” per un gruppo di giovani.
Per gestire il lavoro del gruppo, sono stati chiamati a Gubbio, dalla badessa suor Cristiana, Celestino Costacurta ed il cugino Luigi Chiaradia, del Gruppo di Mareno (Conegliano) che, dopo un sopralluogo, hanno organizzato un piccolo cantiere nel monastero, sostenuti dal solito instancabile impegno e dalla tipica appassionata determinazione.
L’intervento si è risolto nella collocazione di un prefabbricato e nella ristrutturazione del pollaio del convento, ora trasformato in unità abitabile.
Diciamo subito che i giovani del gruppo ricorderanno la loro settimana a Gubbio, più che per gli incontri di preghiera, per la straordinaria esperienza di lavoro: lavorare con ritmi così frenetici sotto il torrido sole umbro (e sotto la guida dei nostri) e con qualche moccolotto che saliva alto prima di infrangersi tra i rovi delle balze impervie del monte che sovrasta il monastero, deve essere stato tutta un’altra preghiera. Ricorderanno soprattutto questa esperienza per aver scoperto che gli alpini, quando sono impegnati con pala, malta e cazzuola, è sempre come se stessero lavorando sulle mura della loro casa.


CENA DI CHIUSURA DI SAN GIROLAMO

Gli interventi degli alpini, lunghi o corti, meno complessi od articolati, si sa che vanno tutti a finire nello stesso modo: e cioè con le gambe sotto ad un tavolo. Non poteva essere diversamente a conclusione dell’operazione “San Girolamo”. Essendo stato tale intervento totalmente autofinanziato e non essendoci né cassa né tesoriere, ci siamo affidati alla generosità di qualche “gruppo pio”. E ci ha pensato il buon Luigi Maretto a trovare chi ci ospitasse per una cena. Ci siamo così riuniti il 13 luglio nella sede del Gruppo Susegana, che, grazie anche alla collaborazione dei Gruppi Colfosco e Ponte della Priula, ha organizzato una suntuosissima cena.
Erano presenti tutti i volontari delle tre Sezioni, accompagnati dai rispettivi presidenti Gai, Carnielli e Gasparet.
Era presente anche Padre Claudio Durighetto, giunto appositamente dall’Umbria ed accompagnato dai genitori di Zero Branco, che ha donato a tutti i volontari una pergamena con il Cantico delle Creature ed ha rinnovato il ringraziamento delle sorelle clarisse. Ha sottolineato come l’operazione San Girolamo abbia ulteriormente consolidato il binomio Alpini-Clarisse: inconsapevolmente anche gli Alpini sono “francescani”, interpretando in pieno, con il loro spirito di gratuità, il messaggio del Poverello di Assisi. Toccante il suo racconto di come si è articolata la processione che le Clarisse hanno compiuto, a piedi e scalze, dal convento della SS. Trinità, in centro a Gubbio, a quello di San Girolamo.
Durante l’incontro, dopo aver consegnato semplici attestati di riconoscimento, i tre presidenti hanno ringraziato i volontari, sia per il lavoro svolto che per aver portato a Gubbio una nota di alpinità. Nei loro interventi abbiamo colto l’orgoglio per l’impegno dei propri alpini.
La cena si è protratto fino ad ore piccole, complice anche padre Claudio che non voleva sapere di tornarsene a casa. Ma non dobbiamo dimenticarci che anche lui è un alpino.


Ringraziamo di cuore i “grandissimi” Gruppi di Susegana, Colfosco e Ponte della Priula. Un particolare ringraziamento al Capogruppo ed agli alpini di Susegana che con le consorti si sono prodigati nell’allestimento della cena e nel ruolo di cuochi e camerieri.