SOLIGHETTO
Solighetto.
Fin dal secolo XIII la gastaldia di Solighetto, il cui centro era il castello di
Vicinale (oggi Castelletto), costituiva con la Valmarena un unico feudo, retto
dagli stessi statuti e dai medesimi organi di amministrazione..
Di fronte al castello,
sulle colline sovrastanti Solighetto, sorgeva, ed esiste tuttora, il Castelletto
che controllava il passaggio lungo la strada che segue la Valle del Soligo.
Quest'ultimo castello formava un unico complesso con quello di Soligo.
Si sa
che il castello di Solighetto fu oggetto di vendita da parte del vescovo di
Belluno ai Trevigiani nel 1204. Pare che il castello sia rimasto immune quando i
Trevigiani, nel 1319, assaltarono si sorpresa e incendiarono il castello di
Soligo. Nel 1337 passò sotto il dominio veneziano e poi nel 1343 sotto i
Caminesi. Nel 1379 Gherardo dei Caminesi di Sotto, abbandonata l'alleanza con
Venezia, subì, quale punizione la distruzione totale di alcuni castello tra cui
quello di Solighetto. La gastaldia di Solighetto si estendeva, sulla sinistra
del fiume Soligo, da Farrò a Barbisanello e, sulla destra del torrente Lierza,
dalle prime pendici di Refrontolo ai confini con Rolle. Unita a Valmareno, venne
inseguito concessa da Venezia in condominio con il Gattamelata e al conte
Brandolini che nel 1436 ne rimase unico feudatario fino alla caduta della
Repubblica Veneta.
Dal punto di vista religioso le prime notizie risalgono alla visita pastorale
del vescovo Nicolò Trevisan (1475). Divenne curazia nel 1830. La chiesa attuale fu
donata dal conte Gerolamo Brandolini-Rota l'8 dicembre 1856, quando divenne
parrocchia. Fu consacrata dal vescovo Manfredo Bellati il 24 ottobre 1858.
Anche Solighetto fu coinvolta nelle tristi vicende dei due conflitti mondiali.
In particolare, una pagina di storia recente fu segnata dalla rappresaglia
tedesca dell'agosto 1944: in pochi istanti, con l'incendio di 58 case, divenne
un braciere ardente.
Solighetto vanta una fecondissima tradizione nel campo dell'artigianato
artistico, che ebbe nei Possamai e nei Fontana gli esponenti più significativi.
I Possamai si segnalarono nel settore dell'artigianato del marmo. Verso il 1870
Paolo Possamai studiò a Milano nella bottega del Buti. L'opera più preziosa fu
però svolta da uno dei suoi figli, Giovanni. Altrettanto secolare fu la
tradizione dei Fontana nel settore del legno. Alla metà del 1800 Davide ed il
figlio Romano lavoravano, con molti allievi, nella loro bottega artigiana come
mobilieri ed esperti nel lavoro di intarsio. L'opera di Romano fu continuata dai
figli Attilio ed Emilio, quest'ultimo artista affermato.
Fra le personalità cui Solighetto diede i natali, va ricordato Francesco
Fabbri, ministro della Repubblica Italiana, cui è dedicato il centro studi
ospitato presso la settecentesca villa Brandolini.
Celebre, nei tempi passati, fu la filodrammatica "La Malintesa", nata
negli anni venti. la compagnia teatrale continuò le sue rappresentazioni anche
negli anni tristi della seconda guerra mondiale. Gli anni 1950 costituirono il
periodo più felice per la Malintesa, che si giovò della collaborazione di
Antonio Bottari, autore di alcune commedie.
Dal punto di vista economico il paese fu caratterizzato dal triste fenomeno di
una massiccia emigrazione, che andò attenuandosi sino a scomparire verso la
metà degli anno '60, con il passaggio da una economia agricola ad una economia
piccolo-industriale.
I Conti Brandolini
controllavano l'accesso alla Valmareno dal poggio di Castelletto;
nel 1379 fu distrutta la loro roccaforte, così nella prima metà del
Quattrocento edificarono una nuova residenza fortificata, Castel del
Borgo, in cui rimasero per altri tre secoli circa.
Nel Settecento vollero costruire
l'attuale Villa Brandolini: villa
veneta settecentesca a pianta rettangolare contornata da un antico parco e da un bellissimo
giardino, è ornata da finissime decorazioni a stucco di ispirazione
veneziana.
Acquistata dal Comune nel 1977, oggi la villa è
sede di convegni, manifestazioni e mostre d'arte, ospita il "centro
culturale Francesco Fabbri", l'Istituto Musicale Toti Dal Monte con il suo
museo e il Consorzio di tutela del Prosecco.
Oltre una piccola piazza,
ornata da una
fontana monolitica, alla sommità di una maestosa scalinata. abbiamo la chiesa
parrocchiale (neoclassica), voluta da Gerolamo II Brandolini e consacrata nel
1856 all'Immacolata.
La precedente era dedicata a
Sant'Andrea.
La decorazione del soffitto Proclamazione
del dogma dell'Immacolata Concezione" è opera del
pittore bellunese Giovanni De Min.
Gli arredi (vedi foto a lato) sono opera di due valenti artigiani locali,
i fratelli Emilio ed Attilio Fontana, maestri della Scuola di
Disegno di Pieve, con l'aiuto dell'ebanista Ceschin.
Da vedere anche l'antico
maglio di Pradella, a Solighetto, con ruota ad acqua.