GRUPPO VAZZOLA


Giugno 1972

Il Centenario delle Penne Nere celebrato a Vazzola

Con un tempo avverso che però non ha tolto nulla all’entusiasmo dei nostri alpini, il Gruppo di Vazzola, domenica 16 aprile ha festeggiato il 25° Anniversario della sua costituzione e il Centenario del corpo degli Alpini.
Dopo l’ammassamento, il corteo dei convenuti si è recato alla Chiesa Parrocchiale, ove il celebrante ha esaltato il nostro spirito di corpo, il nostro attaccamento ai sentimenti più sacri della Patria e il devoto nostro ricordo verso i commilitoni Caduti.

Terminato il rito religioso si è riformato il corteo per recarsi al Monumento ai Caduti, ove è stata scoperta una pietra a ricordo dell’avvenimento.

IL GRUPPO A.N.A. DI VAZZOLA
PER RINNOVARE
ALLE NUOVE GENERAZIONI
IL SUPREMO OLOCAUSTO
DEI SOLDATI D’ ITALIA
NEL 1° CENTENARIO
DELLE TRUPPE ALPINE
SUL MARMO E NEL CUORE
QUESTO RICORDO INCISE
Vazzola 16-4-1972


Ha preso quindi la parola l’oratore ufficiale Ten. Col. Alberto Piasenti, Vice presidente della Sezione di Conegliano, che così si espresse:
Autorità, amici alpini,
il Gruppo di Vazzola, nella ricorrenza del 1° Centenario delle Truppe Alpine, ha voluto partecipare nel quadro delle manifestazioni nazionali, a rievocare i fasti e le glorie degli scarponi, deponendo per prima cosa alla base del monumento ai Caduti, una targa a ricordo dell’avvenimento.
Ciò vuol dimostrare ancora una volta. se ve ne fosse bisogno, che il nostro spirito di corpo non ci fa rimanere chiusi nell’ambito della vostra Associazione, ma si estende con comprensione ed affetto a tutti i commilitoni che divisero con noi sacrifici e sangue, la tenda ed il pane, e che hanno avuto con noi l’onore di difendere la dignità della Patria e il prestigio del Tricolore.
E’ inutile che ci si venga a dire che i nostri eroi sono caduti per delle guerre non sentite. Nessuno vuole e vorrà mai la guerra, specialmente chi l’ha fatta una volta, ma quando un cittadino è chiamato a compiere il suo dovere, non lo discute, ma obbedisce perchè questa è la legge che distingue l’uomo d’onore. La Patria lo chiama e lui va, perchè non è sua facoltà giudicare se è bene o male, se è giusto e ingiusto il suo sacrificio.
Ora invece si contesta tutto, si discute tutto, ma quello che è più indegno e oltraggioso per la dignità di un popolo è che non si ha più rispetto, né per i Caduti, né per il tricolore, arrivando perfino a disprezzare coloro che nell’osservanza dei loro doveri di cittadini-soldati, persero la vita nell’esecuzione degli ordini ricevuti.
Ma non si illuda certa gente, perchè fino a quando vi sarà l’Associazione Nazionale Alpini, fino a quando vi sarà anche un solo alpino, vi sarà la Patria col suo retaggio di glorie e di sventure, col suo retaggio di lavoro onesto e pulito, di sacrifici, di sangue, ma soprattutto con la sua tradizione di onore. E noi l’onore non lo barattiamo, né lo vendiamo.
Noi siamo qui oggi per rinnovare il nostro atto di fede e la volontà decisa di continuare sulla strada maestra che abbiamo finora fedelmente seguita e che fieri del privilegio di essere alpini, nel fausto centenario continueremo con serietà ed impegno.
E’ bene ricordare che gli alpini hanno avuto con un arrangiamento il loro battesimo ufficiale di costituzione. infatti il decreto firmato il 15 ottobre 1972 da Vittorio Emanuele Il a Napoli per aumentare i Distretti Militari e portarli da 54 a 62, portava tra le pieghe, mezzo nascosta per avere l’approvazione del Parlamento, la costituzione di compagnie alpine tra l’aumentato numero delle Compagnie Distrettuali. E furono 15 le prime compagnie, ma quale nome dar loro? Perrucchetti, Capitano di Stato Maggiore che era stato l’ideatore e propugnatore tenace e infaticabile di questa costituzione, e che aveva ottenuto l’appoggio incondizionato del Ministro della Guerra Generale Ricotti Magnani, pensava di chiamarli «Cacciatori delle Alpi», ma alla fine prevalse il nome di «ALPINI» milizia nuova e nome nuovo semplice e significativo, che fece degli Alpini i saldi difensori dei monti d’Italia. Si! perchè l’alpino è figlio della montagna, ha vissuto e vive tra i suoi monti nella ristrettezza, perchè l’alpino ha scritto sulla fronte la parola «Sacrificio» e la sua religione è la «Patria».
Alpini! Voi siete l’onore e l’orgoglio dei nostro popolo e se l’orgoglio è un peccato, noi alpini siamo indubbiamente dei peccatori incalliti per l’orgoglio formidabile che sentiamo per la nostra Penna Nera.
1° Centenario delle Truppe Alpine! Cento anni di arduo dovere!
Cento anni di gloria, cento anni di sacrifici, cento anni di amore verso la Patria. Questa in sintesi la vita degli alpini, in guerra, in pace, in Patria e in suolo straniero.
Cento anni di dedizione, cento anni di ascesa fisica e spirituale, cento anni di spirito di corpo, cento anni di vita. Questa è l’ultima cima conquistata dagli scarponi. La naja alpina ci ha insegnato moltissimo, forse tutto, via in particolare il rispetto della personalità, della dignità umana, della libertà interiore. Le autorità presenti sappiano chi sono gli alpini e a loro chiedano tutto; le scolaresche imparino dagli Alpini a scrivere Patria con la P maiuscola, la popolazione tutta sia orgogliosa di vivere in mezzo agli alpini.
Il 1972 ci vede come sempre in prima riga con il nostro entusiasmo e con la nostra testimonianza presente e vitale, del nostro attaccamento alla Patria. Questo è un anno che lascerà un solco indelebile in tutti e dimostrerà ancora una volta che la nostra è veramente una grande famiglia, unita, di gente semplice che si vuol bene.
Passano gli anni, cambiano i tempi, si accavallano i periodi di vita, ma profondamente ed intimamente insiti nella nostra esistenza e nella nostra coscienza, sono quei convincimenti che noi ereditiamo dai nostri vecchi e che noi lasceremo in retaggio ai nostri figli.
E termino ricordando alcune frasi che disse il nostro Presidente scomparso Dott. Ugo Merlini, il Presidente del Centenario, rivolgendosi al Ministro della Difesa nell’adunata nazionale di Brescia:
«Ritengo di non peccare d’orgoglio dicendo che l’Associazione Nazionale Alpini è certamente una delle cose più pulite che siano in Italia, perchè l’appartenenza ad essa si fonda sulla consapevolezza e sulla fierezza del dovere compiuto. E poiché il dovere è veramente tale soltanto quando è assolutamente disinteressato, chi entra a far parte dell’Associazione sa che potrà essere chiamato a dare, ma non potrà mai ”avere”. Gli Uomini con la “U” maiuscola che sono sfilati in ordine ed in silenzio, non protestavano, non minacciavano, non gridavano “abbasso” perchè questi uomini quando vogliono abbassare qualcuno, non glielo dicono prima; lo fanno e lo fanno sul serio. E non gridano neppure “evviva” perchè volevano che il loro corteo fosse composto ed ordinato e le grida sono manifestazione di disordine. Tuttavia se un grido di evviva fosse uscito dai loro cuori, esso sarebbe stato solamente ed unicamente: “VIVA L’ITALIA” ».
Finita la cerimonia, un gruppo di macchine è partito alla volta delle varie frazioni ove esistono monumenti ai Caduti, per portare a loro il commosso pensiero e l’omaggio floreale degli alpini.
Al termine della cerimonia è seguito il rituale rancio sociale improntato, come sempre, alla nostra schietta, fraterna e sincera cordialità alpina.
Ci scusiamo verso gli amici di Vazzola se non abbiamo potuto elencare le Autorità intervenute e neppure i gagliardetti, bandiere, labari, ecc, delle associazioni presenti. La colpa di chi è? Pigliamocela un po’ tutti..., un po’ ciascuno non fa male a nessuno.
Bravo il Capo Gruppo, ed ora avanti sempre così, fronte alta, penna al vento per altri.., cento anni di arduo cimento.
AL. PI.