GRUPPO SOLIGO


Dicembre 1989

IL GRUPPO DI SOLIGO "M.O. SANTE DORIGO" FESTEGGIA IL 35° DI FONDAZIONE CON LA REALIZZAZIONE DI ALCUNE OPERE SOCIALI

Restaurata la Chiesiola di S. Maria Nova. Ristrutturata ed ampliata la "Casa degli Alpini". Inaugurati la piazzetta degli Alpini, il pennone alzabandiera, ed il grande cappello alpino.


Il presidente della Sezione prof. Vallomy pronuncia i discorso ufficiale


Il saluto del capogruppo arch. Calderari


Il sindaco geom. Arman porge il saluto all’amministrazione comunale.


Taglio del nastro da parte del presidente sezionale prof. Vallomy


La Fanfara della Brigata Alpina ‘Cadore’ di fronte alla Casa degli Alpini

Trentacinque anni di vita alpina rappresenta per ogni Gruppo un buon traguardo. quindi io è stato anche per il gruppo di Soligo. guidato per trent'anni — cioè dalla fondazione al 1983 — con perizia, con disponibilità obiettiva, con senso fraterno e filiale e con vero spirito alpino, dal maggiore prof Desiderio Viezzer, già consigliere sezionale dal 1960 al 1982, ed attualmente capogruppo onorario; oggi retto dall’arch. Gianfranco Calderari, che, pur impiegato professionalmente, segue le orme del suo predecessore.
Tale meta il gruppo l’ha voluta festeggiare con la presentazione di alcune opere sociali, realizzate: man mano, con grande disponibilità, ed una magnifica manifestazione sezionale, che testimoniano il mobilismo delle penne nere solighesi nel contesto filantropico, in particolare nella comunità in cui sono inserite.
Di fronte ad una parte della società che si rileva poco altrui- sta, dove emergono vandalismi, tumulti, atti incresciosi più o meno politici, ed ogni sorta di virulenza verso i più indifesi, bambini ed anziani, e le istituzioni: fenomeni che suscitano crescenti angosce, che rilevano la gravità di un problema umano e morale, e diventano i grandi assilli del nostro tempo, che creano l’incertezza del futuro (afflizione provata dai giovani), dobbiamo contrapporre quotidianamente la nostra volontà di operare per debellare le “male piante”. Noi alpini stiamo dimostrando, in aggregazione ad altre istituzioni benefiche, di possedere le “armi improprie” per attuare opere per la conservazione del patrimonio naturale e per essere utili a chi ha bisogno.
Si rivela quindi l’immagine del vero volto della nostra Associazione, sempre all’avanguardia negli impegni sociali ed umanitari, con un volontariato, seguito ed apprezzato anche dai giovani.
Il Gruppo di Soligo si è inserito come parte di questo fenomeno socio-culturale-economico nell’ambito della Comunità, oltre che come momento di grande aggregazione stessa.
Prima di entrare nel vivo della cronaca delle cerimonie, analizziamo quali sono state le opere realizzate dalle penne nere solighesi, che le hanno impegnate per alcune migliaia di ore lavorative.
Dopo alcuni interventi concretizzatisi in passato, come il ripristino dell’oratorio di San Gallo sito sull’omonimo colle che domina il Quartier di Piave, e la sistemazione della grotta della Madonna e del capitello di San Michele, il gruppo ha portato a termine altri impegnativi lavori, che costituiscono motivo di orgoglio, e un giusto pretesto di grande giubilo nel quadro delle celebrazioni del 350 di fondazione. Essi sono: la revisione e il consolidamento delle fondazioni, nonché l’attuazione del sistema di aerazione sotto il pavimento della Chiesiola (costruzione che risale al 1300) seguendo le direttive della Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali del Veneto; la ristrutturazione, l’ampliamento e l’abbellimento della “casa degli Alpini”, immobile concesso in comodato dall’Amministrazione Comunale di Farra di Soligo, posto a ridosso del Centro Sociale, che sono stati oggetto di particolare attenzione di una cerimonia inaugurale.
Le celebrazioni hanno avuto inizio sabato sera del 29 giugno, con un concerto offerto dal Coro ANA di Vittorio Veneto (diretto dal maestro Stefano Da Ros), noto non solo in Italia ma anche all’estero, il quale si è espresso con la consueta bravura, presentando un repertorio diversificato di “caute” di cui ne è eccezionale interprete, conquistando il numeroso pubblico presente, che gli ha riservato ripetuti applausi.
La domenica successiva, di fronte all’immagine di un’aurora che presagiva, finalmente, dopo giorni di cattivo tempo, una giornata stupenda, radiosa, ci siamo radunati in prossimità del campo sportivo per dar inizio alla sfilata lungo il paese — preceduti dalla Fanfara Alpina della Brigata “Cadore” — e sostare nella piazzetta degli Alpini, antistante la sede del gruppo, per assistere alla S. Messa celebrata dal parroco don Martino Sanson.
Durante l’omelia don Martino, profondo conoscitore degli Alpini, ne ha esaltato le doti morali, umane e civili: la solidarietà, l’amicizia, la fraternità, patrimonio culturale di cui sono gelosi e fedeli custodi. Le penne nere - egli ha aggiunto - sono uomini di poche parole e di molti fatti, quindi amanti dei brevi discorsi. Ha ricordato inoltre tutti i soci che in questi trentacinque anni sono deceduti:
Mori Ugo
Magro Antonio
Moschetta Luigi
Viviani Pietro
De Faveri Giovanni
Dorigo Ferdinando
Donadel Eugenio
Cietto Vincenzo
Dorigo Giovanni
Dorigo Federico
Mori Giovanni
Nardi Luigi
Viezzer Luigi
De Faveri Angelo
Donadel Ernesto
Donadel Livio
Dorigo Desiderio
Ballancin Agostino
Dozza Angelo
Casagrande Vittorio
Dorigo Giuseppe
Ballancin Giovanni
Da Rold Giovanni
Toffoli Giacomo
Donadel Liberato
Dorigo Mario
Ballancin Ario
Viezzer Vincenzo
Donadel Pietro
Busetti Mario
Naibo Arturo
De Conto Giuseppe
Stella Tarcisio
Zago Pietro
Bisson Antonio
Bottega Angelo
Berti Giovanni
Ballancin Sante
Viezzer GioBatta
Cietto Giuseppe
De Conto Dionisio
Dorigo Giacomo
Nardi Gregorio
Moschetta Angelo
Nardi Antonio
Tormena Giuseppe
Moschetta Nazzareno
Calderari Livio
De Conto Giacinto
Si è quindi proceduto alla cerimonia inaugurale con taglio dei nastri: da parte del presidente della sezione prof. Giacomo Vallomy (assistito dal capogruppo arch. Gianfranco Calderari) quello della piazzetta dedicata agli Alpini, inoltre lo scoprimento di una targa di bronzo, del pennone alzabandiera (visibile all’interno della sede) e del cappello alpino (unica fusione di bronzo posto sopra l’arco dell’ingresso della “Casa degli Alpini”; e quello del Centro Sociale di Soligo dall’on. Lino Armellin (assistito dal sindaco geom. Francesco Arman).
A conclusione dell’intero cerimoniale sono intervenute le varie autorità.
Il capogruppo Calderari nel porre il saluto del gruppo ha manifestato — con palese commozione — la sua grande soddisfazione per la presenza delle autorità, dei rappresentanti delle Sezioni limitrofe, delle numerose penne nere e della popolazione, e si è dichiarato felice perchè la ricorrenza del 350 anniversario di fondazione del gruppo ha assunto un carattere particolare di grande amicizia e di profonda solidarietà.
Il sindaco geom. Arman ha portato il saluto dell’amministrazione Comunale, ringraziando gli Alpini per lo spirito di aggregazione con la comunità locale nella realizzazione delle opere sociali. Ha sottolineato gli ideali a cui le penne nere si ispirano,e sanno tradurre nella realtà quotidiana, con entità esemplare.
L’on. Armellin si è dichiarato onorato di partecipare ad una manifestazione tanto importante, quanto sentita, e lieto di portare il suo saluto agli Alpini, alla Squadra antincendio di Miane e alla Fanfara Alpina della Brigata “Cadore”. Egli ha soggiunto che nella luminosità di quella giornata, di fronte ad un clima di tanta serenità e compostezza é vero- similmente appropriato l’accostamento delle due cerimonie inaugurali: della “Casa degli Alpini” e delle loro opere, e del Centro Sociale, siti in un unico edificio, che evidenzia il vero spirito dell’associazionismo, confortato da un’unica e nobile finalità. Questo - egli ha concluso - è il messaggio che ci viene dagli Alpini, e che si concretizza nel rispetto della vita umana, in tutti i suoi componenti.
Il prof. Vallomy, alla fine, è intervenuto con la seguente allocuzione ufficiale:
«Miei cari Alpini, autorità, ospiti, cittadini! Nel 1954, in una meravigliosa giornata, prettamente estiva, con una simpatica e grande cerimonia fu dato vita al Gruppo di Soligo, ed io fui invitato dal fondatore e primo capo gruppo prof. Viezzer a parlare come oggi, e quindi mi ritengo il “rantolo” di questo Gruppo.
C’erano allora il parroco mons. Pasin, il nostro cappellano sezionale mons. Sartor, il generale Ghe, la M.O. Zigliotti, il colonnello Zava, ed
altre autorità civili e militari: inoltre Giovanni Daccò e l’avv. Francesco Travaini (oggi assente perchè indi- sposto), i quali furono gli encomiabili trascinatori per la costituzione e la ricostituzione dei Gruppi, formavano con il sottoscritto la “Triade’
Presente anche l’allora tenente Morosini, poi generale degli Alpini, oggi defunto. A Lui e a tutti gli Altri che sono stati menzionati, mi associo nel ricordo riverente.
Lasciate che in questa circostanza ricordi in modo particolare Gigetto Viezzer, umilissimo Alpino, tanto premuroso e buono.
Il Gruppo fu dovutamente intitolato ad un vostro concittadino: alla Medaglia d’Oro Sante Dorigo, magnifico ufficiale degli Alpini, copertosi di gloria nella prima guerra mondiale. La madrina fu la contessa Cristina di Bellagarde in Brandolini.
Caro prof. Viezzer; tu mi chiederai cosa ho da raccontarti dopo 35 anni. Cito un verso di Virgilio, e pensando all’animo mio dico: “Euh quantum mutatus ab illo!’ Quanta differenza c’è nei miei capelli! Oggi sono bianchi! Vi dico che a quei tempi c’era tanta speranza, c’era tanto entusiasmo nei nostri animi e tanta serenità nei nostri cuori. L'Italia era protesa alla ricostruzione civile e morale. Gli Alpini di Soligo hanno contribuito a questa ripresa e l’hanno dimostrato anche oggi.
Ci sono nel nostro Paese purtroppo dei lati negativi, dei regressi, non parlo di "mafia", non parlo di guerra tra partiti, parlo di quelle due leggi approvate dal parlamento, una più nefanda dell’altra. Chi vuole intendere, intenda. Queste sono la distruzione della famiglia e della società manca il rispetto alla vita: vi parlo da alpino ad alpini, come sempre.
Cari Alpini vogliamoci bene! Coltiviamo ed aumentiamo questi valori; che sono anche nostro patrimonio: la solidarietà, il desiderio della
pace e della libertà e il rispetto della vita di ognuno, in un ambiente sano e puro.
Sono seguite la visita alle varie opere realizzate, ed una salutare bicchierata. Soddisfacente è stata la presenza dei rappresentanti delle associazioni, degli alpini e della popolazione. Oltre alle autorità già precedentemente nominate, c’erano i presidenti delle sezioni di Vittorio Veneto dott. Lorenzo Daniele, di Valdobbiadene p.a. Giuseppe Rossi, l’attuale madrina del gruppo di Soligo signora Eugenia De Conto, il brigadiere dei C.C. Andrea Perrigno, i vice-presidenti della sezione di Conegliano Paolo Gai e Nino Geronazzo, il ten. col. Giulio Dal Pos; i ragazzi delle scuole elementari di Soligo accompagnati dagli insegnanti Sergio Stefani, Maria Pederiva e Flora Ballesto con la bandiera tricolore; il Gruppo Valsana (antincendio) di Miane; i gagliardetti di Gruppi di altre sezioni: Cison di Valmarino, Follina, Lago, Moriago, Colbertaldo, Miane, Vidor, S. Stefano di Valdobbiadene, Valdobbiadene Centro, Col 5. Martino, e tutti i gagliardetti della nostra sezione.
Durante il “rancio”, al quale numerosissima è stata la partecipazione, è stata consegnata al dott. Citron, al geom. Arman, e a don Martino, al prof. Vallomy, al dott. Daniele, al p. Rossi, al comm. Daccò e all’avv. Travaini una serigrafia del pittore Franco Corrocher, riproducente la piazzetta e la sede degli Alpini.
La Fanfara della Brigata Alpina “Cadore” diretta dal serg. magg. Pietro Fornasier ha esibito, con la consueta bravura, il celebre “carosello”.
Un elogio va rivolto al vice presidente Nino Geronazzo - capo cerimoniere — a Steno Bellotto e a tutti coloro che hanno svolto con puntualità e correttezza il servizio d’ordine.
Questi nostri incontri, queste nostre manifestazioni — ricordiamolo bene — non devono proporre solo a parole i valori ideali, che sono retaggio anche della nostra costituzione statutaria e della nostra formazione etica, ma devono offrire, possibilmente motivo di una realizzazione concreta, sostanziale di opere sociali. Ciò potrà essere il frutto ideale dell’albero genealogico della nostra Associazione. Questa cultura ci pare prevalga nella mentalità di noi penne nere, perchè riconosciamo in noi un risveglio, uno slancio al volontariato. Il linguaggio usato dal Gruppo di Soligo è stato — come di altri gruppi — lo specchio di un animo sensibile, solidale, amichevole e fraterno.
Un riconoscimento quindi al capogruppo arch. Calderari e al “vecio “penna bianca prof Viezzer e a tutti quelli che si sono cos' generosamente adoperati.

Renato Brunello