GRUPPO SOLIGHETTO


Ottobre 2006


Gli Alpini di Solighetto


Autorità civili e alpine alla Festa della Fameja


Lo staff alpino della Festa della Fameja


Ossario della Grande Guerra di Plan di Salisei

Un anno da Alpini, tra storia, memoria, famiglia e socialità

Grande annata, il 2006, per gli Alpini di Solighetto. Una stagione iniziata con la presentazione del libro celebrativo del Gruppo, scritto da Enzo Faidutti in concomitanza con la solenne commemorazione del 60° di Nikolajewka, a gennaio. Un appuntamento, quest’ultimo, diventato ormai la pietra miliare della Sezione di Conegliano nel ricordo di tutti gli alpini caduti e dispersi nella tragica, e nel contempo gloriosa, Campagna di Russia. E proprio quest’anno, ad onorare la decana d’Italia nel settore, ha voluto presenziare il Presidente nazionale A.N.A. Corrado Perona, accompagnato dal vice Giorgio Sonzogni e da altri consiglieri nazionali.
Ma gli alpini, come sono soliti fare, non si fermano a gloriarsi delle mete raggiunte ed ecco allora il Gruppo, sotto l’infaticabile spinta del riconfermato capogruppo Giovanni “Juanito” Mazzero, mettere in cantiere altre significative proposte.

INTERVENTO PROPEDEUTICO NELLE SCUOLE.: 7 giugno
A rinsaldare i forti legami che uniscono indissolubilmente il variegato mondo delle Penne nere con l’universo dell’infanzia più bella e genuina, quasi un mirato passaggio di idealità e di rispetto per il proprio back ground culturale e genetico, il Gruppo ha portato gli alunni di IVª e Vª elementare di Solighetto a visitare alcuni luoghi simbolo delle nostre radici storico-sociali.
Una giornata straordinaria scandita da importanti tappe cognitive e formative:
- centrale idroelettrica di Nove, sul Fadalto, per conoscere e capire le naturali fonti energetiche che stanno alla base dell’attuale benessere familiare e domestico;
- cimitero delle vittime del Vajont, a Fortogna, per un doveroso e simbolico momento di raccoglimento e di preghiera per le migliaia di vittime innocenti travolte da un dramma che poteva e doveva essere evitato;
- museo degli zattieri del Piave, a Codissago, alla riscoperta di un antico e pericolosissimo mestiere di quegli uomini (lo Statuto risale al 1492) che dovevano rifornire, tramite via fiume, di legname pregiato la città e l’arsenale di Venezia;
- diga del Vajont, per una diretta presa di coscienza, di fronte ad un disastro dalle proporzioni bibliche, dell’importanza di rispettare e salvaguardare la natura, l’ambiente, l’habitat che ci circondano.
La comitiva formata da 38 alunni più gli insegnanti accompagnatori, nel mezzo delle escursioni, ha avuto in aggiunta anche il supporto logistico degli alpini che hanno preparato loro un tipico rancio alpino (senza vino, naturalmente!).

FESTA DELLA FAMEJA ALPINA: 18 giugno
Questa è una tipica manifestazione itinerante che serve a rinsaldare i più genuini legami di amicizia e di solidarietà nell’autentico spirito alpino, nonché a cementare le relazioni sinergiche tra i nove Gruppi del Quartier del Piave: Pieve, Barbisano, Refrontolo, Collalto, Sernaglia, Falzè, Fontigo, Soligo e Solighetto. E nella turnazione, quest’anno è toccato proprio a Solighetto, dopo il 1998, organizzare la tradizionale festa della “Fameja alpina”. Un incontro che valorizza la simbiosi, l’identità indissolubile con la propria terra, alla riscoperta delle radici comuni che hanno alimentato queste comunità nella straordinaria progressione socio-economica degli ultimi decenni. La cerimonia, contornata dalla Filarmonica di Pieve, è iniziata con l’alzabandiera e la santa messa al campo, presso la sede, officiata dal gen. Sandro Capraro, decano dei cappellani militari il quale, durante l’omelia, ha voluto sottolineare l’importanza che la “famiglia”, come valore supremo di unione e di amore che sta alla base della civiltà cristiana, ha sempre avuto nello spirito, nelle finalità organizzative, nella letteratura e nelle preghiere degli alpini. Il corteo, preceduto dal gonfalone comunale di Pieve, dal vessillo sezionale e dai gagliardetti alpini, si è poi recato al Monumento ai Caduti per la deposizione di un mazzo di fiori nell’omaggio, che gli alpini non dimenticano mai, di “chi è andato avanti”, per poi proseguire, in sfilata, al Centro Culturale Fabbri, già Villa Brandolini, dove sono seguite le orazioni ufficiali.
Nell’ordine, sono intervenuti il presidente Antonio Daminato, il sindaco Giustino Moro e il capogruppo Giovanni Mazzero i quali hanno ribadito la sacralità della famiglia sulla quale deve basarsi il fondamento di una società civile che vuole essere ancora forte e democratica di fronte alle forze disgregatrici e centrifughe del mondo moderno, sempre più agnostico e vuoto.
E come si conviene ad ogni manifestazione alpina, per finire in gioiosa amicizia ecco il classico rancio alpino, presenziato da quasi 300 persone, rallegrato da canti popolari e dal buon vino dei colli del Soligo.

50° ANNIVERSARIO DI SACERDOZIO DI DON FRANCESCO e 35° DI PRESENZA IN PARROCCHIA: 25 giugno
Gli alpini di Solighetto, anche in questa significativa ricorrenza, hanno voluto essere presenti per circondare il parroco con tutto il loro calore ed affetto. Del resto non poteva essere diversamente, visto che don Francesco Casagrande espleta la sua delicata missione pastorale nella comunità di Solighetto da ben 35 anni, un rapporto di stima che dura praticamente da una vita e che non si è mai incrinato. E quanto questo prete si senta fortemente legato alle idealità etiche e morali delle Penne Nere (magari ce ne fossero tanti come lui!) lo si può dedurre dalla sua aperta, calda accoglienza e dalle omelie che sempre tutti noi abbiamo potuto sperimentare e ascoltare durante le celebrazioni di Nikolajevka. Proprio per esternare questi vincoli di duratura amicizia, il capogruppo Giovanni Mazzero, a nome di tutti i suoi alpini, ha voluto omaggiare don Francesco, nel mezzo della solenne cerimonia religiosa officiata dal vescovo mons. Zenti, di un pregevole orologio da polso. “Un dono mirato, ha tenuto a sottolineare il capogruppo -affinché ogni volta che don Francesco guarderà l’ora si ricordi degli alpini che gli vogliono tanto bene.”

GITA SOCIALE: 30 luglio
La gita sociale, come per il Gruppo di Solighetto e tanti altri, è uno dei momenti più vivaci ed attesi della vita associativa. Una programmazione annuale, classica ormai, che serve quale momento di crescita culturale, di viaggio nella memoria storica, di piacevole aggregazione.
Da sempre la gita riscuote unanime consenso in tutti gli strati sociali del paese, sia per la simpatia che circonda gli alpini ma anche per la meticolosa preparazione che ne scandisce le varie fasi, nonostante le difficoltà logistiche. La caratteristica che connota queste escursioni è l’abbinamento alla Storia. La prima parte del viaggio, infatti, è sempre riservata al ricordo dei nostri Caduti nei luoghi che li videro protagonisti: quest’anno è toccato all’Ossario della Grande Guerra di Plan di Salisei. Qui riposano, assieme alle Medaglie d’Oro Raimondo Fadda e Ignazio Salaris, le spoglie di 5.400 soldati di cui 4.700 ignoti.
La comitiva, dopo aver superato Forcella Staulanza e Colle Santa Lucia, ha fatto tappa proprio all’Ossario, adagiato in una valle lussureggiante ai piedi del mitico Col di Lana, per deporvi un mazzo di fiori e per un significativo momento di raccoglimento e di preghiera. Poi sosta a Rocca Pietore per il rancio al campo e alcune ore di relax lungo la suggestiva passeggiata dei Seraj. Nel rientro, altra tappa a Pedavena per lo spuntino serale dove, gradita sorpresa, vi è stato l’incontro con gli amici alpini di Refrontolo anch’essi impegnati, quel giorno, nella gita sociale.

Questa, in sintesi, la vita del gruppo di Solighetto nell’anno 2006 e, come se ne arguisce da quanto elencato, non è per niente poco!
Tutto ciò a conferma che il messaggio di aggregazione popolare, nonostante la graduale lacerazione dei valori sociali dovuta all’agnosticismo modernista, a Solighetto resta ancora ben radicato e riesce a coinvolgere in emozioni e sinergie comuni tante persone di estrazione ed età diverse; persone che vedono negli Alpini una delle espressioni migliori e sane della Nazione e in cui ripongono piena fiducia  Un patrimonio inestimabile che non può e non deve morire, mai.

Vise