GRUPPO PONTE DELLA PRIULA


Dicembre 1994

IL BATTESIMO DEL 30° GRUPPO E L'INAUGURAZIONE DELLA SUA SEDE

LE PENNE NERE DI PONTE DELLA PRIULA IN UNA MEMORABILE FESTA

Premiati due anni di sacrifici


La deposizione di una corona al cippo posto sull’argine
del Piave e gli onori ai Caduti.


Il taglio del nastro inaugurale.
Da sinistra la madrina signora Elvira Ruzzini, il pres. Basso,
il sindaco Montesel, il vice-presidente nazionale Chies.


Le autorità.

I soci fondatori ritratti nel giardino della sede

È proprio vero che le anime degli alpini sono come le nuvole: raccolgono per versare. E lo sappiamo come.
Si può pensare che certe manifestazioni alpine ricalcano un cerimoniale consolidato e ripetitivo di anniversari e circostanze, che alla volte sfiorano le retoriche - anche se l’intendimento è quello di ritrovarci e scoprire qualcosa di nuovo - seguendo una scaletta programmatica che ormai conosciamo a memoria. In tal caso scrivere una cronaca diventa una forma, pertanto si può evidenziare una povertà di contenuti. Se anche fosse vero, non sarebbe certamente il caso di questo avvenimento, di questo importante appuntamento. poiché si tratta di un evento storico unico nella vita di un Gruppo.
A Ponte della Priula le penne nere sono state stupende, e se il cerimoniale della benedizione del gagliardetto del nuovo Gruppo - il 30° della sezione - è da ritenersi il momento più significativo e solenne di una costituzione associativa, che riserva sempre attimi di grande emozione: non meno gioia, non meno entusiasmo, non meno meraviglia ci ha riservato l’inaugurazione della magnifica sede. Una casa alpina spaziosa, funzionale ed accogliente.
Gli alpini di Ponte della Priula a buon diritto sono pienamente soddisfatti, e la loro felicità ha coinvolto tutti coloro che hanno avuto la fortuna di essere presenti.
L’iniziativa di costituire un nuovo Gruppo sulle sponde del Sacro Piave è partita nel settembre del 1992 - con il beneplacito della sezione coneglianese.
Erano meno di tre manciate di Alpini, con tanta voglia di fare qualcosa, che permettesse loro, e a tutti quelli che successivamente si fossero aggregati, di stare insieme in un ambiente appropriato; avere una casa alpina tutta loro, per trascorrere momenti felici e di meditazione - anche con altri amici -. Proporre e realizzare attività sociali e culturali nell’ambito di una comunità cui quotidianamente vivono, senza trascurare altre iniziative provenienti dall’esterno.
L’iniziativa di costruire - illico ed immediate - la sede alpina, si era presentata un po' problematica, in considerazione dell’impervio terreno, su cui si doveva insediare il fabbricato.
Ma gli alpini non si sono fermati di fronte a quegli ostacoli, alle difficoltà logistiche. Si sono tirati su le maniche, hanno gonfiato i muscoli, ma soprattutto hanno aperto il cuore ed animato lo spinto. Per due anni è stato un duro lavoro, offerto durante il tempo libero di fine settimana, creando un’area pubblica, piene di rovi, sterpaglie e tant’altro disordine, in una “Isola verde e fiorita” con una bella “ casa alpina”.
I sacrifici di questi prodi alpini sono stati premiati. La gente ha applaudito, le autorità e tutti i presenti hanno dato testimonianza al loro zelo, alloro coraggio e alla loro leale unione.
L’inizio della manifestazione è avvenuto sabato 2 luglio, nel pomeriggio inoltrato, con l’inaugurazione di una mostra fotografica, allestita nella sede; più tardi l’apertura del chiosco. Alla sera nel teatro locale si è esibito il Coro “Monte Cesen” di Miane, il quale ha ottenuto larghi consensi, non solo per la bravura esecutiva, ma anche per l’appropriato repertorio.
La cronaca ci porta ora alle cerimonie della domenica successiva.
Il raduno è avvenuto di fronte alla stazione ferroviaria. Quindi in ordinato corteo, preceduti dalla Banda Musicale di Moriago, ci siamo recati nella chiesa parrocchiale per assistere alla S. Messa. Durante l’omelia il parroco don Francesco ha evidenziato - tra l’altro - lo spirito di aggregazione degli alpini, i quali hanno voluto formare un loro Gruppo per operare assieme nel campo della solidarietà, come hanno dimostrato recentemente con l’intervento alla casa dei disabili di Ponte della Priula, dimostrando tanta attenzione verso quei giovani meno fortunati, allontanando la sfiducia che colpisce l’animo umano.
Tutto questo - egli ha detto - Io hanno fatto e lo fanno senza euforia, senza retorica, ma con grande gioia. Essi si sono inseriti nelle attività sociali con esemplarità.
Don Francesco, prima di concludere, ha messo in evidenza il significativo gesto delle penne nere locali, le quali nella loro bella sede hanno voluto appendere su di una parete il “Crocifisso”: punto di riferimento della loro fede. Li ha anche esortati a farsi promotori al fine di bandire le parolacce e la bestemmia. Inoltre ha auspicato che la casa alpina sia un ritrovo cordiale e fraterno, punto di partenza delle loro iniziative sociali e umanitarie.
Poi ci siamo recati, sempre in corteo, a deporre una corona al cippo posto sull’argine del Piave, che ricorda, - come ha detto il maestro Guido Zabotto presidente dell’ass. Mutilati ed invalidi di guerra della sezione di Conegliano, - il punto dal quale un gruppo di guastatori dell’Esercito Italiano, 77 anni fa, dopo aver acceso le micce sotto le arcate del ponte, di corsa si spostò sulla riva destra del Piave. Il ponte crollò e l'Italia fu salva.
Più di tante parole - ha soggiunto Zabotto - necessita minuto di silenzio e di raccoglimento, perché ci troviamo in una zona sacra, che fu teatro di scontri cruenti di opposti eserciti, e le vittime furono centinaia e centinaia di migliaia. La terra che noi abbracciamo con lo sguardo è tutto un sacrificio: il Grappa, il Tomba, il Montello, l’isola dei Morti, le Grave di Pappadopoli, il Piave, i cimiteri di guerra di Giavera del Montello, di Tezze di Piave, di Pederobba, di Quero. l’Ossario di Nervesa ella Battaglia, e quello di Fagaré che gelosamente custodisce “ONORCADUTI” del Ministero della Difesa,meta di pellegrinaggi.
Zabotto ha concluso felicitandosi con il nuovo Gruppo Alpini, non solo per la sua costituzione, ma per quanto hanno già saputo realizzare a Ponte della Priula; e che la sua sede sia punto di riferimento sempre illuminato ed attivo di una vita sociale, che oggi si manifesta incerta ed alcune volte senza speranza per un futuro migliore. Egli si è dichiarate convinto che: fin che ci sono gli Alpini c'è un'Italia.
Infine, portatici presso la nuova sede, abbiamo assistito alla sua inaugurazione, con il taglio del nastro tricolore da parte della madrina del Gruppo signora Elvira Ruzzini Dalto, assistita dal sindaco Gianni Montesel, dal vice presidente nazionale vicario Lino Chies, dal presidente sezionale Luigi Basso e dal capogruppo Lucio Sossai. Poi sono seguiti gli interventi. Per primo ha parlato il capogruppo Sossai. il quale, dopo il cordiale saluto rivolto ai presenti, ha manifestato la sua soddisfazione di trovarsi tra gli alpini ed amici, asserendo che: “... è un grande momento per noi alpini di Ponte della Priula, oggi, poiché è un momento di autentico appagamento di quello che abbiamo potuto realizzare”. Sossai ha ricordato il duro lavoro svolto per due anni: “sono stati momenti difficili, ma la buona volontà, la pazienza, la fiducia, ci hanno permesso di ottenere risultati quasi insperabili. Non c’è nulla di grande ed importante che possa essere costruito senza sacrifici”.
Quindi ha ringraziato il direttivo della sezione, il sindaco e l’amministrazione comunale, il parroco don Francesco per la disponibilità e la collaborazione e gli alpini per la loro numerosa presenza. Infine la madrina signora Elvira, sempre pronta - con il suo sorriso - ad incitarli e ricordare la leggendaria storia dei nostri antenati alpini.
Il sindaco Montesel ha dato testimonianza all’impegno profuso dalle penne nere locali, sia per l’iniziativa di costruire un nuovo gruppo, che per la costruzione della bella sede, realizzazione che è costata sacrifici: ciò conferma che gli alpini non si fermano di fronte ad alcun ostacolo, poiché c’è in loro una tale energia, non comune in altre associazioni.
Gruppo
Per ultimo ha parlato il presidente sezionale Basso. Basso nel rilevare l’importanza della manifestazione celebrativa, ha sottolineato la vitalità, lo spirito di adattamento e la propulsione degli alpini di Ponte della Priula. Ciò significa che tra noi alpini prevale quel senso di aggregazione, che propone, sotto il simbolo del cappello, nuove speranze per un domani migliore. Egli ha ringraziato, anche a nome del presidente onorario prof. Vallomy, tutti i presenti: autorità e rappresentanze.
Il presidente ha, soprattutto, voluto esprimere l’immensa gratitudine di tutta la sezione ai soci fondatori: Lucio Sossai capogruppo, Ivano Favero segretario, Boscarato, Borghetto, Callegher, Ceneda, Camillo, Cancian, Fabbro, Lovatto, Menegon, Padovan, Piai, Perencin, e Zaccaron.
Ha ricordato che tra i soci del gruppo c’è un alpino che durante il periodo di naja ha prestato servizio in Mozambico. Egli ha auspicato che la nuova sede possa rappresentare un riferimento costante per tutte le associazioni cittadine, così da essere scuola degli ideali di solidarietà e di quegli impegni sociali cui gli alpini credono. Basso ha concluso invitando le penne nere della sezione a proseguire con le consuete cariche in quelle iniziative che ci vedono impegnati, come è avvenuto nella giornata della Protezione Civile, sotto lo “slogan”: “Un alpino, un albero”. Erano presenti, oltre alle persone soprannominate, il M.M. Leonardo Satta comandante la stazione carabinieri di Susegana, la presidente della Croce Rossa Elisa Signorotto Lachetto, il cav. Mario Zanchettin presidente dell’ass. Cavalleria Leggera di Conegliano, il presidente onorario prof. Giacomo Vallomy e l’avv. Francesco Travaini.
Numerose anche le rappresentanze di varie associazioni: ass. Mutilati e Invalidi di guerra, Cavalleria Leggera, Autieri d’Italia e Marinai d’Italia delle sezioni di Conegliano; ass. Famiglie Caduti in guerra, ex Internati, Aeronautica, Artiglieria e Combattenti e Reduci di Susegana; Mutilati e Invalidi di guerra ed ex Internati di S. Lucia.
Naturalmente erano presenti anche il Gonfalone del Comune di Susegana, il Vessillo della sezione, e 28 gagliardetti della nostra sezione, ne mancavano due perché impegnati altrove).
La festa si è conclusa con un buon bicchiere di vino, e... qualche bicchiere di acqua fresca (molto gradita, data la grande calura); ottimo il rancio (con un profumato spiedo) preparato e servito dai bravi alpini e dalle loro gentili signore.
Chiudendo queste righe - e una delle mie ultime cronache - desidero ripetere alle penne nere di Ponte della Priula (come a tutti gli alpini “mecenati” nel campo della solidarietà e della bontà): “Siete formidabili”. La giornata del vostro battesimo deve rimanere storicamente memorabile. Sia questa la vostra testimonianza ovunque e sempre, anche se costa sacrificio e rinuncia.
Questo giorno rimarrà scolpito nel vostro cuore, ne sono certo, poiché anch’io ho vissuto questa esperienza 38 anni fa.
Si dice che l’attività, l’impegno sono le calamite che attirano le cose buone. E voi, e tutti noi abbiamo fatto e speriamo di fare cose buone.

Renato Brunello