GRUPPO PIEVE DI SOLIGO


Febbraio 1973

Sabato 14 ottobre 1972 i soci dei Gruppi di Pieve di Soligo, Solighetto e Barbisano si sono riuniti a Pieve di Soligo - alle ore 19 - per la cerimonia di chiusura del Centenario delle Truppe Alpine; erano presenti anche rappresentanze di altre associazioni che hanno gentilmente accolto l’invito degli alpini locali.
Dopo la deposizione di un mazzo di fiori al monumento che per la circostanza era stato ancor più illuminato, il socio capitano prof. Boito ha dato lettura del messaggio che per l’occasione è stato diramato dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
Tutti i convenuti si sono poi riuniti sotto la Loggia - dall’alpino Toni - per concludere all’alpina l’impegnativo ma entusiasmante anno centenario, discutendo cordialmente sui propositi da assumere per un rinnovato programma col quale iniziare degnamente il secondo centenario delle Truppe alpine.
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Come encomiabilmente avviene da vari anni, Pieve di Soligo ha cordialmente accolto i congedanti alpini del terzo scaglione della classe 1951 residenti nel Quartier del Piave e tutti appartenenti a reparti della Julia.
L’incontro è avvenuto il 7 dicembre. I giovani congedanti erano guidati dal magg. Natale Paglionico e dal ten. Domenico Parisotto; con la folta rappresentanza dei nostri soci erano il presidente sezionale comm. Curto, il vice presidente ten. col. Piasenti, il capogruppo cav. uff. A. Battistella, il capitano di corvetta prof. Aldo Bottegal col fratello alpino e nostro socio - cav. Giuseppe, le medaglie d’argento di Russia Olindo Battistuzzi e cav. Ampelio Rossi, il capogruppo di Solighetto cav. Giovanni Pansolin pure decorato per la campagna di Russia. In piazza Balbi Valier i congedanti hanno deposto una corona d’alloro al monumento ai Caduti ed è stato eseguito il «silenzio».
Al ristorante «alla Colomba», dell’alpino Bruno Bellé, si è svolto il pranzo e sono stati scambiati indirizzi di saluto tra il magg. Paglionico e il comm. Curia. La riunione - validissima per «introdurre» i bocia di imminente congedo nelle attività dell’ANA - si è conclusa in cordialissima allegria.
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Domenica 14 gennaio il Gruppo di Pieve di Soligo era nuovamente riunito per il tradizionale rancio «da Toni Ceschin»; a dispetto dell’influenza c’erano più di settanta soci tra cui i seguenti bocia che hanno ricevuto la tessera dell’Associazione: Albino De Biasi, Gino Gheller e Enrico Lorenzon tutti della classe 1951, Fausto De Coppi e Andrea Cattel della classe 1950. Festeggiato anche un vecio venuto a far parte del Gruppo: Angelo Zampolli - della classe 1920, che ha partecipato alle campagne 1940-43 - proveniente da Forno di Zoldo e ora residente a Pieve di Soligo.
La consegna delle tessere è stata effettuata dal vice segretario Marsilio Rusalen in quanto il capogruppo era forzatamente assente per inderogabili impegni fuori sede; il cav. uff. Battistella aveva però disposto di offrire personalmente il vino (ottimo, e ne è stato bevuto molto) che ha ancor più rallegrato il pranzo, e quattro bottiglie di liquore da mettere in palio per una lotteria unitamente a quelle generosamente donate da Guido Masutti «el postin» (di eccellente vino nero) e da Mario Marciano (quelle di altrettanto buona «sgnapa»). Per il buon esito della lotteria si sono lodevolmente impegnati i soci Zara, Chiappinotto, Marcon e altri alpini volonterosi, in modo che ne sono state ricavate diecimila lire esatte che poi i partecipanti hanno (bravi, bravissimi veramente) deciso di assegnare in parti uguali a favore del nostro giornale Fiamme Verdi e del Bosco delle Penne Mozze.


Pieve di Soligo festeggia il cav. Ampelio Rossi

La consegna di una onorificenza a Cavaliere per merito della Repubblica ad un cittadino è abitudine circoscriverla ad un gruppo di affezionati amici che incontrano in un lieto simposio, ove con brindisi vari si fanno gli auguri  al neo... crociato.
Invece questa volta l’avvenimento ha avuto la sua parte solenne e la sua parte sentitamente e profondamente commovente.
Chi non conosce AMPELIO ROSSI di Pieve di Soligo? Medaglia d’Argento di Russia, cittadino esemplare, segretario del Gruppo, factotum del Cav. Uff. Battistella Capo Gruppo, presente in tutte le manifestazioni, adunate, cerimonie, col suo eterno sorriso che rispecchia un animo sensibile, un cuore generoso e con un unico difetto - se si può dire difetto - una innata modestia e una spontanea semplicità.
Ed era pertanto naturale e logico che non solo i suoi amici intimi, ma tutti gli amici di Pieve di Soligo sentissero il bisogno di essergli vicino per esternargli il loro affetto, la loro stima, il loro plauso per quanto ha fatto e meritato e per dargli una dimostrazione del loro attaccamento.
Ma procediamo con ordine: dunque adunata generale di Gruppo con vari invitati come: Il Presidente della Sezione Comm. Curto, i due Vice Presidenti, il nostro segretario sezionale, il Maresciallo dei Carabinieri Comandante la Stazione di Pieve, il Prof. Viezzer, il nostro... bocia Giacomo Soravia, il Capo Gruppo di Falzè ed altri Capi Gruppo di cui ora il nome sfugge, la nostra Medaglia d’Argento Battistuzzi compagno di vicende di Ampelio Rossi, i Consiglieri Sezionali, il Consigliere di Gruppo De Marchi e tanti altri.
Erano presenti - ed era naturale - anche la Signora Rossi che ha diviso ansie, sofferenze, trepidazioni con la figlia, ed il figlio di Battistella, Mario.
Siamo nel giorno del Signore 9 settembre alle ore 20,30 nella sede sociale del Gruppo. Non vogliamo parlare della bellissima sede, altrimenti mancherebbe il soggetto nell’articolo che verrà fatto per l’inaugurazione ufficiale, ma parliamo della serata con le sue emozioni, affinché tutti sappiamo come si onora un socio che ha acquisito un riconoscimento alle sue elevate doti di cuore, di animo, di fede e di spirito alpino.
La sala era gremitissima, mentre su una cucina all’aperto i cuochi avevano confezionato un rancio all’alpina. Il Cav. Uff. Battistella faceva gli onori di casa di fianco ad un meraviglioso ed enorme pannello in ferro battuto, rappresentante le nostre montagne con boschi, balie e alpini in marcia e in scalata.
A conclusione del rancio, svoltosi con la nostra consueta armonia e allegria, ha preso la parola il Cav. Uff. Battistella che con espressioni semplici ed affettuose ha motivato la ragione del presente simposio e passando poi al Presidente Comm. Curto, le insegne di Cavaliere, perchè le appuntasse al petto del Cav. Rossi Ampelio.
Ma ciò non bastava, un’altra testimonianza di amicizia doveva essere concessa, infatti il Ten. Col. Piasenti leggeva su una pergamena la motivazione che accompagnava una medaglia d’oro che il Gruppo ha voluto concedere a ricordo dell’avvenimento e che veniva consegnata al Cav. Rossi dal Capogruppo Cav. Uff. Battistella.
Tra un silenzio profondo e raccolto, l’Avv. Travaini ne fa il discorso ufficiale e con sentita commozione sia sua che dell’uditorio, rievoca le vicende e le tappe della tragedia di Russia ove il Cav. Rossi si è distinto.
La commozione è negli occhi di tutti, un nodo stringe la gola di quanti ascoltano le parole vive e profondamente umane dell’Avv. Travaini che ha dovuto interrompere più volte il suo dire perchè preso anche lui dall’emozione che tocca il cuore di tutti i presenti.
Eccone il testo:
Cav. Ampelio Rossi,
Signor Presidente, Alpini!
Benché in genere restio a parlare, ho accolto, questa volta, ben volentieri, l’invito dell’amico Cav. Alfredo Battistella, Capogruppo di Pieve di Soligo della nostra Sezione, non di pronunziare un discorso, perchè non ne sarei capace, ma di esprimere, con parole nostrane, i sentimenti che prorompono, in questo momento, spontanei dal nostro cuore.
Il Presidente della Repubblica, accogliendo la proposta a suo tempo trasmessa dalla Sezione alla Sede Nazionale dell’A.N.A. e da questa al Ministero della Difesa, ha insignito il nostro Ampelio Rossi della onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
La mia voce, che si rende interprete di tali sentimenti, è la voce della fratellanza alpina.
Caro Cav. Ampelio, dire bene di te è facile e nello stesso tempo difficile.
E’ facile perchè dire bene del «bene», dire buono al «buono» e dire bravo al «bravo» non è certamente impresa impossibile, e tu, Ampelio, da soldato e da civile, sei sempre stato buono e bravo, come lo sei oggi.
Se non che è anche difficile, conoscendo la tua riservatezza, la tua modestia, il tuo desiderio di rispettare a far rispettare il silenzio sulla tua persona e su quanto hai tatto.
Tu non ami i trionfi, gli applausi, le ricompense. Sei pago del dovere tante volte pericolosamente compiuto e della stima dei tuoi alpini e dei tuoi concittadini.
Io, questa sera, ho ritenuto di dover rompere il silenzio anche contro la tua volontà, per ricordare più a noi che a te, brevemente, come si addice a veri alpini, la tua figura.
Ampelio, il Cav. Ampelio mi perdoni per questo, ma comprenderà, nel suo animo buono, che l’onore che vogliamo tributargli questa sera va un po’ anche a noi, perchè noi apparteniamo tutti alla famiglia alpina, ed i meriti e le virtù di uno di noi irradiano luce sugli altri.
La figura del nostro Cav. Ampelio Rossi va considerata sotto due aspetti: quello militare e quello civile.
Dire di Ampelio Rossi soldato e alpino non sarebbe impresa facile, se volessimo parlarne esaurientemente, tante sono state le vicende attraverso le quali è passato. Ne daremo qualche accenno.
Egli fu prima in Africa Orientale con il Battaglione «Feltre», quindi in Grecia ed in Russia con il «Val Cismon».
Fece tutto il suo dovere.
Si meritò la medaglia d’argento.
Nel preparare queste poche righe ho avuto sott’occhio quei suoi brevi e scarni appunti sulla sua partecipazione alla campagna di Russia, pubblicati sul nostro «Fiamme Verdi», nel 1970.
Sono parole semplici del Caporale Maggiore Rossi, che la guerra di Russia l’ha fatta da comandante di squadra, a continuo contatto col nemico, nelle più impossibili condizioni di tempo e di luogo, tra i suoi alpini, compreso del suo dovere.
Da tali parole traspare il suo spirito indomito, il suo coraggio, il suo senso delle proprie responsabilità, e poi tanta, tanta umanità.
Il suo racconto è piano e semplice, sa di gavetta, perchè, non sempre, egli ha mangiato nella gavetta, tra una sventagliata di mitraglia ed un tiro di katiusce, tra un attacco ed un contrattacco.
Caporale Cav. Ampelio Rossi:
Ferragosto 1972:
277° Compagnia del «Val Cismon».
Rossosch e Podgornoie - il Don.
Che Calvario!
Il tempo trascorra lento, ma si avvicinano il freddo e la neve, sulla quale il troppo sangue lascia tracce di rosso scarlatto.
Si avvicina il Natale, il vostro ceppo è la mitraglia, la vostra grotta è il camminamento, i vostri Re Magi i conducenti con la tanto attesa brodaglia, che non sempre arriva.
E’ il tempo in cui ognuno riflette, e pensa alla propria casa, ai propri cari, al paese, e sente di più la nostalgia e il bisogno di affetto.
Il Russo tenta, io questi momenti, di cogliere un vostro segno di debolezza: «Soldato Italiano - vi dice - prima che sia, troppo tardi deciditi, rifiuta di andare all’attacco, lascia andare i tedeschi e scappa».
Gli alpini, invece - tutti del tuo stampo, Caporale Magg. Ampelio Rossi - tengono duro e contrattaccano, senza esitazioni e con strenuo valore. Questa è la loro risposta. Tu eri con essi, Caporale Magg. Rossi.
Builowka, Paolowska, Scilinxaer: continui spostamenti, perpetuo peregrinare di isba in isba, di postazione in postazione, in camminamenti e allo scoperto, sul cavallo di San Francesco, aprendosi la strada sulla neve e sul ghiaccio, sempre con la morte incombente: quella rossa e quella bianca.
Non calore, ma freddo, non fuoco ristoratore di una benefica stufa, ma fuoco di mitraglia e di katiusce, fuoco del nostro vecchio ‘91.
Ti fu, allora, vicino, il Cap. Maggiore Andrea Marciano, altro valoroso, pure onore della nostra Sezione.
Assalti e contrassalti, posizioni conquistate e perdute, ma sempre sangue e freddo, tanto sangue e tanto freddo.
A quota 205,6 di Selenji Yar, raccolto il mitragliatore abbandonato dal porta arma crivellato di ferite, sparasti al nemico incalzante.
Ma era destino che anche tu, Caporale Ampelio Rossi, dovessi dare il tuo contributo di sangue.
Colpito alla gamba da un tiro di mitragliatrice, attutitosi il dolore per il gelo che rendeva quasi insensibile la ferita, riprendesti l’arma che avevi dovuto lasciare per medicarti.
Il nemico ti colpì ancora.
Nella tragedia della Patria questa fu la tua tragedia.
Ti salvasti.
Signor Presidente, Alpini!
Questo è Ampelio Rossi, soldato Alpino, neo Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
Ma anche nella vita civile di tutti giorni, il neo Cavaliere si è sempre distinto.
Posate le armi, non ha mai posato la penna.
Segno di una continuità e costanza di principi.
E’ sempre rimasto coerente a se stesso, non ha mai fatto transazioni con la propria coscienza, col proprio dovere.
Commerciante onesto e stimato, cultore degli affetti familiari, probo cittadino, ma soprattutto per noi, amico impareggiabile, amico di tutti, perchè,  nella sua grande, troppa modestia valuta sempre più gli altri di se stesso.
E’ facile trovare per lui gli aggettivi più belli, impossibile trovarne uno di negativo.
Ma noi di Ampelio Rossi, del neo Cavaliere, dobbiamo ricordare soprattutto l’opera continua appassionata, disinteressata di Segretario del Gruppo di Pieve di Soligo della Sezione di Conegliano dell’A.N.A.
Ognuno di noi, afferma la nostra religione cristiana, ha un proprio, personale angelo custode.
L’impareggiabile Cav. Uff. Alfredo Battistella, vostro prezioso Capogruppo, o Alpini di Pieve di Soligo, ha avuto ed ha tuttora, e avrà per lungo tempo ancora, il suo angelo custode: il neo Cav. Ampelio Rossi, il Caporale Magg. Rossi d’un tempo.
Ma il Cav. Rossi non solo è il solerte e prezioso Segretario del vostro bel Gruppo, ma è l’animatore e sostenitore di ogni bella iniziativa del Gruppo stesso e della Sezione.
Sì, perchè nella attività della Sezione non manca mai l’apporto di consigli e di passione del nostro Cav. Rossi, come non manca quello del Cav. Uff. Battistella del quale è insostituibile collaboratore. Se il Gruppo di Pieve di Soligo è uno dei più compatti ed attivi della Sezione lo si deve al binomio «cavalleresco» Battistella-Rossi.
Ho finito.
Domando scusa al neo Cav. Rossi se questa sera, in questa circostanza, ho voluto rompere questo suo silenzio, alzare, appena, questo velo sulla sua figura.
Cav. Ampelio, ti siamo amici e ti vogliamo bene; ti stimiamo oltre ogni dire per quanto hai fatto in pace ed in guerra, per tutto quello di buono e di bello che ci hai insegnato; ci auguriamo ed auguriamo alla nostra bella Sezione ed al Gruppo di Pieve di Soligo di poter contare ancora e per molto tempo sulla tua preziosa opera.
Sia, quindi, per te, questa onorificenza che questa sera ti è stata consegnata, un modestissimo segno dell’affetto e della stima che ti portiamo, che ti portano gli alpini nostri, ai quali, nell’abbracciarti a nome loro, dico: alpini! davanti a questo soldato d’Italia, a questo cittadino esemplare, a questo «Alpino» con la «A» maiuscola: «presentat’arm»!

Applausi scroscianti accolgono alla fine il discorso dell’Avv. Travaini e molti fazzoletti asciugano gli occhi lucidi dei presenti.
Dopo il discorso che ha chiuso praticamente la serata, non c’è che dire una sola cosa:
Questo è il Cap. Magg. Ampelio Rossi, soldato e combattente, cittadino probo ed onesto, segretario del Gruppo di Pieve di Soligo di cui ne è il sostenitore e l’animatore.
La sua figura e la sua personalità sia a tutti di sprone e di esempio.
AL. PI.