GRUPPO COLLALTO


Giugno 2019

Primi 50 anni del Gruppo Collalto

Storia, cultura e memoria al centro di una cerimonia che è stata il “battesimo del fuoco” per il neo capogruppo Disma Meler. Restaurato un “lavador” medievale. Il giorno della cerimonia sono venute alla luce due piastrine militari dell’alpino Guido Ceccotti, reduce di Russia che vanno a incrementare il patrimonio storico e affettivo del Gruppo Collalto già forte di una tromba raccolta durante la ritirata di Russia


Molti alpini hanno assistito all’inaugurazione del lavatoio medievale recuperato dagli alpini di Collalto

E' stato un cinquantesimo di festa, tra storia, cultura e memoria, quello celebrato il 6 e 7 aprile scorso dal Gruppo alpini di Collalto. Al centro delle cerimonie organizzate c’è stato sempre il ricordo degli alpini che sul finire degli anno 60 diedero vita al Gruppo e di quelli che nel compimento del dovere di servire la Patria persero la vita in guerra.

“Siamo qui per festeggiare i primi 50 anni del Gruppo Collalto voluto da alcuni reduci che avevano indossato il cappello con la penna nera – ha esordito Disma Meler, alla sua prima uscita pubblica dopo la nomina a capogruppo – Sono Giovanni Bernardi classe 1913, Guido Cecotti classe 1914, Leone Daltin del 1906, Antonio Dall’Anese del 1906 e Vincenzo Meler del 1906, con altri alpini che li hanno seguiti e che diedero vita al primo nucleo del Gruppo Collalto, avviando anche nel nostro piccolo paese un’attività di volontariato che è apprezzabile ancora oggi in alcune opere donate alla comunità”. Gli alpini di Collalto, in occasione del cinquantesimo, hanno lavorato al recupero dell’antico lavatoio del paese presente fin dal medioevo.

Sotto la guida dell’architetto Michele Potocnik è stato ripulito il Rio Zecchinel, rimosso il materiale sedimentato nel lavatoio e rinforzato i muri perimetrali, ridando vita a un luogo usato dalle donne del paese fino a quando non è arrivata l’acqua in casa. È stata scoperta una targa che ricorda per sempre quest’opera e illustra, in italiano e in inglese, cos’è un “lavador”. L’intervento del sindaco di Susegana Vincenza Scarpa ha toccato il ruolo che i Gruppi alpini hanno nelle comunità dove operano sottolineando la disponibilità sempre riscontrata con le penne nere di Collalto. Il presidente della Sezione ANA di Conegliano Gino Dorigo, ha invece sottolineato come anche un piccolo Gruppo, come quello di Collalto, possa fare grandi cose.

Alla cerimonia del cinquantesimo e di inaugurazione del lavatoio, era presenta anche la madrina del Gruppo Collalto Marisa Zanco Collet che ha voluto posare per una foto con i “suoi” alpini. L’architetto Michele Potocnik, che ha progettato il recupero dell’antico lavatoio, ha voluto accanto a sé tutti gli alpini di Collalto che, da volontari, hanno lavorato alla rimozione dello strato di detriti accumulatosi negli anni e al rafforzamento dei muri perimetrali.

Va detto che fin dalla fondazione gli alpini di Collalto hanno lasciato un segno del loro attaccamento al paese con la prima opera realizzata nel 1976 che è stato il monumento ai caduti dove, in apertura della cerimonia, è stato fatto l’alzabandiera e deposta una corona in memoria dei caduti di tutte le guerre.

C’è stato poi il Vicolo degli Alpini realizzato nel 2003 che conduce al cimitero del paese e che viene curato dagli alpini anche nella manutenzione.

Ci sono stati il rifacimento di un tratto di muro nei pressi della chiesa parrocchiale e tanti piccoli interventi di manutenzione utili al mantenimento del decoro del paese e delle sue mura medievali. Cultura e Memoria I discorsi ufficiali hanno fatto da cornice a una manifestazione viva e partecipata, cominciata sabato sera con l’esibizione del Coro Sezionale ANA Giulio Bedeschi diretto da Simonetta Mandis e dal Coro ANA San Martino diretto da Davide Lorenzet. La serata musicale è stata occasione di incontro intorno alle cantepopolari e alpine per ricordare, anche in quell’occasione, chi ha dato vita, mezzo secolo fa, al Gruppo alpini di Collalto.
Nel finale, i due cori hanno mescolato le loro voci e, diretti da Simonetta Mandis, hanno intonato un “Signore delle Cime” che rimarrà nei cuori di tutti i presenti.

Storia e Memoria
Durante la cerimonia di domenica 7 aprile un cittadino di Collalto ha donato al Gruppo alpini due piastrine militari dell’esercito italiano appartenute al sergente maggiore Guido Ceccotti. I preziosi cimeli, appartenuti al reduce della campagna di Russia, erano custoditi in una vecchia casa del borgo medievale di Collalto in fase di ristrutturazione e sono venuti alla luce durante i lavori. Il titolare della casa in restauro ha pensato di fare dono delle due piastrine agli alpini di Collalto proprio il giorno della festa per il mezzo secolo di fondazione del Gruppo. Guido Ceccotti era un sottufficiale inviato a combattere in Russia, uno degli 11 mila alpini, su 57 mila mandati nella steppa russa, che ce l’hanno fatta a tornare a casa e che, nel 1969, è stato tra i soci fondatori del Gruppo Alpini Collalto guidato da Giovanni Bernardi. Oltre ai codici di identificazione del regio esercito italiano e l’anno di nascita 1914, sulle piastrine di Guido Cecotti si leggono il nome e cognome dell’alpino, il nome del padre Giovanni e quello della madre Angelina Burello, infine le diciture Susegana e Treviso.

Storia di una tromba
Le piastrine rinvenute a Collalto non sono l’unico reperto storico appartenuto a Guido Cecotti entrato a far parte del patrimonio del locale Gruppo alpini. Cecotti, infatti, dalla ritirata di Russia aveva portato a casa una tromba abbandonata sul campo di battaglia per la morte del trombettiere cui era assegnata. La tromba è una “Giroult” senza tasti, fabbricata a Parigi, in dotazione all’esercito francese durante la Grande Guerra. Lo strumento fu preda di guerra durante la campagna occidentale della seconda guerra mondiale e “riciclato” nel regio esercito italiano. La tromba venne assegnata al trombettiere alpino Gino Dotta, nato a Refrontolo il 6 luglio 1914, orfano di Innocente, caduto nella Grande Guerra. Gino Dotta venne prima inviato sul Fronte Greco-Albanese e successivamente in Russia, dove cadde il 21 dicembre 1942 in una delle cruente battaglie dell’operazione Saturno con cui l’Armata Rossa iniziò la controffensiva che portò alla dolorosa ritirata dell’esercito italiano.
La tromba venne rinvenuta, abbandonata sulla neve e recuperata dal Sergente Maggiore Guido Cecotti, che la conservò nella sua bisaccia e la riportò a Collalto. Ammaccata, malfunzionante, inservibile, la tromba venne conservata a lungo come un triste ricordo della guerra dal sergente Cecotti, finché venne restaurata dal capogruppo Valerio Collet per diventare patrimonio del Gruppo alpini di Collalto, che in occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione l’hanno fatta suonare al maestro Ugo Granzotto, veterano della Fanfara Alpina di Conegliano.

Prima delle allocuzioni ufficiali, Ugo Granzotto ha suonato l’adunata, il rancio e la ritirata e ha poi chiesto di suonare anche “Il silenzio”, pur non essendo previsto dal cerimoniere della manifestazione. Una rapida occhiata in direzione del presidente sezionale e il cenno di assenso di Gino Dorigo, presente alla cerimonia con alcuni membri del Consiglio Direttivo, è bastato per far calare la commozione sulle struggenti note de “Il silenzio” dedicato alla memoria del trombettiere alpino Gino Dotta e di tutti i soldati caduti in guerra.

Antonio Menegon


Fotoservizio di Emilio Baradel


Il Vessillo delle Associazioni d’Arma


Il presidente Gino Dorigo omaggia i caduti


Sfilano le penne nere per le vie di Collalto


L’ingresso della Fanfara Alpina di Conegliano


Il cappellano sezionale e parroco di Collalto don Stefano Sitta


Il Maestro Ugo Granzotto suona la tromba portata dalla Russia


La madrina del Gruppo Collalto Marisa Zanco Collet con sindaco e alpini


Le piastrine militari del sergente maggiore Guido Ceccotti, reduce di Russia


Il pubblico alpino di Collalto assiste all’inaugurazione del lavatoio medievale