GRUPPO CODOGNE'


Settembre 2014

Spiegare il VAJONT agli Studenti

Davanti alla frana del Monte Toc, sullo sfondo e a sx l’abitato di Casso

A 51 anni dalla tragedia, come alpini di Codognè abbiamo ritenuto importante inserire nel progetto di cultura alpina l'argomento del disastro del Vajont con lo scopo di far conoscere le cause, le conseguenze e da alpini l'impegno dei reparti di leva nelle operazioni di soccorso alla popolazione .
Giovedì 24 aprile 2014 abbiamo così accompagnato 46 studenti delle classi 3 della scuola secondaria di Codognè a Longarone /Vajont.
A guidarci nella visita il Presidente e Vicepresidente del Comitato per i Sopravvissuti Micaela Coletti e Gino Mazzorana, due persone che hanno provato sulla loro pelle la tragedia, che ne portano ancora i segni, le conseguenze psicologiche e morali ma lottano con grande tenacia e determinazione per far conoscere ma soprattutto ricordare questa sciagura, una ferita ancora aperta.
Micaela Coletti nella sua relazione molto critica e pungente ha voluto esternare ai ragazzi e a noi alpini il suo attuale stato d'animo, il dolore e la sofferenza provate 50 anni fa, allora bambina e le successive problematiche legate sempre alla tragedia, il silenzio e l'indifferenza.
4 minuti in cui tutto è finito, non hai più niente, hai perso tutto, le persone, gli oggetti, la casa, una vita sconvolta difficile da sopportare, 6 anni per capire cosa era successo, perché nessuno le aveva spiegato, 6 anni per capire che non era un sogno “ma la tua vita” .
Finalmente nel 1998 l'attore Marco Paolini con il suo lavoro (il monologo sul Vajont) ha rispolverato la tragedia e le responsabilità di chi l'ha provocata.
Uno stato di rabbia allora ti prende, ma bisogna parlare per far rivivere i morti, lottare contro l'arroganza dei potenti, l'indifferenza, la negazione dei fatti, il silenzio durato 40 anni.
I vari ministri dell'istruzione che si sono succeduti, hanno promesso di inserire questi fatti della tragedia nei libri di testo della scuola (una promessa mai mantenuta !!!)
La seconda fase del dramma è forse peggiore, una seconda tragedia, l'inizio degli atti processuali a Belluno e improvvisamente spostati all'Aquila, il termine del processo, pene lievi per i responsabili gli irrisori risarcimenti ai sopravvissuti, tutti esempi che confermarono che anche questa sciagura al giorno d'oggi non ha insegnato assolutamente niente.
A noi rimangono le sensazioni che hanno sconvolto la nostra vita, non riuscire a bere un bicchiere d'acqua, l'ansia, la mancanza di respiro, la voglia di scappare, dormire solo 4/5 ore per notte, un senso di colpa che ti pesa “la colpa di essere vivi”.
Viviamo una vita che non è più la nostra vita, sconvolto anche il territorio, il paese che non è più il nostro paese, al posto della vecchia chiesa una nuova struttura fredda, la nostra casa non si sa più dov'era, una ricostruzione senza osservare i vecchi punti di riferimento di quella che era la nostra Longarone, perchè la nostra unica colpa è di abitare a Longarone.
Il Comitato Sopravvissuti cerca di affrontare e superare questi problemi, organizzando congressi di psicologia ed ha ottenuto con tanto di legge nazionale che il 9 ottobre di ogni anno sia dichiarato Giornata Nazionale della tragedia “causata dall'incuria ed egoismo dell'uomo”.
Continuare a vivere per ricordare tutti i morti, avere rispetto per la natura che ti è stata regalata, con i ricordi dolorosi cerchiamo di mandare un messaggio di responsabilità,di creare una coscienza nel potere di pochi messo a disposizione di tutti.
A conclusione di queste amare ma dovute riflessioni è iniziata la visita al cimitero di Fortogna, dal 2003 monumento nazionale ed infine la salita oltre la diga, davanti al fronte di circa due km della frana del monte Toc, dove Gino Mazzorana con dati e numeri ha relazionato sull'entità del disastro, la scelta del luogo, della realizzazione del manufatto, in una gola adatta a raccogliere le acque convogliate dagli altri bacini idrici del Cadore, poi il proseguimento fino a Erto per comprendere meglio l'enorme capienza del bacino ed infine il ritorno al campo base di Longarone per il pranzo preso l'accogliente sede del Gruppo Alpini locale.
A completare il quadro riassuntivo della tragedia il Generale Angelo Baraldo di Belluno ha portato i suoi ricordi delle prime operazioni di aiuto e soccorso, i 38 giorni ininterrotti di lavoro sul posto con gli allora alpini di leva, giovani di 20 anni che si sono trovati all'improvviso ad operare in una situazione inverosimile, il recupero di corpi straziati e mutilati, un esperienza traumatizzante che ha lasciato il segno .
L'impiego di quasi 3700 alpini con pale picconi e barelle, testimonianze crude che i ragazzi e noi alpini abbiamo ascoltato assorti in totale silenzio ( ...il silenzio totale...una cosa più unica che rara.)
Nel pomeriggio visita alla Longarone vecchia, al municipio ed infine alla chiesa nuova, il Memoriale delle Vittime, la cripta con i resti della vecchia chiesa .
Uno squisito gelato ha concluso la giornata stemperando un po' il clima intenso con cui si era vissuto fin'ora questa occasione di conoscere la tragedia del Vajont in modo diverso, non come una disgrazia ma come vera tragedia provocata dall'uomo.
Il nostro più sentito grazie unito a quello di tutti i ragazzi ed insegnanti va a Micaela Coletti, Gino Mazzorana del Comitato per i Sopravvissuti, al Generale Angelo Baraldo e al Capo Gruppo Wilmer Bez compresi tutti gli alpini di Longarone per averci messo a disposizione la loro Sede Alpina.

Angelo Tonon


Il presidente del comitato sopravvissuti del Vajont Micaela Coletti, relaziona agli studenti


Il vice presidente de comitato sopravvissuti del Vajont Gino Mazzorana parla agli studenti. Sullo sfondo il monte Toc


Il generale Angelo Baraldo porta la sua testimonianza agli studenti


Gli studenti ringraziano il generale Angelo Baraldo