GRUPPO BIBANO GODEGA


   Dicembre 2008

40° di Fondazione del Gruppo Bibano-Godega

Sabato 23 agosto. “Sotto la pioggia verso il 40°”, così avrebbe titolato un quotidiano, nelle pagine di cronaca locale, descrivendo la cerimonia inaugurale svoltasi a Godega che faceva da solenne preludio alle grandi manifestazioni previste la domenica dopo a Bibano, sede storica del locale Gruppo alpini.
Il Consiglio Direttivo guidato dal capogruppo Angelo Gava aveva deciso, infatti, di suddividere il 40° di Fondazione in due giornate proprio per dare giusto risalto all’impegno sociale profuso in tutti questi anni dalle penne nere delle due frazioni, Godega e Bibano, che dal 1968 danno il nome al Gruppo.
La prima parte, il sabato pomeriggio, era dedicata al ricordo di tutte le nostre “Penne Mozze”, in particolare dell’artigliere alpino della 23ª compagnia del “Belluno” Guido Da Re, deceduto a vent’anni sotto le macerie della caserma Goi-Pantanali di Gemona, crollata nel disastroso sisma del 6 maggio 1976.
In effetti, quasi a farsi partecipe del mesto avvenimento, il cielo accoglieva i tanti convenuti con aspetto greve e plumbeo, con nubi basse e cariche di pioggia che s’aprivano e si chiudevano minacciosamente sotto improvvise e sferzanti folate di vento. “Tempo da lupi” commentava qualcuno riparandosi sotto l’ombrello, preoccupato per il buon andamento della cerimonia. Una minaccia incombente che avrebbe scoraggiato chiunque, ma non certo gli alpini che al primo squillo di tromba, pioggia o non pioggia, si sono inquadrati numerosissimi e in ordine dietro vessilli e gagliardetti per la prevista sfilata. Il corteo, al passo cadenzato dalla fanfara alpina di Conegliano, si è allora snodato per le vie di Godega, rasentando l’antico Pozzo della Regola simbolo iconico del paese, per poi portarsi al Parco della Rimembranza. In testa, dietro il gonfalone comunale e il vessillo sezionale, vi erano numerose autorità quali il sindaco Alessandro Bonet affiancato dal ministro Luca Zaia e dal consigliere regionale Amedeo Gerolimetto; il presidente sezionale Battista Bozzoli accompagnato da tanti consiglieri e capigruppo; il comandante del 3° Artiglieria da Montagna, col. Maurizio Plasso, con il cap. Andrea Barzotto e un paio di militari in servizio; il gen Primo Gadia, già comandante della Cadore; esponenti dei Carabinieri e della Polizia; infine i rappresentanti delle altre Associazioni d’Arma (Bersaglieri, Marinai, Parà, Cavalleggeri…) e del Volontariato (Avis, Aido, Associazione Fiorot, Protezione Civile). Bella e altamente significativa la presenza dei commilitoni di Guido e delle famiglie delle vittime militari del terremoto, coordinati dai coniugi Verrilli di Gemona, che non hanno voluto mancare alla commovente cerimonia.
Giunti al Monumento di Godega, restaurato per l'occasione da volontari del Gruppo, che non hanno avuto timore di sfidare i calori del solleone estivo, dopo l'alzabandiera, vi è stato il primo momento di raccoglimento con la deposizione di una corona d'alloro in omaggio di tutti coloro che, nelle varie vicende belliche, hanno offerto la loro giovane vita per gli alti ideali di Patria, di Onore, di Libertà.
Poi, guidato dall'attenta regia del cerimoniere Lot e noncurante della pioggia battente, il corteo si è recato compatto nell'area verde antistante il Palaingresso della Fiera di Godega per espletare il momento saliente della giornata: lo scoprimento da parte delle autorità politiche, amministrative e sezionali di un cippo commemorativo, opera dell'alpino Massimo Tomasella, e l'intitolazione di una via all'art. alpino Guido Da Re. Forte l'abbraccio ideale alla mamma di Guido, la signora Assunta, e prolungato l'applauso che hanno accompagnato la cerimonia congiunta.
Suona l’attenti. I drappi tricolori vengono tolti, la tromba spande le struggenti note del “Silenzio” e allora, mentre nel raccoglimento senti palpitare le emozioni più intime, quelle meste note ti aggrediscono con dolcezza, entrano dentro a scalfirti l’anima e aprono la porta del cuore dove ciascuno di noi custodisce gelosamente i ricordi più cari e i sentimenti più nobili. E la commozione senza più cancelli o inibizioni, ti prende a tradimento, trabocca e ti accorgi di avere gli occhi lucidi. Con un po’ d’imbarazzo sollevi la mano e facendo il gesto di ripararti dal vento o di aggiustarti il cappello te li asciughi furtivamente, ma poi ti guardi intorno e scopri che anche tanti altri stanno provando le tue medesime e coinvolgenti emozioni e allora non provi più alcuna vergogna. Capisci che quelle lacrime, che cerchi invano di ricacciare indietro, non sono affatto segno di debolezza bensì forza vitale, la forza grandiosa, unica e straordinaria dell’alpinità che ci unisce, come un invisibile cordone ombelicale, a chi ci ha preceduto, a chi “ha posato lo zaino a terra ed è andato avanti” a spianarci la via verso il mitico “Paradiso di Cantore.”
Dopo questo momento saliente, la cerimonia si è spostata all'interno dell'accogliente struttura comunale per le orazioni ufficiali.
Per primo ha preso la parola il capogruppo di Bibano-Godega, Angelo Gava, il quale pur attanagliato da evidente emozione, ha portato il caloroso saluto dei suoi alpini a tutti i presenti e ha brevemente ricordato le motivazioni che hanno portato il Gruppo all'importante evento, ringraziando l'Amministrazione Comunale per il sostegno dato nell'iter burocratico e in particolare il vicesindaco Giorgio Visentin, attuale consigliere del Gruppo, che ne ha seguito da vicino le varie fasi organizzative.
Il concetto di fattiva e produttiva collaborazione è stato ripreso dal sindaco, Alessandro Bonet, che ha lodato gli alpini per la loro straordinaria opera di volontariato e di presenza in ambito sociale e aggregativi: “azioni fatte sempre in sordina, senza clamori o proclami e proprio per questo ancor più preziose e impagabili.” Ha poi posto l'accento, portandola ad esempio per tutte le associazioni del territorio, come la fusione di tante e diverse sinergie riesca a concretizzarsi in opere che poi vengono fruite con soddisfazione dall'intera collettività.
Il consigliere regionale Gerolimetto, portando il saluto del presidente Galan e il plauso della Regione Veneto, “terra di alpini” ha sottolineato, ha ribadito come siano forti i legami tra le istituzioni regionali e l'A.N.A. e come vi siano in atto forme di collaborazione per portare nelle scuole la “cultura alpina” del rispetto per l'ambiente in generale, e soprattutto per la montagna, culla di antichi e consolidati valori di abnegazione e di eroismo, soprattutto nella Grande Guerra.
Ha preso poi la parola il Ministro alle Politiche Agricole, Luca Zaia, “Orgoglio e vanto di Bibano” come ne salutava la nomina un grande striscione visibile all'ingresso del suo paese natale.
Egli, esprimendosi in pura lingua veneta e con la solita franca ed immediata “vis oratoria” che lo contraddistingue, oltre a evidenziare i grandi meriti degli alpini, ha voluto ricordare con alcuni vividi aneddoti, suscitando un fragoroso applauso, assieme a Guido Da Re anche il papà Tarcisio, “Cio Cursor”, una figura indimenticabile di vigile amico, uomo di buon senso e di straordinaria umanità che ha lasciato indelebile traccia nel ricordo di tutti i godeghesi.
A chiudere la bella cerimonia è stato chiamato Giorgio Visentin, già vicepresidente sezionale, il quale ha sottolineato l’importanza della presenza ufficiale del 3° Artiglieria da Montagna, nella persona del comandante Plasso, e di tanti commilitoni di Guido che, loro sì; hanno avuto la fortuna di uscire in tempo dalla trappola di cemento, prima che la caserma si accartocciasse su se stessa, ma che non vogliono che quei tragici momenti, con il lento sgranare del tempo, si disperdano nell’oblio o si perdano nell’indifferenza come lacrime nella pioggia. Il vicesindaco, rivolgendosi poi alla sig. Assunta, ha ricordato come la promessa fattale due anni or sono quando andò ad intervistarla, in occasione del 30° anniversario del terremoto, per scrivere un pezzo su Guido per “Fiamme Verdi” sia stata mantenuta. La proposta di ricordarlo con un segno tangibile, subito accolta con entusiasmo sia dal Gruppo alpini che dall'Amministrazione comunale, ora si è concretizzata.“Un cippo e una via non potranno mai lenire il dolore di una mamma davanti a perdita così grave come quella di un figlio,- ha spiegato -non potranno mai colmare il vuoto negli affetti, ma come polvere di stelle o luminescenza di comete questi momenti servono a consolare, a rendere meno fredda la notte del rimpianto e dei sogni infranti da un destino dai disegni imperscrutabili e a volte crudeli. Ma il messaggio che viene veicolato oggi ci dice che finché ci sarà una, anche una sola penna nera “nessuna croce”, come scrive Ungaretti, mancherà mai nei nostri cuori. Ecco perché Guido è uno di noi, uno del nostro Gruppo, un alpino da sempre e per sempre.”
La serata è continuata attorno ai tavoli imbanditi del rinfresco, un bel momento di aggregazione e di amicizia allietato dalle liete suonate della nostra fanfara. Nel frattempo, presso la sede di Bibano, avveniva lo scambio di doni tra il capogruppo di Bibano-Godega, Gava, il comandante del glorioso 3°, col. Plasso, e l’Associazione Vittime militari del terremoto, a suggello di una straordinaria e indimenticabile giornata.

Domenica 24 agosto. A dispetto della giornata precedente, la mattinata è stupenda. “Oggi l’aria è chiara e fine / e i monti son cupi e tersi, / poveri anni persi / in fantasie senza confine. Il cielo è azzurro di profondità / le cose son ferme e recise. / Passò un respiro d’eternità / in queste solitudini derise.” così i versi di Carlo Stuparich, quasi scritti a proposito, a descrivere i nostri animi pronti a cementare nelle memorie i nomi e i volti di tutti gli alpini del Gruppo che in questi anni ci hanno lasciato. Tanti alpini, tante associazioni e tanta gente alla sfilata, lungo il viale imbandierato di Bibano, dietro le note cadenzate della fanfara alpina di Conegliano. Efficiente e puntuale, come sempre, il servizio d’ordine prestato dal nucleo di Protezione Civile comunale e alpino. Il corteo si è arrestato dapprima davanti la sede dove, dopo l’alzabandiera, è stato scoperto una caratteristica roccia con incastonata una targa metallica dedicata “agli Alpini andati avanti” e un cimelio bellico, un mortaio, per portarsi poi nella parrocchiale di San Martino per la santa messa solenne accompagnata dalle corali, congiunte per l’occasione, di Godega e di Bibano. Significative le considerazioni fatte dal parroco, don Vittorino Battistella, alpino anch’egli, durante l’omelia sulla funzione che le penne nere hanno nella realtà odierna. Una presenza che deve essere di esempio per tutti, soprattutto per i giovani, spesso privi di slanci di generosità e di altruismo in una società che indica nell’agnosticismo e nel relativismo fuorvianti modelli di vita e di comportamento. Forte, infine, il richiamo ai legami di amicizia desunto da commoventi aneddoti tratti dalle memorie di Marcello Baggio, artigliere del “Conegliano”, uno degli ultimi testimoni che riuscirono a sopravvivere nella tragica anabasi delle truppe italiane dalle steppe ghiacciate del Don. Nel corso della funzione religiosa, presente la madrina sig. Orsolina Pianca, è stato benedetto il nuovo gagliardetto del Gruppo e, quasi a sancire un ideale passaggio di consegne alle nuove generazioni, il capogruppo ha provveduto a donare alle scuole materne di Godega e di Bibano un fiammante tricolore a suggellare i più sani e radicati sentimenti di Patria, ossia il grande patrimonio di valori gelosamente custodito nello scrigno della “Terra dei Padri” che non deve essere assolutamente sciupato o perduto, mai.
Dopo la messa, la cerimonia si è spostata nella piazza prospiciente la chiesa per rendere onore ai Caduti di tutte le guerre con la deposizione di una corona d’alloro e il suono del Silenzio. Anche qui, come il giorno precedente a Godega, il monumento risplendeva a nuovo decoro dopo il certosino restauro effettuato sempre dagli alpini in collaborazione con il comune.
A seguire, poi, il discorso commemorativo del capogruppo e le orazioni delle tante autorità intervenute. Angelo Gava, dopo i saluti, ha sunteggiato la vita del Gruppo in questi 40 anni di vita soffermandosi sulle date più significative e sulle opere fatte. Ha ricordato i frenetici ed esaltanti giorni della nascita, il 15 settembre 1968, e la figura del primo capogruppo Vittorio Padovan, che rimarrà in carica fino al 1991, a cui succederà Giorgio Visentin fino al 2003 ed infine egli stesso. In questo arco temporale il Gruppo ha portato a termine, tra le tante iniziative, alcune opere prestigiose, quali la nuova sede; il restauro della secentesca chiesetta di Salvatoronda; le gradinate in marmo della chiesa di Godega; il recupero strutturale dell’oratorio di San Bartolomeo con la scoperta e la valorizzazione di un pregevole affresco di inizio Cinquecento (su interessamento dell’allora presidente provinciale Luca Zaia), opera di Francesco da Milano o di Pellegrino da San Daniele; l’inaugurazione del sentiero naturalistico fatto di ponti e passerelle in legno lungo la linea delle risorgive; gli interventi nei cantieri di lavoro di Pinzano dopo il terremoto del 1976, di Rossosch in Russia, nei monasteri delle clarisse di San Quirico ad Assisi e a Gubbio; l’ampliamento e la sistemazione funzionale della sede e infine la messa a nuovo dei due monumenti. “E non dimentichiamo- ha concluso tra consensi ed applausi -il cippo posto davanti alla sede fortemente voluto per ricordare ‘chi è andato avanti’ e che porta in sé un significato preciso, che richiama la forza e la profondità dell’essere alpino, attraverso gli elementi che lo compongono: la roccia, perché non ci sarebbero gli alpini senza la montagna; il sempreverde, che rappresenta la continuità della vita alpina; il mortaio, ora a riposo, servito a difesa del tricolore, unica bandiera riconosciuta dagli alpini.”
Il sindaco Bonet, portando il saluto dell’Amministrazione comunale, ha ringraziato gli alpini per aver rimesso a nuovo, con un lavoro impegnativo, i monumenti di Godega e di Bibano, un progetto che gli stava particolarmente a cuore e che ha seguito personalmente nei vari stadi di avanzamento, un restauro per il quale il Comune ha provveduto all’acquisto dei materiali occorrenti, sottolineando la fattiva collaborazione che ha permesso un notevole risparmio di denaro pubblico, soprattutto nei costi della manodopera. Ha poi rimarcato il capillare ruolo delle penne nere a salvaguardia dei valori di solidarietà e di impegno civile, tipici della nostra gente, permeata dalla secolare pietas contadina. Caratteristiche genetiche che vanno coltivate e custodite nelle molteplici tradizioni popolari e nelle iniziative culturali, come il recente ripristino dei festeggiamenti proprio a San Bartolomeo, intese a valorizzare la ricchezza dell’identità veneta. Il ministro Zaia, che mancando non poteva tradire la sua terra natia, parlando in dialetto come usa fare quando si trova tra la sua gente, ha ribadito come l’impegno solidale più vero e genuino sia una caratteristica peculiare dell’alpino. Un impegno che si concretizza, grazie anche al “silenzioso, straordinario e insostituibile” contributo delle donne degli alpini, in una miriade di interventi volti a salvaguardare il patrimonio artistico, culturale e naturalistico del territorio. Nello specifico ha ricordato il suo personale impegno, quando era ancora presidente della provincia, a sostenere l’opera di pulitura e di fissaggio del prezioso affresco ritrovato nella “ceséta de San Bòrtol”, luogo a lui particolarmente caro in quanto legato agli anni spensierati della sua infanzia.
Il presidente della sezione, Battista Bozzoli, ha chiuso le allocuzioni ufficiali con il suo stile franco e conciso, un messaggio esplicito a tutti i suoi alpini in una consapevole proiezione futura: “Oggi è un giorno di festa- ha detto. -La strada che il Gruppo di Bibano-Godega ha percorso in questi anni è segnata da iniziative ed opere a favore dell’associazione e della comunità. L’aver voluto, con l’amministrazione comunale, dedicare ieri una via all’alpino Da Re è segno che il Gruppo si alimenta di quei valori che sono l’essenza della nostra Associazione. Ed è su questi valori, su questi principi fondanti che vorrei richiamare l’attenzione di tutti gli alpini della Sezione di Conegliano. Facciamo insieme una riflessione: Che ci sta a fare una associazione d’arma, come la nostra, nel 2008? La risposta l’abbiamo dall’articolo 2 del nostro statuto: per tenere vive e tramandare le tradizioni degli alpini, illustrarne le glorie e le gesta; e ancora: per promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale anche ai fini della formazione spirituale delle nuove generazioni.
Il prossimo anno la nostra Associazione compirà 90 anni ma gli scopi sanciti dallo statuto sono più che mai attuali e vengono conseguiti attraverso la vita associativa che ha ben definite le sue regole ed i ruoli democraticamente attribuiti ad ognuno. Se qualcuno pensa che in virtù di essere una associazione di uomini liberi porti ognuno di noi, o ogni Gruppo, a credere di fare ciò che vuole, sbaglia di grosso! Perciò l’invito a tutti è di serrare le fila, insieme oggi fare festa e domani, con mente e cuore liberi, seguire le direttive date dall’Associazione e dai propri Organi competenti.”
A sigillo della straordinaria ”due giorni” del gruppo di Bibano-Godega, che lascerà senza dubbio un indelebile ricordo tra i tanti convenuti, la grande festa si è poi protratta per tutto il pomeriggio con il consueto rancio alpino (oltre cinquecento persone), preparato con cura dall’associazione Sagra di Bibano, e allietato dalla trascinante musica della nostra fanfara che ha chiuso l’esibizione con il consueto (e ormai copiato da tanti) brano della “ricciolona”.
E allora, alzando tutti insieme in segno beneaugurate un bicchiere di vino, non resta che dire: “Bravi, bravi alpini di Bibano-Godega. Sempre su con la penna e…alla prossima!”





Giorgio Visentin