GRUPPO BIBANO GODEGA


Giugno 1971

A Bibano di Godega la festa del Gruppo nell’anniversario della costituzione

Questa tardiva primavera ha animato gli alpini di Bibano, che meritavano per lo sforzo compiuto, per la tenacia dimostrata, per lo spirito alpino profondamente sentito, una giornata  meteorologicamente più adatta e più confacente al loro entusiasmo e al desiderio della popolazione che li ha appoggiati e moralmente assistiti.
Con larghe rappresentanze di associazioni sono intervenute le bandiere delle Sezioni dei combattenti di Godega e di Orsago e il labaro dell’Avis di Bibano. Oltre al vessillo della nostra Sezione, fregiato di quattro medaglie d’oro e scortato da due membri del consiglio direttivo, sono intervenuti i gagliardetti dei Gruppi alpini di Cortina d’Ampezzo, Polse di Pordenone, Cison di Valmarino, Collalto, Susegana, Pieve di Soligo, Orsago, Collalbrigo, S. Maria di Piave, Cordignano, Falzè di Piave, Colle Umberto, Pianzano, San Fior, Parè di Conegliano, Corbanese, Mareno di Piave, Ogliano, S. Maria di Feletto, San Vendemiano, Conegliano-città, e quello del Gruppo organizzatore di Godega-Bibano.
Col sindaco di Godega rag. Franco Sonego erano presenti il consigliere nazionale dell’ANA ten. col. Alberto Piasenti, il generale dei bersaglieri comm. Sante Traversa, il ten. col. Italo Beltramba comandante la Sezione staccata di Artiglieria di Conegliano, e molte altre personalità.
Gli alpini erano un migliaio ed è pure intervenuta la banda musicale di Cappella Maggiore che, malgrado il tempo avverso, con le sue applaudite esecuzioni, ha trattenuto la popolazione fino a tarda sera.
La cerimonia voluta dall’instancabile ed appassionato capogruppo Vittorio Padovan, assistito validamente dai suoi consiglieri ed in modo particolare dal zelante e preciso geom. Tarcisio Peruch, si è svolta impeccabilmente e con puntualità secondo il nostro ormai usuale programma: ammassamento, sfilata accompagnata dalla fanfara, S. Messa.
E’ seguita la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti, corona portata da due bocia alle armi, significativa dimostrazione dei sentimenti che legano gli alpini in congedo con i giovani in servizio.
Dopo l’alzabandiera il geom. Peruch ha ringraziato, anche a nome del capogruppo, le autorità e le rappresentanze intervenute, riassumendo le notevoli attività svolte dagli alpini di Godega e Bibano nei quattro anni trascorsi dalla loro costituzione in gruppo, e tra le quali emerge la realizzazione del monumento ai Caduti eretto nel capoluogo comunale a cura del Comitato a tale scopo costituitosi e presieduto dal col. cav. Bortolo Benedetti.
Altra iniziativa promossa dagli alpini è stata quella della costituzione, avvenuta lo scorso anno, della Sezione di Bibano-Godega dell’AVIS che già conta 180 iscritti di cui 120 donatori. Con l’invito, specialmente rivolto ai giovani, affinché aderiscano numerosi a questa organizzazione altamente umanitaria, il geom. Peruch ha ricordato che «siamo fieri della penna nera che portiamo sul nostro cappello e delle montagne che ci hanno amalgamato e unito fraternamente. Queste belle nostre montagne, ricche di verde e colori smaglianti d’estate, candide e pure d’inverno, ci consentono di stare uniti anche in pianura e ricordarle maestose e sublimi, perché lassù su quelle alte cime ci si sente più umili in questo immenso Creato e nella contemplazione si diventa anche più umani». Il rappresentante del Gruppo ha concluso dicendo che «Nel mondo in cui viviamo, circondati di ipocrisia, opportunismi, falsità, inganni e malavita, noi vorremmo che la nostra famiglia delle fiamme verdi - sui ricordi di quanto passato insieme in fraterna e umana benevolenza - divenisse ancora più grande e facesse pesare nella società le note di bontà e amor patrio che gli alpini con le loro canzoni hanno saputo trasmettere a quanti hanno un cuore aperto alla fratellanza universale ».
Ha poi preso la parola il sindaco rag. Sonego che ha recato il saluto dell’Amministrazione comunale ed espresso il proprio plauso agli organizzatori e in particolare al capogruppo Vittorio Padovan per la dedizione dimostrata per ottenere il migliore risultato anche di questa festa che vede gli alpini tanto cordialmente accolti dalla buona popolazione di Bibano.
Il sindaco ha infine ricordato quanto sia di fruttuoso esempio la dedizione che gli alpini esplicano in ogni attività civile con la fermezza e la generosità apprese durante la naja alpina. Il rag. Sonego ha infatti sottolineato che «i sacrifici fatti con il Cappello Alpino in testa, sia in pace che in guerra, temprano e formano l’uomo a più duri e consapevoli sacrifici, e non saremmo certo qui oggi così numerosi e ovunque c’è una festa alpina, e non avremmo formato quella grande famiglia che è l’ANA se non fossimo convinti di questo».
Il discorso ufficiale è stato tenuto dall’inesauribile e sempre presente consigliere nazionale ten. col. Piasenti che così si è rivolto alle autorità, alla popolazione e agli alpini:
«Il Gruppo di Godega-Bibano festeggia oggi il quarto anniversario della sua costituzione in un clima di meritato entusiasmo e di gioiosa esultanza.
Esso rappresenta un’altra perla nella ormai meravigliosa collana dell’Associazione Alpini, perla che si è inserita per merito dei suoi dirigenti, con vitalità attiva e fattiva propria delle nostre genti, per tenere sempre deste le tradizioni montanare e le gesta di coloro che seppero difendere l’onore della Bandiera e la propria dignità di soldati.
E dobbiamo constatare che se in questi momenti una organizzazione è ancora viva, forte, incrollabile nei suoi ideali, questa - a dispetto di parecchi - è proprio l’Associazione Alpini, poiché l’entusiasmo dei suoi aderenti non venne e non verrà mai meno ai suoi concetti ed ai suoi ideali di lealtà, di rettitudine, di rispetto alle leggi e della convivenza civile
Dove ci sono gli alpini, là c’è la Patria, il Tricolore, la gioia di vivere e di operare, la serenità del dovere faticosamente compiuto. Dove ci sono gli alpini c’è allegria e canto, c’è cameratismo e bontà. Gli animi ed i cuori di questi uomini generosi sono tesi verso quelle pure ed alte mete che sono il nostro patrimonio di civismo, mentre possono apertamente ed a fronte alta denunciare quanto si abusa e si commette in nome della libertà e della democrazia.
Alpini! Voi siete i depositari di questo ideale meraviglioso, di questa passione inesauribile che si chiama Amor di Patria; voi siete i vessilliferi di questo elevato sentimento che mai come oggi ha tanto bisogno di essere tutelato e difeso.
La vostra generosa semplicità alpina, il vostro deferente rispetto ed omaggio per Coloro che vi hanno dato l’esempio dell’onore e dei sacrificio, si tramandi da una generazione all’altra fino alle giovanissime leve, affinché queste custodiscano gelosamente il patrimonio morale lasciato loro in consegna dai «Veci» di tutte le guerre e di tutte le epoche. Di questo patrimonio morale il vostro cappello ne è il simbolo, la vostra penna la fiamma che lo alimenta, poiché il cappello alpino - scriveva Vierci - è più nobile della corona di un re, poiché ciascuno non lo riceve in eredità, ma se lo conquista a prezzo di duri sacrifici, di volontà e di forza, ed è accompagnato da un blasone che sta dentro al petto, ed è fatto di schiettezza, di onestà, di generosità, di sacrificio.
A voi giovani mi rivolgo poi in modo particolare; a voi che avete compiuto con animo rassegnato i
lunghi mesi della naja alpina , ma che ora siete fieri di averla servita con fedeltà ed onore, ricordate che appartenete ad una grande famiglia formata da gente che trae ispirazione dalla compostezza e dalla dignità degli uomini della montagna. Dopo il vostro servizio militare, ritornati alle vostre case, avete potuto dire con orgoglio e con fronte alta, io fui un alpino, ma ora lo sarò sempre perchè alpini si nasce, si vive e si muore.
Guardandomi ora intorno e vedendo i vostri volti sorridenti, soddisfatti, i vostri occhi limpidi e sereni come il cielo infinito che ci sovrasta, sentendo le nostre canzoni cantate con voci cristalline e pure come l’acqua dei nostri torrenti, sento nel cuore la speranza e la certezza del nostro avvenire, perchè ancora una volta son sicuro che nonostante il marasma che domina l’Italia di oggi, finché gli alpini rimarranno ciò che sono stati e che sono, c’è la certezza che qualche cosa si salverà e che i nostri fratelli non sono invano caduti. Allora, è vero, si combatteva per la Bandiera, per l’onore; ora si combatte per una idea che non è un ideale, ma interesse di parte, di potere, di denaro. Ma è proprio in nome di questa Patria, dell’ideale contenuto in questa parola che migliaia di italiani hanno compiuto il loro dovere fino all’estremo sacrificio della vita. E voi giovani avete già iniziata la partecipazione a questo sacrificio con l’olocausto dei vostri commilitoni caduti a Malga Sasso ed a Cima Vallona. Erano giovani come voi e come voi fieri di portare la penna nera.
Di fronte a tutte le nostre innumerevoli manifestazioni, ove portiamo la gioia della nostra esuberanza, qualcuno si chiederà cosa vogliono questi fanatici. Oh! Stiano sicuri, cadreghini o poltrone varie, niente; per riposare a noi bastano i massi che incontriamo sulla mulattiera. Gli alpini non sono fatti per riposare nelle fognature, ma all’aria libera e pura dei loro monti.
Noi non vogliamo rivoluzioni, le lasciamo fare a coloro che vogliono imporre una loro volontà o un loro falso ideale, fregandosene della libertà dei popoli; noi vogliamo la pace, il rispetto reciproco, il devoto omaggio ai nostri Caduti, il rispetto della Bandiera e dei nostri monumenti, e un profondo senso di amore per la Patria. E penso che ciò sia l’unica cosa che si addice a gente civile, onesta, laboriosa, che. ha dato al paese contributo di lavoro e di sangue in tutte le occasioni di guerra e di pace, completando il ciclo della loro grande opera di civismo, costituendo le Sezioni dei donatori di sangue.
Noi vogliamo l’amicizia fraterna, sincera, spontanea, ed è per questo che noi partecipiamo numerosi alle nostre feste, alle nostre cerimonie, alle nostre adunate nazionali, per portare la gioia del nostro cuore puro senza scandali di banane, di tabacchi, di aeroporti, di autostrade, senza intrallazzi edilizi, finanziari od altro, per portare col nostro folclore spontaneo e sincero, l’armonia, il sorriso, il cameratismo fra vecchi e giovani, tra coloro che hanno servito l’Italia in guerra ed i giovani che l’hanno servita in pace, ma soprattutto portiamo il tricolore, portiamo l’amore per la nostra Patria che è la terra nostra, che è il nostro paese, che è il nostro focolare, che sono i nostri Morti. E mai come in questo momento se ne sente il bisogno, perchè questa è un’epoca dove ormai tutto è portato verso lo sfacelo morale di ogni ideale e di ogni sentimento umano e civile.
Noi andremo a Cuneo quest’anno, alla nostra grande, imponente adunata nazionale, a Cuneo terra
che ha dato alpini e nome alla gloriosa Divisione Cuneense immolatasi in terra di Russia, in rispetto di quell’elevato sentimento che si chiama onore. Là ci ritroveremo tutti vecchi e giovani, legati da un solo ideale, da un solo sentimento, fratelli nel segno di una Patria migliore, col nostro vecchio cappello alpino e sotto il simbolo della nostra invidiata, invincibile e incorruttibile PENNA NERA».
Al discorso, molto applaudito, è seguito un rinfresco e poi il rancio sociale consumato con serenità, armonia e allegria.
Fin dalla sera prima ha funzionato il chiosco abbondante di salumi e polenta, con accompagnamento di ottimo vino rosso e bianco. Un plauso particolare va rivolto alla signora Padovan, consorte del capogruppo, che ha voluto portare la sua opera instancabile, da degna vivandiera alpina, presso i bracieri e per dirigere il servizio, ed è rimasta fino a tarda sera al suo posto di... combattimento.