ADUNATE NAZIONALI
AOSTA 2003

AOSTA, 2003



Il portale del Duomo di Aosta

 

medaglia commemorativa

Aosta, ottant'anni dopo. "Ch'a cousta l'on ch'a cousta, viva l'Aousta!" (costi quel che costi) è il grido di incitamento e di vittoria che rieccheggia per la prima volta in Crimea nel 1855, quando la Brigata Aosta contribuì in modo decisivo alla soluzione del conflitto.

La 76° Adunata nazionale ha visto una sfilata lunga oltre 12 ore, con una continua partecipazione del pubblico al lato delle transenne.
Già a metà settimana erano giunte, da tutta Italia, frotte di Alpini e familiari. Il venerdì sera ecco arrivare le Bandiere di Guerra del 4° Reggimento Alpini (reggimento ripristinato da poco per accogliere il Btg paracadutisti "Monte Cervino") e del 1° Reggimento Artiglieria da montagna, decorate di medaglia d'Oro al valor militare. Graditi ospiti: il ministro Carlo Giovanardi e Antonio Martino. Nell'occasione dell'adunata, al nostro Labaro è stata conferita la medaglia d'Oro al merito della Croce Rossa, per l'encomiabile opera svolta nelle attività di assistenza in occasione di pubbliche calamità in Italia ed all'estero.

In una piccola città grandi cuori

Eravamo ad una ventina di chilometri da Aosta e già si vedevano i primi accampamenti e i primi segni del passaggio delle penne nere convenute per la consueta Adunata Nazionale. Noi siamo arrivati in città con i nostri due camper verso le cinque di venerdì mattina e già il sole cominciava ad intiepidire quell’aria pungente di montagna alla quale non eravamo abituati. Pianta della città alla mano abbiamo visitato quei luoghi che a casa avevamo segnato per accamparci! Tempo sprecato, come sempre d’altronde perché, come oramai risaputo, quei segni sulla mappa vengono puntualmente smentiti dalla visione in loco del posto. Poi, per un colpo di fortuna, abbiamo trovato un giardinetto, al di fuori e sotto le mura, vicinissimo alla sezione di Aosta dove nessuno aveva avuto il coraggio di segnare il posto e a due minuti dal centro storico. Come dice il mio amico Bepi si poteva arrivare alle tribune centrali in ginocchio!.

Tutte le Adunate Nazionali hanno come caratteristica peculiare di essere diverse l’una dall’altra o per l’ubicazione, vedi Catania ed Aosta, o per dimensione della città, Aosta e Milano, e ciò ti costringe a fare sempre dei preparativi diversi. Si comincia a parlarne fin dal S. Natale, si fanno congetture e si iniziano dei veri e propri progetti, fatto salvo di rivederli con in mano la piantina della città. Nei mesi successivi il progetto prende sempre più consistenza fino a diventare talmente preciso nei tempi e nelle esecuzioni da far invidia alla logistica messa a punto per l’invasione dell’IRAK. Quando arriva finalmente il momento della partenza, si comincia a contare al ritroso il tempo che manca e spesso, memori del periodo della naja, si ricorda all’amico che la va a due numeri o ad uno solo, ed intanto l’animo si rallegra. L’adunata di Aosta fu vissuta fin da principio con po’ di affanno, a causa della modesta dimensione della città. Tutti sapevamo che era relativamente piccola, circa come Treviso, ma se era riuscita bene quella, non c’era motivo che riuscisse bene questa! Era naturale, altrimenti dov’era finito il nostro spirito di adattamento?. Per non intasare la città e soprattutto per un problema di ordine pubblico, i responsabili della Sezione di Aosta avevano opportunamente preso le dovute precauzioni ed emanato i consigli più idonei, infatti molte manifestazioni si tennero all’esterno dell’area cittadina concentrandosi nei paesi attorno, con spettacoli corali, feste di ricorrenza e di benvenuto che hanno portato sollievo al centro di Aosta. Nonostante ciò, la giornata del venerdì ha richiamato  il consueto fiume di alpini che attratti dalle celebrazioni in programma, l’arrivo della bandiera dell’A.N.A., le commemorazioni di rito e soprattutto dal fascino di entrare in città, ha riempito la via principale di Aosta, in pieno bellissimo centro storico e quelle laterali, con canti, fanfare e cori vari fino a notte fonda, …ed oltre. Il sabato è cominciato, come nelle previsioni, con l’arrivo della marea di alpini, che avrebbe partecipato alla sfilata della domenica, fino a riempire il capoluogo anche negli spazi che casualmente erano rimasti liberi. La città viveva, pulsava di Alpini che trasmettevano alla gente del luogo la loro voglia di vivere e memori che la città era il centro formativo degli ufficiali Alpini, si sentivano sempre più in simbiosi con essa, come a casa. La casa che andarono a proteggere durante l’alluvione di qualche anno prima e che anche allora li aveva accolti come figli. Nonostante i festeggiamenti del sabato sera, la domenica mattina si prepararono alla sfilata perfettamente in ordine. Il luogo dell’ammassamento della Sezione di Conegliano si trovava a poca distanza dal nostro accampamento. Una volta giunto ho incontrato e salutato il Presidente dott. Antonio Daminato, i Vice Presidenti, i Consiglieri della Sezione, la Fanfara al completo, i Capigruppo e gli alfieri che abbracciati ai loro gagliardetti attendevano la partenza e una moltitudine di alpini della mia Sezione. Si parte per la sfilata con la fanfara che comincia a suonare le melodie della montagna portando al passo l’intero squadrone della Sezione di Conegliano che all’apparire sul viale che porta alle tribune delle autorità si presenta come un immensa ondata di alpini, perfettamente allineati, e che si muove alzandosi ed abbassandosi al ritmo della musica come un’onda meravigliosa. Un imponente effetto ottico rimarcato dallo speaker avv. Nicola Stefani durante la presentazione della Sezione alle autorità. La sfilata di tutte le Sezioni terminerà alle 20.30 di sera. Una incredibile partecipazione che avrà sicuramente soddisfatto gli organizzatori. E i commercianti. Al ritorno, l’unica strada che attraversa Aosta era talmente intasata di autoveicoli che ci ha costretti ad una deviazione costringendoci a cenare in un agriturismo di un paese limitrofo. Anche qui era tangibile il passaggio degli Alpini. Il viaggio di rientro, sotto una pioggerellina rinfrescante, ha portato con sé l’amarezza del ritorno. Il perché l’alpino non lo sa ma è così. Non che gli affetti famigliari vengano in secondo piano, ma per chi si sente parte del corpo degli alpini, l’adunata nazionale ha un significato particolare: nella cura della preparazione, nel rispetto del luogo che ci ospita, nell’entusiasmo della festa, e tutti fanno progetti per l’adunata successiva sicuri di esserci con lo stesso indomito spirito, un richiamo quasi  naturale, proprio così, consapevoli che il nostro spirito è lì, al prossimo raduno.

Ettore Bernardi


Gli speakers dell'adunata (in primo piano il nostro Nicola Stefani)




Il Vessillo portato da Marsilio Rusalen e scortato dal presidente Antonio Daminato


I nostri sindaci e consiglieri sezionali


I trenta gagliardetti


La nostra fanfara



Le numerose penne nere coneglianesi




Anche questa è la Val d'Aosta (da L'alpino)