ADUNATE NAZIONALI
TORINO 1977

TORINO, 1977

Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti
appunta sul labaro dell'Associazione Nazionale
Alpini la Medaglia d'oro per merito civile
conferita all'Ana per l'opera svolta in Friuli
dopo il terremoto del maggio 1976.

medaglia commemorativa





Il vessillo della Sezione con il presidente prof. Vallomy, seguito
dai componenti del Consiglio direttivo e dai soci decorati e
dai Cavalieri di Vittorio Veneto.


Parte dei cosici intervenuti alla sfilata

Ripetuta prova di Maturità e correttezza alla

50° Adunata Nazionale a Torino


Giugno 1977

Torino, culla del Risorgimento italiano e grande città industriale universalmente celebre e che per la sua posizione geografica domina gli accessi ai più agevoli valichi alpini, città alpina per tradizione, ci ha accolti con particolare attenzione ed ammirazione.
Indubbiamente quello che ci ha maggiormente colpiti, data la particolare atmosfera, sono stati i lunghi e larghi viali in mezzo ad immensi palazzi monumenti e chiese, attraverso i quali si è svolta l’inesauribile sfilata e dove una affascinata
folla assisteva entusiasta, acclamando ininterrottamente le penne nere.
Scriveva il Presidente nazionale Bertagnolli ne «L’Alpino» del marzo scorso: E’ nostro dovere far corrispondere all’atteggiamento delta città un comportamento sobrio, serio, rispettoso dei diritti altrui, ma anche attento custode del rispetto cui abbiamo diritto.
E’ stato il nostro un comportamento dignitoso, conforme ai diritti e doveri di ogni cittadino democratico, ben diverso da quelle forze che vorrebbero il caos ed il sovvertimento dell’ordine pubblico.
Ancora una volta le penne nere convenute all’Adunata Nazionale hanno dimostrato maturità e compostezza, testimoniando la fedeltà alla Patria ed alle istituzioni democratiche.
Già il venerdì Torino accoglieva i primi alpini; mentre il sabato tutta la città era inondata di penne nere convenute da tutte le parti d’Italia ed anche dall’estero.
Durante la giornata e specialmente la sera, si udivano le note delle bande musicali e l’eco di numerosi cori più o meno organizzati.
Era uno spettacolo straordinario, meraviglioso a vedersi; la popolazione torinese si confondeva sorridente ed ospitale tra noi alpini, dimentica per tre notti della paura che solitamente la coglie al primo imbrunire.
Al centro storico ed al Valentino avvenivano i primi incontri tra vecchi commilitoni: strette di mano ed abbracci, gran pacche sulle spalle; ma il suo vero significato è avvenuto nella mattinata di domenica con l’inaugurazione del Monumento all’Artigliere. la consegua al Labaro dea nostra Associazione, da parte del Presidente del consiglio Andreotti. di una medaglia d’oro al merito civile, per l’opera svolta dagli alpini in Friuli.
La sfilata, ininterrotta per cinque ore, ha letteralmente inchiodato in piedi sulla tribuna eretta in piazza S. Carlo oltre al Presidente del Consiglio, il Ministro della Difesa Lattanzio, i capi di Stato Maggiore Viglione e Cucino, il comandante di tutti gli alpini in armi Gen. Bruno Gallarotti e tante altre autorità, oltre al presidente Bertagnolli. C’era pure una rappresentanza di Amici degli alpini, volontari con noi, ai cantieri del Friuli; per le Sezioni di Conegliano, Treviso e Vittorio Veneto è stato designato il nostro operosissimo ed infaticabile ing. Luigi Pollastri che veramente rappresenta il simbolo di laboriosità, generosità, spirito di sacrificio e dedizione al dovere. Quanti eravamo? Penso oltre duecentomila: una sfilata memorabile!
L’hanno aperta la fanfara della «Taurinense» ed un reparto armato della stessa brigata alpina; seguiva un folto numero di generali e colonnelli delle truppe alpine in servizio, il Gonfalone della Città di Torino ed il Labaro dell’ANA, i soci fondatori ed i decorati di medaglia d’oro.
La sfilata delle Sezioni era aperta da quelle del Friuli con uno striscione su cui era scritto: «1976 il nostro impegno è stato il Friuli - 1977 il nostro impegno rimane il Friuli», in altro si leggeva: «11 cantieri di lavoro, 14 mila partecipanti, 3300 case ristrutturate, 200 nuove costruzioni ».
Seguivano le penne nere della Carnia, Pordenone, Cividale, Palmanova, Gemona e di Udine.
Dalla sfilata all’improvviso s’è staccato un giovane, che avvicinatosi al palco, ha lanciato un cappello alpino al sottosegretario Zamberletti che, commosso, se l’è messo in testa.
Contemporaneamente centinaia di migliaia di torinesi (impossibile calcolare il loro numero), hanno instancabilmente applaudito ed inneggiato alle penne nere, sia sulle alte quattro tribune erette in piazza S. Carlo, sia da dietro le transenne che hanno delimitato l’itinerario percorso da una massa imponente di «veci» e di «bocia ».
Poi è stata la volta delle Sezioni del Veneto: Padova, Rovigo, Vicenza, Verona, Venezia, Valdobbiadene, Valdagno, Treviso, Marostica, Feltre ed infine la nostra Conegliano.
Precedeva il vessillo con il presidente Vallomy, seguito dai due vicepresidenti Basso e Chies, i decorati e i soci cavalieri di Vittorio Veneto, il consiglio, i gagliardetti di 20 gruppi (sui 27 in forza), il Coro Castel con lo striscione: «Conegliano, culla del 7°», la banda che infaticabilmente ha eseguito con bravura le marce, lo striscione del «3° Artiglieria Montagna» e tutti i soci. I nostri «veci» e «bocia», per la verità intervenuti assai numerosi - oltre 450 senza contare quelli al di là delle transenne che si godevano la sfilata - sono rimasti esaltati per il calore umano e per l’entusiasmo manifestato dalla popolazione torinese.
Seguivano le altre Sezioni venete: del Cadore, Belluno, Bassano, Asiago, Vittorio Veneto.
Il Veneto, assieme al Friuli, è terra di reclutamento alpino per eccellenza; e chi più degli alpini veneti poteva dimostrare tanto slancio verso i vicini «fradis» così duramente colpiti dalla sciagura? Sono accorsi a centinaia subito dopo il disastro e ieri anche per questo sono stati a lungo applauditi. Si rinnovano in noi alpini quelle sensazioni di orgoglio d’appartenere ad una Associazione così nobile e sensibile alla solidarietà umana, da costituire in noi uno sprone a dare e fare sempre di più.
- E’ semplicemente gente straordinaria - ha detto Andreotti, e Lattanzio ha soggiunto: In un momento che per alcuni è di sfiducia e perfino di paura, gli alpini oggi hanno saputo dare coraggio a tutta la comunità nazionale; hanno dato coraggio - ha spiegato - perchè tutti sanno che la loro forza è l’amore: l’amore per la vita, l’amore per la natura, l’amore per la libertà e quindi per l’ordine che è, innanzitutto, amore e rispetto per gli altri. La città di Torino - ha proseguito il ministro - per merito loro ha riscoperto il cuore vero degli italiani, quel cuore che li ha resi noti nel mondo per il loro civismo, fondato sui valori dell’uomo e sugli ideali della pacifica convivenza. Come ministro della difesa sono lieto che questa immagine vera del nostro paese l’abbiano saputa restituire quanti, nelle forze armate e in pace ed in guerra, hanno temprato il loro carattere e forgiato la propria personalità.
Il 1976 ha segnato per le penne nere un’era indimenticabile di solidale affettuosa e fraterna collaborazione con la gente del Friuli, e noi ringraziamo tutti coloro che in occasione della 50° Adunata di Torino ci hanno capiti e ci hanno espresso simpatia, perchè noi continueremo nella nostra opera di ricostruzione come era scritto sull’ultimo striscione: IL FRIULI RISORGERA’, PERCHE’ COSI’ VOGLIONO GLI ITALIANI E COSI’ VOGLIONO GLI ALPINI.